La sera del 27 luglio 1890 dopo essere uscito per dipingere i suoi quadri come al solito nelle campagne che circondano Auvers-sur-Oise, Vincent Van Gogh rientrò sofferente nella locanda dove alloggiava e si rifugiò subito nella sua camera!
il proprietario, non vedendolo a ora di pranzo, salì in camera sua, trovandolo disteso e sanguinante sul letto, quella sera si era sparato un colpo di rivoltella al petto in un campo vicino!
«Volevo uccidermi, ma ho fatto cilecca» furono le sue parole, morì nella notte verso l’1:30 del 29 luglio.
In tasca gli trovarono una lettera non spedita a suo fratello Théo, dove aveva scritto, tra l’altro: «Vorrei scriverti molte cose ma ne sento l’inutilità… per il mio lavoro io rischio la vita e ho compromesso a metà la mia ragione».
Essendo un suicida, il parroco di Auvers si rifiutò di benedirne la salma, e il carro funebre fu fornito da un municipio vicino. La vicina cittadina di Méry, comunque, acconsentì alla sepoltura e il funerale si tenne il 30 luglio.
Van Gogh venne sepolto adagiato in una bara, rivestita da un drappo bianco e ricoperta da mazzi di fiori, dai girasoli che amava tanto, dalle dalie e da altri fiori gialli!

Brano del 1971 di  Don Mclean conosciuta anche come Starry Starry Night, parole dell’introduzione, chiaro riferimento al dipinto Notte stellata di Vincent van Gogh. La canzone dimostra una profonda ammirazione non solo ai lavori del pittore, con vari riferimenti nel testo, ma anche all’artista stesso in quanto uomo.

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