Uno di fronte all’altra, al bar del porto. Lui le dà un pizzicotto sulla guancia. Ridono. Discutono occhieggiandosi. Gesticolano. Lui si avvicina con la sedia e lei lo allontana per scherzo. Ridono ancora.

E tu sei al tavolo accanto, con un cattivo espresso, un’agenda rossa e la solita biro. Come fanno- ti chiedi. Possibile che non pensano al Medio Oriente, ai complotti internazionali, al Paese che va a rotoli… Metti in ordine le idee: l’Isis che ruba l’immaginario all’Occidente, video propagandistici costruiti sui modelli americani, dai videogiochi alle pubblicità eroiche sui marines. Una regia perfetta, l’immagine nitida, una ripresa di topoi europei basata sulla fiction, uomini selezionati per la  bellezza, che si raccontano come in un confessionale del GF, seguiti dalle telecamere nell’addestramento e in battaglia, furbe riprese dal basso per ingigantirli accanto a prigionieri inginocchiati. È un reality, una costruzione mediatica basata su una fantomatica jihad che, in fondo, è solo una copertura. Li catturano, scoprendoli pieni di dollari nelle tasche, con smartphone di ultima generazione e microcamere. Entrano nelle città prostrate da secoli di miseria, sventolando bandiere nere, in trionfo. Distribuiscono caramelle e penne usb, installano internet dove non hanno neanche l’acqua corrente, costruiscono infrastrutture, riempiono le piazze di maxi schermi per fini auto apologetici, filtrando l’informazione. Comprano adesioni con l’inganno, dove regnano povertà e disperazione. E su queste città apparentemente risanate piovono bombe dall’Occidente,  uccidono civili, innocenti, a migliaia. Chi sopravvive si arruola per combattere, gli hanno ammazzato la famiglia. Le loro armi sono supertecnologiche e chi li affronta, sul territorio, non ha equipaggiamenti adeguati. Kobane è una specie di miracolo, curdi a sparare contro l’Isis a casa loro,uccisi a centinaia e qualche bomba NATO a risolvere, mettendo in fuga gli stessi mujahideen che proclamano nei video: “vittoria o martirio”. Invece battono in ritirata, come qualunque esercito sconfitto. (E neanche vale la pena ricordare il motivo  dell’interesse così pressante dell’Occidente verso il desertico e poco popolato Medio Oriente. Ci saranno mica grossi giacimenti petroliferi nel sottosuolo?)  Cosa c’è di vero? Basterebbe davvero che l’Occidente aiutasse quei popoli minacciati nei loro paesi, invece di intervenire dall’esterno con bombardamenti casuali? Sembra la soluzione più auspicabile, ma chi sono i veri alleati? I popoli che combattono davvero il Califfato? Il Kurdistan forse. Forse Israele. Si vocifera, in internet e sui giornali, che formalmente Turchia e Arabia Saudita sono alleati con l’Europa e l’America, ma sottobanco finanziano militarmente l’Isis.  Sarà vero? Cosa vuole veramente Assad?  Gli stessi vertici occidentali? E La Clinton afferma pubblicamente che gli Americani hanno addestrato questi combattenti fanatici in funzione anti-sovietica, ai tempi dell’Afghanistan, lasciandoli poi in Medio Oriente a costruire terrore. Informazione e contro-informazione. La verità sta nel mezzo, come dice il proverbio?  In rete c’è di tutto, acer da ogni fronte a fare oscurantismo o manipolare l’informazione.  E l’Italia qui nel mezzo, piccola com’è sempre stata, col suo “popolo della croce” terrorizzato, che neanche sa cosa fare di se stessa, figuriamoci poi sulla scena internazionale. Ancora a discutere sui diritti di genere. È tutto su uno strano asse sincronico: America e Nord Europa post-moderne, Italia, Grecia e forse Turchia moderniste, Medio Oriente come il nostro Medio Evo. In un’ottica italiota sarebbe come mettere Renzi, Giolitti e Savonarola nella stessa stanza.

E mentre tu, un giornalista mancato, ti interroghi, da ape operaia, sui meccanismi dell’alveare senza venirne a capo, i due ragazzi del tavolo accanto guardano insieme un video divertente. Poi si abbracciano. Ridono. Fossero di un altro pianeta.

Allora pensi che sono i primi dei filosofi o gli ultimi degli stupidi.

Delia Cardinale

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