ll testamento del Clown
Le 4 e 48 di Sarah Kane e un foglio bianco: ennesimo testamento del clown che finirà accartocciato sullo scrittoio.
“Il mio sorriso rosso resta anche se l’anima arde e freme: foglia d’autunno tra gli spasmi del focolare. Il volto dipinto di gioia e tutta la rabbia in apnea, tra le pieghe asmatiche del colletto. E nessuno saprà mai chi sono, oltre la maschera di cera, perchè amo, perchè odio…vivessi tra le luci circensi e non fossi anche altro e altro ancora… tutto come un gioco e il sangue scorre in sordina sotto il vestito largo di satin e acrilici: mia crisalide e prigionia. Si scioglie poi il trucco, nel guscio sporco della roulotte e smetto di esistere. E piango per i cavalli drogati del mio padrone e per la lascivia di Dulcinea. M’avesse ascoltato, prima del gin. Cercavo, tra la folla feroce, la Maga di Cortazar, una qualche profana Beatrice a cui leggere Shakespeare e Hugo. Ma io sono il clown e l’amore non m’è concesso. Riderebbe di me la donna come il vecchio e il bambino. Burattino di me stesso succhio la bellezza da ogni dove, a piccoli sorsi: non ho mai potuto afferrarla. E non avrei fiori per lei, nè i soldi per portarla alle fiere. Solo la barzelletta che sono e milioni di poesie. Al mare potrei portarla in spalla e le cucirei io stesso i vestiti. Non ci saranno mai cibi pregiati nella mia dispensa o chateaux marcaux e barbera. Eppure m’era sembrato di aver visto una donna diversa da tutte le altre, tra la gente. E l’ho guardata a lungo sperando volesse conoscere la mia natura: non le avrei chiesto di sposarmi, solo di spogliarmi dal pesante abito che indosso. Anche lei mi ha voltato le spalle, presa forse dai frack, da ricchezze che non possiedo o nature meno contorte e più affini.
E resto col mio vino scadente in una piccola scatola, nell’immensa compressione che precede lo scoppio.
Una doppia anima da gestire e lei che se ne va…
Non è una sorpresa: io sono il clown e l’amore non m’è concesso.”
Coperte le lacrime col cerone e dipinto il sorriso grottesco sul labbro contratto, il clown entra nell’arena. Fragorose risate inondano il tendone, anche se lui non ha ancora cominciato il suo numero.
Per un istante si piega sul suo dolore come un fiore morente, poi cominciano i lazzi…
Lo spettacolo deve continuare…
Delia Cardinale