L’ignoto nel tempo e nell’umano
È una legge universale: quando non si conosce qualcosa, l’entità sconosciuta appare più distante di quanto realmente non sia.
Un minuto non è altro che un minuto, dicono. Un’ora uguale ad ogni altra ora, per forma, estensione e durata. Cambia il contenuto, non il contenitore: il modo in cui riempi il tempo, non il tempo stesso.
Dicono.
E se non fosse così?
Fatevi accompagnare verso una meta ignota da qualcuno che conosce la strada: l’andata sembrerà più lunga del ritorno.
È una legge universale: quando non si conosce qualcosa, l’entità sconosciuta appare più distante di quanto realmente non sia.
È una questione di percezioni, uno dei mille tranelli della mente quando rifiuta l’esistenza di un vuoto che non sa colmare.
C’è da riflettere.
C’è da pensare a quante volte nel quotidiano imbavagliamo inconsciamente l’ignoto in modo che non urli, non fiati. Il sentire relativizza il tempo come un magnete che attrae l’accettabile, il noto, l’esperito.
Ciò che non conosciamo si scontra con innate resistenze che a volte decadono, altre restano immutate, altre ancora s’inspessiscono.
Provate a colorare con queste constatazioni lo spettro delle relazioni: l’avete capito come si creano gli abissi?
La mutua incomprensione tra le persone è legge, la voglia di scavalcarla è possibilità. Troppo spesso non sono compresa e non comprendo. Troppo spesso manca la voglia di andare oltre, considerando più facile dedurre senza incuriosirsi o indagare.
Accade così che una mattina ti svegli diverso, ogni cosa ti scorre addosso con indicibile lentezza…e speri che il mondo se ne accorga e non se ne accorga con la stessa paradossale disperazione…
Delia Cardinale