Il vestito bianco
Ultimo punto e ha finito.
L’ago buca la stoffa ancora una volta, l’attraversa da parte a parte, minuscolo pugnale che stupra le fibre…spezza il filo con i denti stendendo il tessuto sul pavimento: strappo cucito, invisibile alla vista ma portentoso al tatto, indecifrabile braille su quel mantello di ricordi. Margherita indossa sempre lo stesso vestito, da ventiquattro anni.
Lo cuce e ricuce, ne modifica il taglio a seconda della moda, aggiunge e toglie, l’avvolge di trina, merletti e organza, ci disegna pesci e fiori; una settimana è glicine, quella dopo blu intenso. Le donne al mercato invidiano i suoi vestiti, immaginando un canterano ricolmo d’abiti, di ogni foggia e colore, per tutte le stagioni. E lei inorgoglisce nel suo corpo esile, sicura nel passo, altera d’occhi e portamento. Ma è tutto un gioco. Passa le notti a cambiare la forma mantenendo intatta la sostanza; s’addormenta spesso su tappeti di tulle e cotone, come una bambola.
L’ingegno moltiplica, come il pregiudizio.
Tutti si chiedono dove prende il denaro per permettersi quel lusso, dopotutto è una bracciante stagionale, come tutte le ragazze del paese. Non ha marito, né padre…solo una vecchia zia malata che per certo non ha nessuna rendita. Forse fa la puttana o ruba dai vicini; c’è chi pensa sia una strega ed evita il suo sguardo. Del resto compra tanta stoffa e da mangiare patate e cipolle, a volte una fetta di prosciutto per la zia; coltiva un piccolo orto e qualcosa guadagna. Non ha mai chiesto niente a nessuno e nessuno le ha mai chiesto niente. Margherita era il suo vestito in metamorfosi, solo questo. Eppure suscitava una strana inquietudine tra gli abitanti del villaggio e quando la grandine distrusse i raccolti tutti la ritennero responsabile, avesse lo scettro dei cieli. Superstizione e invidia l’avvolsero in un limbo e perfino i fruttivendoli le rifiutarono gli acquisti. La vecchia zia morì d’inverno e Margherita spese tutti i soldi che aveva per il funerale.
Non le restava più niente se non il suo vestito.
Quando un gruppo di compaesani, non vedendola passeggiare per le strade, andò a bussare alla sua porta non ebbe risposta. Qualche tempo dopo il sindaco ordinò di aprire la casa: le mani frenetiche degli uomini frugarono in ogni angolo.
Vuote tutte le stanze, la dispensa e l’armadio.
Trovarono solo un vestito bianco appeso al soffitto, il più bello che avessero mai visto.
© Delia Cardinale