Da oggi Colori Vivaci Magazine propone la rubrica Buonanotteaisognatori. Microstorie leggere come una passeggiata, quotidiane come un caffè, saltellanti come le nostre domande, curiose sulle vite come può esserlo una penna che desidera scrivere. La redazione è composta da artisti professionisti, da professionisti e artisti. C’è anche una pagina Facebook, vi piace?

La storia di oggi narra di un tipo audace, pacifico anche di fronte agli sberleffi. Narra di un incontro fuori dal comune e di un tipo curioso. Narra di come noi potremmo imparare a pensare a noi stessi con grandezza. Eccola.

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Poco lontano dalla casa in cui abito c’è un fiume.

I suoi argini sono grandi, e le persone ci camminano spesso per fare una passeggiata di giorno e anche di sera.

Lungo gli argini ci sono i lampioni. Uno di questi si fa chiamare Faro.

Le persone lo prendono in giro, spesso ridono alle sue spalle. Le sento burlarsi, dicono: “Povero sciocco… non è che un lampione di città!

Qualcuno tenta di fargli cambiare idea. Un uomo cattivo gli grida: “L’acqua che senti non è il mare! Sei qui, sull’ argine di un piccolo fiume, non su una collina di fronte all’ oceano! Non ci sono marinai o navi da salvare e guidare fino a riva! Sei solo un lampione come tutti gli altri in fila, prima e dopo di te!”.

Ma Faro se ne sta lì, senza badare a quelle parole. Sta lì alto, dritto, con la sua boccia di vetro al posto della testa, che si illumina quando il sole scende dietro le case della città. Immobile, fiero di sé, sta lì a fare il suo mestiere.

Un giorno presi coraggio e gli parlai.

“Ciao Faro.” Gli dissi.

“Ciao.”

“Che fai?”

“Faccio ciò per cui sono nato. Faccio il Faro. E’ così che mi hai chiamato anche tu.”

Mi sedetti tranquillo sulla panchina con la sensazione che sarebbe stata una bella conversazione.

“E cosa fa un faro?”.

“Un faro vero non lo so se lo so. So che io sono un punto di riferimento per le persone, per chi passa di qui e ha bisogno di luce. Per chi attraversa il fiume e per chi cammina sulla strada. Io faccio luce e aiuto. Io sono utile.”

Fu una bella conversazione, in effetti.

Da quel giorno, quando prendo la strada sull’argine del fiume, ogni volta che ci passeggio accompagnato dai lampioni lo osservo più attentamente, e mi rendo conto che davvero ha qualcosa di speciale.

Sembra più alto degli altri lampioni. Più dritto. E la sua luce brilla più decisa delle altre.

Tra tutti i lampioni in fila, io noto lui. Faro.

Dal giorno della nostra conversazione è diventato un punto di riferimento anche per me.

E’ proprio vero. Lui non è un comune lampione.

Fa ciò per cui è nato e lo fa bene. Lo fa con amore e crede in sé stesso.

È il Faro più speciale che una città col fiume possa avere.

Sono contento di conoscerlo.

di Donato Simone Frigotto, illustrazione Gaia Miacola

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