Uti Sunt, Uti Apparent
UTI SUNT, UTI APPARENT
Scriveva d’amore, morte e caffè. Non d’ altro eppure c’era tutto. Il Gange dei pensieri scisso in mille affluenti, diramazioni arteriose lungo il crinale dei giorni.
Ed era un pazzo. Ed era un genio. Uomo e donna, vecchio e bambino.
Oltre età e identità.
Con un occhio alla storia, interiore ed esteriore, e l’altro alle viscere della specie.
Troppi libri divorati nell’insonnia,
dal primo vero espresso.
E un sentire parabolico,
profondo inghiottioio nel cono di un grammofono muto. Non c’è musica, nè dischi.
Dall’emozione aerea all’epiglottite meccanica,
fino al catrame di vinile.
Nel ventre gli anni 30 di un jukebox.
Disegnava anche, col caffè amore e morte,
con l’amore morte e caffè.
Uno stregone chino sul caderone che ribolle,
dove tutto si conforma, sforma e difforma.
Caleidoscopio alchemico di nozioni matematiche e rune antiche.
Il suo un elisir di sopravvivenza, per riempire le rughe dei perchè.
Ed era solo.
E scriveva raschiando il fondo delle cose,
di donne amate e perdute, America e Medio Oriente, bovarismo feticista e porte chiuse, di noto e ignoto…Scriveva di sè in un’alterità prossima alla sua natura lunare, di vodka e paroxetina, guerre ingiuste e sesso occasionale.
A ritroso
più che dal semplice al complesso,
sciogliendo i nodi nella china per farne simboli grafici.
Scriveva d’amore morte e caffè, per cogliere un fiore oscuro visto in sogno.
***
” Amore, morte e caffè: questo fiore amaranto. Tre elementi: il tre nel sette sta due volte col resto di uno. Quell’uno è Dio. Il sei è il tre raddoppiato. Perchè ogni elemento esiste per il suo opposto: Odio, vita e camomilla.
Sette petali come gli emirati arabi e le vertebre cervicali. Sette le virtù teologali e cardinali, sette i peccati capitali. Sette i bracci del menorah, sette gli attributi di Allah. Sette gli dei di buddismo e shintoismo, le piaghe d’Egitto e i sigilli dell’Apocalisse. Sette i chakra. i veli di Salomè, le note musicali e gli elementi del primo gruppo della tavola periodica. Sette le classi di simmetria, le arti liberali e i sistemi cristallini. Le grandezze fisiche e i colori dell’arcobaleno, sette le vocali i bit e i nani. Sette i giorni della settimana e le meraviglie.
Ci fosse un numero a misura di tutte le cose sarebbe il sette. Tolto l’occulto inconoscibile, tutta la verità è nel 3 e nel suo doppio e contrario.
Non esiste, al di là di tutto,
bene o male:
tre soli elementi e un rovescio speculare
Amore, morte e caffè….”
Delia Cardinale