L’odore della carta da scrivere o la luce del monitor di notte
Cara Carta,
caro specchio mio,
ci ritroviamo come ai vecchi tempi.
Difficile ancora una volta,
raccontarti le cicatrici e i tagli,
la polvere e il borotalco.
Spugna ero e spugna sono. Assorbo tutto, e i miei occhi sono fatti d’acqua.
Quando non riesco a raccontarmi liberamente, divento un incendio, soffoco. Come adesso.
In te vedo la salvezza e la compagnia.
Cara carta, caro spazio, caro respiro, cara amica.
Non ti offendere se qualche volta scrivo al pc, la carta è un luogo ideale. Scrivere, leggere e parlare sono azioni che ruotano attorno alle parole e alle lettere e non importa tanto il mezzo quanto l’immediatezza, l’urgenza, l’incastro, la voglia di dire. Di essere.
Essere compresi? Sarebbe bello. A volte ci sono frammenti, barlumi d’intesa, poi tutto svanisce nell’incompiuto, nel laghetto interno nostro, dove si espandono in onde le nostre emozioni.
Insomma cara carta, o anche monitor, o penna, o idea,
care PAROLE,
aiutatemi a vivere ancora.
La vera alleanza è nelle parole quando diventano cristalline, ci aiutano a stare meglio, respirare meglio, a trasformarci meglio.
Per essere.
testo e foto Annalisa Falcicchio