Un lavoro noioso
Edoardo era senza da lavoro da quattro mesi, non faceva altro che piangersi addosso, camminava di su e di giù nella cucina e quella sua maglietta giallo canarino ogni giorno evidenziava tratti sconosciuti del suo luogo atto a desinare. Ma non era stato sempre così, anzi. Con il suo viso smunto, ovale come un limone invidioso aveva fiancheggiato per oltre tre anni gli ingranaggi dei pendoli, Edoardo era un tecnico di precisione, il suo compito consisteva nel valutare con occhio clinico lo stato di salute di quegli strani affari, spesso piangeva e una volta gli capitò addirittura di non dormire dopo la morte di un esemplare “c.88 rosso malpelo”. In tutti questi anni Edoardo, come si dice”si era appassionato ” al suo lavoro, quando tornava a casa assillava sua moglie dicendo ad esempio “Sai Gilda oggi ho capito perché la ruota al di sotto del meccanismo di entrata del ec….” oppure “Sai Gilda oggi il signor Raboni ha preso per i fondelli un cliente e sai perché? perché l’asino non sapeva che il modello eccc…”, forse Edoardo non era un appassionato, era forse un rassegnato , non c’erano molti fiorini a casa sua e farsi piacere lancette e quadranti era un destino inevitabile. Prima di trovare quel lavoro nella ditta “polchi”, edoardo aveva fatto una vita da ascoltatore e facendo una media della sua vita, del dare e del riceve, del fare e del pensare, Edoardo si rivelava un medio uomo, un uomo non era da meno di altri ma nemmeno faceva il napoleone di turno. Secondo il mio parere , il suo essere medio può essere raccolto in questa immagine mentale, invito il lettore o i lettori , nel caso avesse deciso di leggere queste righe balzane in un luogo aperto, con tante belle vecchine interessante e che acconsentono ad ogni parola “poetica” e perdonate se sto sforando, quindi il suo essere medio può essere pensato così: Edoardo con maglietta gialla viso allungato pancetta breve in avanti con un piccolo condimento di peletti, calzoni blu cupo scarpe marroncino non lucidate capelli ondulati corti e untosi e atteggiamento proprio di chi non fa nulla per essere rimproverato, essenziale per questo farsi piacere qualsiasi cosa venga detta e fatta, ingenuità “. Prima del lavoro, la scuola e prima della scuola l’infanzia. Anche l’infanzia di Edoardo era stata media. I suoi genitori gli davano il possibile per mandare avanti il suo cuoricino da medio, ma se ad esempio Edoardo prendeva un bel voto a scuola, cosa che accadeva in maniera media, suo padre al massimo prendeva le sue sopracciglia e le tirava su, pensando “cosa vuol dire essere bravi e diligenti?”. Il rapporto speso con i genitori era medio, non si abbracciavano mai, il padre però la mancia gliela dava! Il padre e la madre di Edoardo sedendo a tavola mangiavano spesso con la televisione accesa, masticando una pasta strana di una marca strana, seppur saporita e non si parlavano mai, il padre sempre con sopracciglia arcuate, la madre era media come un pomodoro semi- verde. Non erano affettuosi, erano medi. Come tutti i bambini non medi, specialmente quelli con genitori sempre intraprendenti e che dicono “su su prendi la carrozzina che si va al lago, e cara cosa importa della bolletta noi , ci divertiamo”, come tutti i bambini di questo tipo Edoardo era andato all’asilo, entrava usciva giocava con le letterine, sempre con molta medietà ed era escluso dagli altri, soprattutto dalle bambine, le quali vedevano il lui qualcosa di non convenzionale,di non visto, di nooiso. Così dopo l’asilo, anche la scuola quella media e quella più difficile, la superiore, ma edoardo non era cambiato tanto non capiva perchè nella divina commedia i dannati venissero inseguiti dai pungiglioni e e nemmemo lo aveva capito alle scuole superiori, quando quardava quelle fotocopie sul banco pensava “pungiglioni…mmm ma sono quelli che la mamma uccide quando cucina la polenta in cucina!? però in compenso era ordinato e capiva che la divina commedia era una commedia “divina” che tratta di argomenti divini, e lui questo lo capiva pensando dentro di sè “dio, divino, che profondità dovrebbe essre profondo come dante anche il mio amico Gigi, quel farlocco”.un petardo sparato a metà , un suono diviso in un prima e in un dopo, questo però assente. Non aveva amici il nostro edoardo, fino però alle scuole superiori quando incontrò il famigerato Gigi. Che scuola superiore aveva scelto edoardo? il linguistico? ma scusa ma perchè ? perchè? perchè a lui piaceva il francese. Per tornare al discorso della medietà dei genitori di edoardo, è molto indicativo a tale riguardo un episodio accaduto proprio prima che edoardo si segnasse alla scuola superiore. Un giorno d’estate, era il 23 agosto edoardo si presenta davanti il padre, che intanto beve un bicchiere di “gassosa”, il pavimento di granito povero sostiente le plastiche calde della bottiglia, e edoardo chiede “papà mi dai un consiglio?” e il padre “sentiamo” con aria indifferente e ancora edoardo “papà volevo chiederti se mi dicevi dove potevo andare a studiare a settembre ” e giacomo, il padre “chiedi alla zia romana, lei legge i giornali, ti sa dire che lavori cercano”. Edoardo non era soddisfatto di questa risposta, ma nemmeno era arrabbiato con il padre, per l’amor del cielo, non era mai passata ad edoardo questa impressione disdicevole per la testolina. Il 25 di agosto ignorando il consiglio del padre edoardo aveva fatto un giro a piedi al molo e aveva trovato un annuncio “consigli per studenti appena sfornati e fumanti, dalle scuole medie”, visto questo annuncio edoardo ci pensa giusto un po’ poi chiama con faccia sorpresa e allo stesso tempo cuoriosa “pronto” “pronto mi chiamo edoardo sono uscito appena ora dalle scuole medie, cioè non ora a fine di luglio ora mi trovo al molo c’è vento e non so se voi sentite la mia voce (scema ci aggiungerei) “pronto si si la sentiamo allora lei si faccia trovar tra quindici minuti su lo scoglio a 9 chilometri dal molo, venga a nuoto, poi l’asciughiamo noi con l’asciuga capelli, che costa 5 fiorini” e edoardo replicava “farò un piccolo ritardo perchè non nuoto da molto tempo , ma verrò con sommo piacere”, e la chiamata si interrompe con un raggio caliente che sfiora la maglietta gialla di edoardo. Parlato, pensato con medietà , azione, edoardo messo il cellulare su un blocco di pietra del molto, tolte le calze puzzolenti, ecco come un martire incosciente della sua fine, si butta in acqua, una volta nel liquido prende coscienza del suo essere immerso e con faccia da idiota inizia a nuotare. Edoardo è vicino al molo, a pochi metri dal cemento e nuota nuoticchia, i suoi occhi sono grossi cerchi con bordino bianco e all’interno il nero e poi ancor il bianco, occhi di una persona media, occhi di una persona che non si aspettava tutto ciò, ma dico io edoardo e te lo dico di persona “ma cosa ti aspettavi di trovare lì vicino a pochi metri dal cemento, del grano? pensavi di inoltrarti in un campo di grano giallo e morbidoso? sei un medio incosciente, idiota!ma edoardo continua a nuotare , dopo cinquanta metri i suoi occhi oblunghi, si trasformano in cerchi, si è abituato.
Un racconto breve di Giovanni Sacchitelli (Foggia, 1988)