Una sola immagine perfetta. È la preda sfuggente di cui va a caccia Gregory Crewdson, artista newyorkese, che per quell’unico scatto allestisce interi set cinematografici dettagliati con maniacale precisione. Il suo tema sono gli ambienti e gli esterni della provincia americana, così apparentemente semplici e così densi di atmosfere e non detti. La sua estetica congiunge la capacità simbolica di Lynch e il genio descrittivo di Hopper. Il complicato allestimento che dà vita alle sue fotografie ad altissima definizione moltiplicano gli spazi e si dilatano, e la complessità del reale si congela in quell’unico scatto che racconta, da solo, la storia tutta intera. Mentre la vita, finalmente, precipita nel sogno.

Le fotografie di Gregory Crewdson appaiono come dei “fermo immagine” ad alta risoluzione tratti da sontuosi film hollywoodiani. Costruite secondo una scrupolosa composizione e fissate in un’atmosfera densa ma rarefatta allo stesso tempo, le immagini sono slegate da un possibile contesto o da una supposta concatenazione di eventi, che solo la libera interpretazione dell’osservatore può tentare di ricostruire. Le scene, ambientate nella provincia statunitense, sono cariche di un’atmosfera onirica e inquietante, e sembrano alimentarsi dei fantasmi dell’inconscio collettivo americano. Le fotografie di Crewdson rivelano, infatti, il lato in ombra di un American dream che rischia di trasformarsi in incubo: non più l’aspirazione al successo e all’ascesa sociale, ma una discesa negli abissi dell’animo umano, nel vuoto e nella solitudine. Gli eroi di Crewdson sono figure isolate, che nella loro iconicità si cristallizzano e si caricano di valore simbolico.



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