6 RAGAZZI INTORNO AD UN TAVOLO
6 RAGAZZI INTORNO AD UN TAVOLO
– RACCONTO BREVE –
Sei ragazzi si ritrovano intorno ad un tavolo; è la fase calante di una festa in giardino, molti sono già andati via e loro, rientrati in casa alla rinfusa per proteggersi dalle prime gocce di una pioggia che sembra imminente, ciondolano in quel grande soggiorno con vetrata sul giardino.
Un lungo tavolo di legno e 6 sedie, uno alla volta, con qualche imbarazzo, si siedono. Quel lieve imbarazzo è dovuto al fatto che in quella grande festa di inizio estate, con tanti invitati, amici di varie fasi della vita di Rebecca, figlia dei proprietari di quella magnifica casa, come spesso accade ci fosse gente che prima d’allora non s’era mai incontrata, e il caso ha voluto che quei 6 ragazzi ultimi rimasti non si conoscessero, proprio nessuno! Neanche una coppia d’amici!! …6 sconosciuti.
Rebecca, unica loro amica comune, non è con loro adesso, è andata a cambiarsi e darsi una sciacquata perché lei sì che se l’è beccata la pioggia.
Dunque il silenzio in quel soggiorno non fa che amplificare quel normale imbarazzo di ragazzi mediamente socievoli, fino a quando il primo non si lancia dicendo:
1 – «Eppuve le pvevisioni meteo dicevano tutt’altvo…»
Già sulla prima parola gli occhi del secondo si sono piombati su di lui con un misto di sorpresa e complicità, e quasi annuendo il secondo aggiunge:
2 – «Sì anch’io avevo dato uno sguavdo alle pvevisioni ievi… non ci pvendono mai!»
Il primo allora ricambia quello sguardo di fuggente complicità o forse una specie di accettazione… non saprei definirlo.
Il terzo che ha ascoltato ed assistito con strano distacco si gira sulla sedia per prendere una bibita che è poggiata proprio alle sue spalle, prende anche i bicchieri impilati di fianco alla bottiglia e mette tutto sul tavolo, se ne versa un bicchiere colmo e poi chiede:
3 – «Qualcuno vuole un po’ d’avanciata?»
Il quarto alza il braccio e il dito, come si fa a scuola, per prenotare un bicchiere anche per se, ma stampato sul volto ha un enorme sorriso a labbra chiuse, testa china, quasi a voler soffocare una risata fuori luogo. Lui è un simpaticone, uno che non si sa trattenere, dunque ottenuta l’aranciata, con gli occhi sorridenti dice guardando un po’ nel vuoto:
4 – «Che cazzo pevò…!» (E scoppia a ridere).
1 – «Ci pvendi in givo?»
4 – «Cvedimi, non pvendo in givo nessuno io…» (scuotendo la testa e cercando di smorzare l’allegria)
L’atmosfera sta cambiando, timidi sorrisi adesso sbocciano sui volti dei primi quattro che sembrano legati dal filo che quell’ironica situazione sta tessendo. Quella specie di legame si è fatto quasi più evidente quando all’unisono rivolgono lo sguardo sul quinto che invece s’è fatto serissimo, quasi stizzito, e sentendosi tirato in ballo da quegli sguardi che lui stesso ha attirato con la sua rigidità, dice:
5 – «Vagazzi che sta succedendo??»
I quattro scoppiano immediatamente a ridere, risata che contagia anche il quinto che finalmente si scioglie, non c’è motivo di pensare alcunché di male in fondo.
Una risata distensiva anche se breve, perché adesso tutti e 5 stanno pensando la stessa cosa, e di fatti tutti rivolgono lo sguardo verso il sesto, probabilmente il più timido, seduto su di uno dei lati corti di quel lungo tavolo, gomito poggiato e testa poggiata a sua volta sulla mano stretta a pugno; era rimasto ad osservare con una strana espressione assente, ma ora è oggetto di eccessiva attenzione e questo gli fa sgranare gli occhi e drizzare la schiena, fino a quando, forse stupito, dice:
6 – «Cosa? …cosa c’è??»
4 – «Allovaa?» (con sorriso ebete)
6 – «Non capisco… io non so che di…»
Rebecca – «Ragazziii!!!»
Rebecca, vestita con un abito leggero ed un asciugamano issato in testa a raccogliere tutti i capelli, piomba nel soggiorno interrompendo bruscamente quella frase che tutti credevano rivelatrice.
Rebecca – «Come va? Voi vi conoscete, giusto? …o forse no? …vabbè vi sarete conosciuti nel frattempo, vero? …comunque questa pioggia non ci voleva, c’era ancora il dessert da gustare ed io dovevo ancora fare il mio super tuffo in piscina e bla bla bla …»
Mentre il suo parlare veloce e a ruota libera continua, i ragazzi vogliono riprendere il discorso lì dove s’è interrotto e uno alla volta se pur con il solo sguardo cercano di coinvolgere il sesto nella discussione, che invece sentendosi di nuovo al centro dell’attenzione a questo punto si alza, picchietta le mani una volta sul tavolo, come quasi una pacca di commiato a tutti e dice:
6 – «Bene, io a questo punto vi saluto, è stata una bella festa ma adesso vado»
4 – «D’accovdo, ma mi è sfuggito il tuo nome…»
6 – «F…»
Rebecca – «Fabrizio!! …giusto?»
Rebecca lo interrompe di nuovo, perché voleva essere sicura di ricordare il nome di quel suo vecchio amico che forse non frequentava da un po’.
6 – «Sì, giusto»
Fabrizio si dirige verso la porta, e in un ultimo disperato tentativo di trattenerlo e soprattutto farlo parlare, il primo dice:
1 – «Ma non sai i nostvi nomi! Io mi chiamo Venato»
E con un cenno della testa invita gli altri a dire il proprio nome.
2 – «Cavlo»
3 – «Andvea»
4 – «ahahahah ma davvevo?? …io Avtuvo»
5 – «Fvancesco» (anche lui ridendo)
E finalmente accennando un sorriso Fabrizio aggiunge:
6 – «Bene, adesso conosco tutti i nomi, e voi il mio, addio»
Venato – «Te li vicovdi?» (additando Fabrizio con malizia)
Fabrizio – «Ovvio, li ho appena ascoltati»
Fabrizio era già nel viale del giardino quando subì l’ultimo “agguato”
Arturo – «Allova io chi sono..??»
Fabrizio – «Il simpaticone!»
Risero, e anche Fabrizio, allontanandosi.
Marco Meus Acquaviva
Agosto 2015
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