Storia dei sottomarini da Alessandro Magno al Toti
L’idea di poter viaggiare sott’acqua risale a tempi antichissimi. Una leggenda racconta che intorno al 333 a.C. Alessandro Magno volle farsi calare nelle acque del mar Egeo, racchiuso in uno speciale barile di vetro per poter osservare la vita sottomarina A ricordo di questa improbabile impresa furono eseguite numerose incisioni. Il primo battello subacqueo funzionante fu costruito nel 1624 in Inghilterra su progetto di un inventore olandese di nome Cornelius van Drebbel. Era un’imbarcazione di legno chiusa che poteva scendere sotto la superficie e riaffiorare a piacere, in quanto usava una paratia di cuoio che poteva espandersi, essere pressata e fatta tornare nella posizione originale, espellendo l’acqua di zavorra. La propulsione era fornita da remi ed un tubo di sfiato portava alla superficie. Il re Giacomo I d’Inghilterra presenziò personalmente ad una immersione nel Tamigi, quando van Drebbel navigò con successo da Westminster a Greenwich. Durante il XVII ed il XVIII secolo furono fatti molti tentativi per progettare battelli subacquei più efficienti. Nel 1775 David Bushnell , un americano che ricercava nuovi metodi per attaccare le navi inglesi durante la Guerra d’indipendenza americana, costruì il Turtle. Era un battello a forma di uovo manovrato da un solo uomo; la propulsione era data da un’elica azionata a mano. Il Turtle era provvisto di una cassa di zavorra che veniva riempita d’acqua per l’immersione e veniva svuotata con una pompa a mano per l’emersione. L’immersione non poteva durare più di mezz’ora perché mancava un mezzo di rifornimento di ossigeno. Il Turtle trasportava una carica di oltre 60 Kg di polvere da sparo, dotata di un meccanismo a tempo. Nel 1776 effettuò un attacco subacqueo alla nave inglese Eagle ancorata nel porto di New York, attacco che però fallì. Nel 1801 un altro americano, Robert Fulton, costruì in Francia un sommergibile lungo più di 6 metri, con scafo di legno ricoperto di rame, ilNautilus. Il Nautilus presenta due novità: timoni per il controllo verticale e orizzontale ed aria compressa per il rifornimento di ossigeno. La propulsione in superficie è data da vele sostenute da un albero pieghevole, mentre in immersione è spinto da un’elica a quattro pale azionata manualmente. Nonostante il collaudo avesse avuto successo, Napoleone si rifiutò di finanziarlo. Sul sommergibile, considerato non più semplice mezzo navale ma anche unità bellica, si svolsero studi e ricerche che portarono, nel 1863 in Francia, al battello di L. Bourgois e C. Brun: il Plongeur . La propulsione era ad elica mossa da motrice ad aria compressa. Le prove, però, non ebbero un esito felice e il progetto non ebbe seguito. Durante la Guerra Civile americana furono impiegati dei mezzi subacquei azionati a vapore, i Davids, chiamati così per le loro piccole dimensioni, richiamandosi a Davide contro Golia. Fu costruito anche un mezzo di maggiori dimensioni, il sommergibile Hunley, che aveva un equipaggio di otto uomini. Nel 1864 l’Hunley riuscì ad affondare la nave Housatonic al largo di Charleston , ma si inabissò a sua volta. Il relitto è stato ritrovato nel 1995 e recuperato nel 2000. Nel 1861 , l’inventore francese Brutus De Villeroi convinse la Marina Americana a costruire un sommergibile lungo 14 metri, dotato di un sistema di purificazione dell’aria, che fu chiamato Alligator .Il suo impiego tuttavia si rivelò fallimentare perché il sommergibile era pericoloso e poco maneggevole.L’Alligator fu comunque il primo mezzo subacqueo della Marina Americana. Nel 1870 la Marina degli Stati Uniti acquistò dal suo inventore Oliver Halstead la “balena intelligente” , un sommergibile a propulsione manuale, dotato di aria compressa per svuotare le casse zavorra e di un’apparecchiatura di purificazione dell’aria. La “balena intelligente” non entrò mai in servizio, tuttavia si ritiene sia stata d’ispirazione per John Holland per sviluppare il suo primo sommergibile. I maggiori progressi nell’evoluzione di sommergibili si devono infatti ad un irlandese emigrato negli Stati Uniti, John P.Holland . Egli cominciò a costruire sommergibili con propulsione a vapore nel 1875. Nel 1900 la Marina gli commissionò, per 160.000 $, il sommergibile Holland (SS-1). Era lungo oltre 16 metri e dotato di due motori: uno a vapore per la navigazione in superficie ed uno elettrico per la navigazione in immersione. L’equipaggio era formato da sei uomini. In quegli anni un grosso contributo fu apportato anche da Simon Lake, che costruì sommergibili dotati di innovazioni tecniche: torretta di comando, sala di controllo e un rudimentale periscopio ruotabile . Nel 1901 su un progetto di J.P. Holland fu costruito il primo sommergibile della British Royal Navy: fu chiamato Holland I ed era simile all’americano SS-1. Nell’ultimo decennio del XIX secolo anche in Francia si progettarono sommergibili innovativi: il Gymnote di Gustave Zede e il Narval di Maxime Labeuf. Il Narval entrò in servizio nel 1904 e fu il primo ad avere un doppio scafo: uno, interno, particolarmente resistente per sopportare la pressione idrostatica, e uno, esterno, sagomato in modo da favorire la navigazione in superficie. In Italia il primo sommergibile fu varato nel 1895 . Era il Delfino , costruito da Giacinto Pullino, generale del Genio Navale. Aveva un dislocamento di 182 tonnellate ed era dotato di periscopio, bussola giroscopica e tubo lanciasiluri. Un miglioramento sostanziale per la propulsione dei sommergibili fu la sostituzione del motore a benzina, combustibile volatile e difficile da immagazzinare, con il motore sviluppato dal tedesco Rudolf Diesel. Il motore diesel utilizzava un carburante più stabile, più economico e meno pericoloso. Inoltre aumentava notevolmente l’autonomia complessiva del mezzo subacqueo, rendendolo capace di navigare a lungo in superficie e ricaricare contemporaneamente gli accumulatori per la navigazione in immersione. Nel 1906 fu varato il sommergibile U-1, il primo U-boot tedesco (il nome è un’abbreviazione di Unterseeboot). Era lungo 42 metri e dislocava 239 tonnellate. La Marina Tedesca sviluppò molte classi successive di U-boot, di dimensioni via via crescenti, fino agli U-19, varati nel 1914, impressionanti per armamenti e potenza. In Italia nel primo decennio del Novecento Cesare Laurenti progettò i sommergibili delle classi Glauco, Foca e Medusa, che furono riprodotti in serie per diverse marine straniere. All’inizio della I guerra mondiale i sommergibili raggiungevano la velocità massima di 12 nodi e avevano un’autonomia da 2000 a 5000 miglia. Avevano una combinazione di motori a combustione interna e motori elettrici. Gli armamenti erano costituiti da siluri o mine. Nel periodo della II guerra mondiale le innovazioni tecniche riguardano l’irrobustimento dello scafo, reso idoneo a scendere sotto i cento metri, e lo studio dello snorkel. L’invenzione risale a Pericle Ferretti, maggiore del Genio Navale, che ne realizzò un prototipo. I primi ad utilizzarlo furono i tedeschi, nel 1943, sul sommergibile U-264. Lo snorkel è un sistema che permette di scambiare aria con l’esterno quando il sommergibile è immerso a quota periscopica, e consente l’uso dei motori diesel (e, quindi, la ricarica delle batterie) senza necessità di risalire in superficie, conservando così l’occultamento. Nel secondo dopoguerra lo sviluppo del mezzo aereo, che consente lunghi voli di ricognizione in mare aperto, e il perfezionamento dei sistemi elettronici di ricerca subacquea portarono a un radicale cambiamento nella costruzione e nell’impiego del sommergibile. Con l’introduzione di sistemi di propulsione che utilizzano l’energia nucleare si ha il passaggio dal sommergibile al sottomarino , che può navigare restando sempre in immersione a una profondità tale da non essere facilmente individuabile. Inoltre possiede una grande autonomia operativa che consente l’uso delle nuove armi missilistiche. Il primo sottomarino nucleare fu il Nautilus , che entrò in servizio nella marina degli Stati Uniti nel 1955. Aveva un dislocamento di 4000 tonnellate, una velocità di 20 nodi in immersione e un’autonomia di oltre 90 mila miglia. Il Nautilus fu il primo sottomarino a raggiungere il Polo Nord, 90° parallelo, nel 1958. Il secondo fu lo Skate (SSN-578), l’anno successivo. In Italia la ricostituzione della forza subacquea comincia nel 1952 , quando vengono meno le clausole del Trattato di pace che proibivano all’Italia di possedere sommergibili. Più tardi, con l’entrata dell’Italia nella NATO , la Marina degli Stati Uniti cede a quella italiana cinque battelli tra il 1954 e il 1966. Ma la vera ricostruzione della forza subacquea italiana inizia con la realizzazione dei quattro battelli della classe”Toti”: l’ Enrico Toti è il primo sommergibile costruito in Italia nel dopoguerra . Viene varato nel 1967 , seguito negli anni successivi dal Dandolo, dal Mocenigo e dal Bagnolini.