VIII. Il sesso

Metafisica del sesso. La mia metafisica dell’amore sessuale è una perla. L’attrazione sessuale, nell’uomo e nella donna L’uomo tende per natura all’incostanza in amore, la donna alla costanza. L’amore dell’uomo cala sensibilmente non appena è stato soddisfatto: quasi tutte le altre donne lo eccitano più di quella che già possiede, perciò desidera variare. Invece l’amore della donna aumenta proprio da quel momento. Ciò dipende dal fine della natura, la quale mira a conservare la specie e quindi a moltiplicarla il più possibile. L’uomo infatti può comodamente generare in un anno più di cento figli, se ha a disposizione altrettante donne: la donna invece, per quanti uomini abbia, potrebbe comunque mettere al mondo un solo figlio all’anno (a prescindere dalle nascite gemellari). Perciò l’uomo va continuamente alla ricerca di altre donne, mentre la donna si attacca saldamente a un unico uomo: la natura la spinge infatti a conservarsi, d’istinto e senza alcuna riflessione, colui che nutrirà e proteggerà la futura prole. La soddisfazione sessuale, nell’uomo e nella donna Per l’uomo è impossibile soddisfare il proprio appetito sessuale, dal suo nascere fino alla fine, in modo legittimo. A meno che non diventi vedovo presto. Per la donna limitarsi a un unico uomo, nel fiore degli anni e per il breve tempo della sua fertilità, è una condizione innaturale. Dovrebbe riservare a uno solo ciò che per lui è troppo e che invece molti altri bramano da lei: e in tale rinuncia dovrebbe privare se stessa. Lo si valuti bene! Tanto più che in ogni tempo il numero degli uomini in grado di accoppiarsi è il doppio di quello delle donne idonee a ciò, ragione per la quale ogni donna è costantemente oggetto di avances, anzi, se le aspetta non appena un uomo le si avvicina. La schiavitù del sesso, nell’uomo e nella donna Il dominio naturale della donna sul sesso maschile mediante l’attrazione della soddisfazione sessuale dura circa sedici anni. A quarant’anni la donna è incapace di soddisfare l’uomo … L’impulso sessuale nell’uomo dura più del doppio. Il sesso come istinto Si crede invero che l’uomo non abbia quasi nessun istinto, semmai solo quello del neonato che cerca e afferra il seno materno. Ma in realtà noi abbiamo un istinto assai determinato, chiaro, anzi complicato, cioè quello della scelta tanto accurata, seria e ostinata dell’individuo con il quale soddisfare il nostro bisogno sessuale. È evidente che la cura con la quale un insetto va alla ricerca di un determinato fiore o frutto o sterco o carne oppure, come gli icneumoni, di una larva di un altro insetto, per deporre solo là le sue uova, senza disdegnare a tal fine né fatica né pericolo, è molto simile a quella con cui un uomo, per soddisfare i bisogni sessuali, sceglie meticolosamente una determinata donna, che gli corrisponda individualmente, e vi si affanna appresso con tanto fervore che per raggiungere questo scopo, sfidando ogni dettame di ragione, sacrifica spesso la propria felicità con un matrimonio stolto, con intrighi amorosi che gli costano patrimonio, onore e vita, e perfino con delitti quali l’adulterio e lo stupro: e tutto solo per servire, in conformità alla volontà della natura ovunque sovrana, la specie nel modo più opportuno, anche se a spese dell’individuo. Meglio dei leoni Mi aspettavo che l’accoppiamento dei leoni, quale suprema affermazione della volontà nella sua manifestazione più possente, fosse accompagnato da sintomi molto veementi; e fui sorpreso di trovarli di gran lunga inferiori a quelli che di solito accompagnano l’accoppiamento umano. Anche qui, dunque, ciò che decide della maggiore importanza della manifestazione non è il grado della potenza del volere, ma il grado della conoscenza: così come il suono non è rafforzato tanto dalla grossezza della corda quanto dall’ampiezza della cassa di risonanza. Il desiderio sessuale… Il desiderio sessuale, soprattutto quando si concentra nell’innamoramento, fissandosi su una donna determinata, è la quintessenza dell’imbroglio di questo nobile mondo; perché promette così indicibilmente, infinitamente e straordinariamente molto, e mantiene poi così miserabilmente poco. … l’istinto sessuale… I capricci che hanno origine dall’istinto sessuale sono del tutto simili a fuochi fatui: ingannano nel modo più vivo, ma se li seguiamo ci conducono in una palude e svaniscono. … e il suo appagamento L’appagamento dell’impulso sessuale è in sé assolutamente riprovevole perché è l’affermazione più forte della vita. Odio e amore sessuale L’amore sessuale è compatibile perfino con un estremo odio per il suo oggetto: ecco perché già Platone lo paragonò all’amore dei lupi per le pecore. Barba e sesso La barba, essendo quasi una maschera, dovrebbe essere proibita dalla polizia. Inoltre, come distintivo del sesso in mezzo al viso, è oscena e per questo piace alle donne. Il rovescio della medaglia Le illusioni che ci procurano i desideri erotici si possono paragonare a certe statue che, a causa della loro posizione, sono fatte per essere viste soltanto di fronte, e allora appaiono belle. Da dietro, invece, offrono una brutta vista. Analogamente, ciò che l’innamoramento ci fa balenare sembra un paradiso di voluttà fintanto che lo abbiamo davanti e lo vediamo come cosa ventura; ma quando è passato e dunque lo vediamo da tergo, si mostra come qualcosa di futile e insignificante, se non addirittura ripugnante. Ostriche e champagne Il filisteo, uomo privo di ogni bisogno spirituale … si sobbarcherà come una specie di lavoro forzato, e nel modo più sbrigativo possibile, i godimenti che gli sono imposti dalla moda o dall’autorità. Per lui i veri piaceri sono soltanto quelli sessuali, ed egli si rivale con questi. Di conseguenza le ostriche e lo champagne sono il punto culminante della sua esistenza. Sesso e procreazione: ogni cosa a suo tempo Come punto di partenza mi servirò di un passo di Aristotele, in Politica, VII, 16. Qui egli spiega in primo luogo che le persone troppo giovani generano figli pessimi, deboli, pieni di difetti e destinati ad avere statura bassa; e in seguito spiega che lo stesso vale per la prole delle persone troppo vecchie … Aristotele prescrive quindi che, compiuti i cinquantaquattro anni, l’uomo non deve più mettere al mondo figli, pur continuando ad accoppiarsi per la sua salute o per qualsiasi altro motivo. Come ciò sia poi da attuare, egli non dice … Ora la natura, da parte sua, non può disconoscere il fatto che sta alla base del precetto di Aristotele, ma non lo può neanche eliminare. Giacché, conformemente al principio natura non facit saltus, essa non può far cessare d’un tratto la secrezione del seme maschile; anche qui, come per ogni estinzione, deve venir prima un deterioramento graduale. Il generare in questo periodo metterebbe però al mondo esseri deboli, ottusi, malaticci, miseri e di vita breve. Anzi, accade fin troppo spesso; i figli generati in tarda età muoiono per la maggior parte presto, o almeno non raggiungono la vecchiaia, sono più o meno cagionevoli, infermicci, deboli, e quelli generati da loro saranno di costituzione simile. Ciò che qui è detto del generare nell’età declinante, vale del pari per il generare nell’età immatura. La bellezza della verginità La verginità è bella non perché è un digiuno, ma perché è la saggezza, vale a dire perché sventa le insidie della natura. Sesso e contagio La malattia venerea è un baluardo assai utile affinché l’impulso sessuale non acquisti troppo potere sull’uomo. Si è fatta nelle scienze naturali una magnifica scoperta, che è una vera benedizione per il genere umano: si è trovato un mezzo con cui soddisfare i bisogni naturali senza correre pericolo, come è sempre stato finora, di infettarsi nei bordelli. Consiste in questo: si scioglie in un bicchiere d’acqua una dose di cloruro di calcio e dopo il coito vi si immerge il pene. In questo modo i veleni eventualmente assorbiti vengono completamente eliminati.

Arthur Schopenhauer L’arte di trattar le donne A cura di Franco Volpi © 2000 Adelphi Edizioni S.p.a., Milano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*