I giorni in cui tutto inizia, quelli che in qualche modo cambieranno il corso della tua vita, o almeno di una fase, spesso si annunciano senza clamore né squilli di tromba. Anzi: magari ti svegli e fuori c’è una luce grigio-pallido che non sembra promettere niente di indimenticabile, che ti accoglie con la sua insolente pigrizia, non rischiara e non rallegra. Che svolge – insomma – esclusivamente il suo compito di permettere di spegnere le lampadine per cinque o sei ore e risparmiare qualche tonnellata di combustibile nelle centrali elettriche, ma nel contempo rende le distese fotovoltaiche inutili come un costume da bagno d’inverno in Alaska.
Arrivando in quella specie di ufficio in cui da qualche mese bivaccavo in attesa che mi venisse l’idea dell’anno, fui assalito con clamore da due novità
inattese: la mia amica e collaboratrice Greta in preda a una specie di attacco di panico, e poi Cinzia.
Sì, insomma, questa ragazza che non sapevo neanche chi fosse e che attendeva il mio arrivo seduta in un angolo, indossando una certa umiltà e timidezza, quasi disagio, su una sedia che le aveva indicato Greta prima di aprire la posta e sprofondare nel terrore.
Non riuscii a occuparmi subito di lei perché avevo da affrontare la mia amica e il suo pessimo inizio di giornata: era arrivata per prima nel nostro quartier generale, quella mattina, aveva raccolto la posta da terra, immediatamente sotto la porta – devo decidermi a dotarmi di una cassetta, prima o poi – e fra le bollette e gli inviti ad eventi noiosi aveva trovato questa busta non affrancata e senza mittente. L’aveva aperta e ne aveva sfilato un unico foglio con la frase “ATTENTO, LAVERMICOCCA!”, stampata a getto d’inchiostro ma con caratteri che sembravano lettere ritagliate dai giornali, in pieno stile terroristico degli anni ‘70 o, se vogliamo, in stile copertina di Anarchy in the UK. Devo ammettere che rimasi piacevolmente colpito dalla sintassi della pur breve frase: apprezzai la virgola fra il predicato e il complemento di vocazione, ma mi piacque soprattutto l’interiezione secca, non ridondante; in tempi in cui si tende a compensare la consistenza troppo scialba delle proprie affermazioni con lunghe sfilze di punti esclamativi che, a volte, quando scappa il dito dallo shift sulla tastiera, si trasformano in inspiegabili uno, anche questi particolari sono importanti. Sono pur sempre uno scrittore ed era naturale che gradissi il fatto che il mio misterioso nemico si fosse preoccupato di non usare una grammatica da internauta ignorante.

[Da “Un romanzo inutile” – Manlio Ranieri – musicaos:ed]

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