Vuoi organizzare un party con i tuoi amici!?
Acquista i prodotti Campari sul nuovo e-commerce BarCampari.it
Ti aspettiamo!


La strada si riavvolge come se fosse un nastro sotto gli pneumatici lisci. La guarda. I capelli arruffati da una messa in piega casalinga fatta in fretta. Gli occhi gonfi, stanchi, sempre fissi sulla vecchia statale piena di buche e dall’asfalto secco, una pelle di serpente abbandonata, costeggiata dalla malerba, unica fauna sopravvissuta all’afa. Non la vuole nemmeno Dio. Una carcassa sventrata e piena di insetti, la superano di qualche metro e poi si fermano.

“Metti l’acqua nel serbatoio, sta dietro al cofano”

“Dico, non puoi farlo tu? Io ho la pressione bassa, sai che soffro di svenimenti continui. E’ per questo che devo mangiare”

“Tu mangi perché sei un pozzo senza fondo e poi mi dici perché ti sei messa quella cosa a fiori che ti fa sembrare grossa quanto tutto il Parco dell’alta Murgia?”

“Io sono tutto il Parco dell’alta Murgia, sono negli alberi, nei fiori, nelle masserie, nei lupi, nelle pecore, nelle stradine nascoste”

“Soprattutto nelle pecore”

“Dico che sono figlia della terra nella quale sono nata”

“Tu stai qui, insieme a me, sei figlia a mia madre proprio come me e ancora non ho capito come ti viene di dire certe cose. Per mo, ti dico di andare a prendere l’acqua e di metterla nel serbatoio”

Senza replicare, apre la portiera cigolante e arrugginita della Ritmo.

“Uh guarda, le pecore!”

“E’ lì che andrai se non ti muovi a fare quello che ti dico”

La voce da baritono si perde nel vento caldo. Pensa che la sorella sia uno scherzo della natura. L’ha sempre vista come un uomo intrappolato nel corpo di una donna, che rivendica la propria identità iniettando quantità eccessive di testosterone in quella membrana adiposa, tanto da provocarle una folta peluria nella zona del mento. Una volta, ha avuto persino un fidanzato, fatto che Caterina si spiegava soltanto grazie ad un famoso detto meridionale: “Donna baffuta sempre piaciuta”. Il fidanzato di Lucia era metalmeccanico alla Fiat di Melfi, un quarantenne sdentato e sposato. Quando li hanno scoperti, appartati in un campo vicino allo stabilimento, i suoi l’hanno spedita a Bolzano dagli zii.  E’ tornata dopo quattro mesi con un accento strano, le parole mutilate delle finali si rincorrevano senza un senso, straparlava di monasteri e montagne fino a quando non ha dimenticato tutto.

Il pezzo di lamiera è rovente, lo sente scottare sotto i polpastrelli, le viene in mente un film, nel quale alcuni disertori si bruciavano la pelle per cancellare le impronte digitali.  Poi si guarda intorno, qualcuno la scruta. Maledicendo la sorella tenta di aprire il cofano, cercando maldestramente di abbassare il rettangolo di stoffa sintetica che a stento copre le cosce grasse e piene di cellulite. Malgrado il suo aspetto ottiene un discreto successo tra i clienti della stazione di servizio nella quale lavora, per lo più agricoltori e camionisti di passaggio. Ma a lei piace la lettura, è un tipo esigente, le piacciono gli eroi romantici e muscolosi descritti negli Harmony. Intanto la figura diventa piano piano più nitida, ben fatta, le sorride cordialmente mentre con la mano cerca di combattere contro la prepotenza dei raggi che vorrebbero rubargli la vista. Ha un bell’aspetto, almeno così le sembra, la pelle scura e glabra si intravede sotto la camicia sbottonata e scolorita come i pantaloni.

“Signorina volete una mano?”, la guarda dritto negli occhi troppo truccati di azzurro.

“No no, grazie”, dall’interno di quel ferro vecchio dalla tappezzeria scollata, la voce della sorella risuona squillante e ferma. Lui solleva le mani in segno di resa, le fa un cenno col capo e va via.

“Voleva solo aiutarci, sei una scema!”

“Rimettiti in macchina, con l’acqua me la vedo io”.

La copertina: Mio fratello è figlio unico, Rino Gaetano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*