Euridice: Delirium
In ginocchio sullo Stige, tra anime convesse e ree.
Questo strazio perpetuo e le dita gelide di Nostra Signora Morte Corporale: abbraccio d’amore ingiusto. Caronte conta gli oboli, sulle vertebre dei dannati e io vorrei addormentarmi ancora.
Persefone unica luce, per tre stagioni: mi ha insegnato a cucire sul ventre austero della notte il profilo argenteo di tutti i figli che non avrò . Ha ragione lei, tra tulipani neri sottobraccio agli spettri: solo la fantasia non delude. Onorati gli dei non m’ hanno salvata: su Plutone il ghiaccio non si scioglie.
Mia buia Persefone che m’abbandona per gioie terrestri che non so comprendere, lontane come gli equilibri della carne. Ora che sono spirito. Un fare l’amore col sole meridiano, per te, che sai dove tornare. Dea maledetta che ride a metà.
E questa lira d’Orfeo che mi stupra l’anima, anche lei anni luce lontana. Come l’America e il tè cinese. Mistero fossile che l’antico cuore cercava nel mirto. Mio cavaliere errante che asservirà la ferocia di Cerbero, lo stesso mio Dio e padrone. Dopo mille lacrime mi lascerai nell’Ade, eterno gineceo d’oltranza sporca.
E senza voce vorrei dirti di non voltarti.
Ma i tuoi occhi cercheranno un’immagine perduta.
Velenosa acqua infernale. Mi vedrai decomporre ectoplasmi e ridere di Sisifo.
A me l’Inferno coatto e i lamenti.
Sfuggita al massacro uterino per una vipera. Pregando per non aver conosciuto l’Amore: il più bel canto. Mi specchiavo negli occhi d’Orfeo: campi elisi tra le unghia dell’umano. Umiliata la tracotanza dell’appagamento: non è dei mortali questa luce.
Persefone, mia amica e puttana, solo tu comprendi questa pelle offesa.
Canta l’amato sul ciglio dell’Averno. Con lui bestie e sorgenti: il mondo intero. Mi cerca, lo sento. Vorrei raccontargli della pazienza, io che l’ho atteso a lungo e invano. Ma ha orecchi solo per se stesso.
Lei, diabolica regina del mio Universo a rovescio, tace.
Aspetta, con tutta Notre-dame, le mie cosce vuote nel suo talamo.
Ormai le appartengo, come il fumo allo stoppino spento.
“Orfeo…non ti voltare…”
Delia Cardinale