Il Dio oceano
Estratti scelti da Moby Dick di Herman Melville
Chiamatemi Ismaele…
… il viaggio a balene fu il benvenuto: le grandi cateratte
del mondo delle meraviglie si spalancarono e , nelle selvagge fissazioni che mi
spinsero al mio proposito, a due e due fluttuavano nel mio spirito infinite
processioni di balene e, in mezzo a tutte, un grande fantasma incappucciato,
simile a una collina di neve nell’aria.
… Nave e barca su scostarono; la fredda e umida brezza
notturna soffiò in mezzo, un gabbiano volò in alto stridendo, i due scafi
rollarono paurosamente, noi lanciammo col cuore pesante tre evviva e ci
tuffammo ciecamente come il Fato nell’Atlantico deserto.
… cosicché restava poco o nulla, all’esterno di Achab, che
potesse ora occuparlo o stimolarlo e così spazzar via, almeno per
quell’intervallo, le nuvole che, strato su strato, gli stavano ammucchiate
sulla fronte, poiché sempre le nubi scelgono per raccogliersi le vette più
alte.
… quando scendevano le ore dolci e tranquille della sera:
allora la memoria metteva i suoi cristalli, come il limpido ghiaccio ama
specialmente formarsi nei crepuscoli silenziosi.
… Ormai siamo lanciati audacemente sull’abisso, ma presto
saremo perduti nelle sue immensità senza rive e senza porti.
… Questa bella luce non mi rischiara più: ogni bellezza mi è
d’angoscia, dacchè non posso più goderla. Dotato della percezione superiore, mi
macaca la bassa potenza di godere: sono dannato così nel modo più sottile e più
perverso; sono dannato il mezzo al Paradiso!
… La Balena Bianca gli nuotava davanti come la monomaniaca
incarnazione di tutte quelle forze malvagie da cui certi uomini profondi si
sentono rodere nell’intimo, finchè si riducono a vivere con mezzo cuore e mezzo
polmone… La pazzia umana è sovente cosa scaltra e astutissima. Quando voi la
credete passata, può darsi ch’essa si sia soltanto trasfigurata in una forma
ancor più sottile.
… Ricordo il primo albatro che vidi. Fu durante un lungo
colpo di vento in acque remote nei mari antartici… vidi, gettato sulle
boccaporte di maestro, un essere regale, pennuto, d’immacolata bianchezza e dal
sublime e romano rostro adunco. A intervalli esso allargava le lai immense da
arcangelo, come per abbracciare qualche arca santa. Stupefacenti palpitazioni e
sussulti lo scuotevano. Quantunque incolume materialmente, esso cacciava strida
come il fantasma di un re in preda a una soprannaturale disperazione.
Attraverso i suoi inesprimibili, stranissimi occhi mi pareva di scorgere
segreti che giungevano a Dio. Come Abramo dinanzi agli angeli io m’inchinai:
l’essere bianco era tanto bianco, le sue ali tanto immense, e in quelle acque
del perpetuo esilio io avevo perduto le meschine memorie di tradizioni e di
città, che ci distraggono
… Quantunque in molti dei suoi aspetti questo mondo visibile
appaia fatto nell’amore, le sfere invisibili vennero fatte nella paura.
… Oh, Dio! Quali estasi di sofferenza sopporta l’uomo che è
consumato da un desiderio insoddisfatto di vendetta. Egli dorme coi pugni
serrati e si risveglia con le unghie infitte nella carne e sanguinanti. …Questa
causa era il principio o spirito eterno, vivente in lui: e nel sonno, essendo
per il momento dissociato dalla ragione discriminante che altre volte lo
impiegava come suo veicolo o agente esterno, questo principio cercava
spontaneamente di salvarsi dalla scottante vicinanza della creatura impazzita
di cui per il momento esso non era più parte integrante… Per cui, lo spirito
tormentato che traluceva in quegli occhi corporei sbarrati, quando l’essere che
pareva Achab usciva a precipizio dalla cabina, era per tutto il tempo soltanto una
cosa vuota, un’informe creatura sonnambolica, un raggio, si, di luce vivente,
ma privo di un oggetto da colorare e perciò in se stesso vacuità. Che Dio
t’aiuti vecchio: i tuoi pensieri hanno creato in te una creatura, e a colui che
dal pensiero intenso è così trasformato in Prometeo, un avvoltoio divora il
cuore per sempre, e quest’avvoltoio è la creatura stessa ch’egli ha creato.
… Era uno spettacolo pieno di viva meraviglia e di spavento.
Le grandi ondate dell’onnipotente mare; il rigonfio e vuoto muggito che
facevano scorrendo lungo gli otto capi di banda, come bocce gigantesche in
un’aiuola sconfinata; la breve angoscia della lancia sospesa, mentre per un
attimo si drizzava sull’orlo di coltello delle onde più affilate, che parevano
quasi minacciare di tagliarla in due; l’improvviso piombare profondo nelle
valli e nei cavi delle acque; gl’incessanti incitamenti e stimoli a guadagnare
la vetta della collina opposta; la precipitosa scivolata come in slitta giù per
l’altro suo fianco: tutto questo, con le grida degli uomini di testa e dei
ramponieri e gli aneliti rabbrividenti dei rematori, con la vista meravigliosa
del Pequod eburneo che discendeva sulle sue lance con tutte le vele spiegate…
La danzante acqua bianca prodotta dalla fuga diventata ora sempre più visibile,
ciò ch’era dovuto alla crescente oscurità delle ombre nerastre di nuvole,
proiettate sul mare. I gettiti di vapore non si fondevano più, ma si piegavano
da ogni parte… Il vento aumentò fino all’ululo, le onde cozzarono i loro scudi,
tutta la raffica muggì, si divise e ci crepitò intorno come un bianco incendio
sulla prateria in cui noi bruciassimo senza consumare: immortali nelle fauci
stesse della morte!
… Fu scorrendo per quest’ultime acque che una notte serena
di luna, mentre tutte le onde si voltolavano come volute d’argento, e coi loro
molli, diffusi ribollimenti creavano quel che pareva un argenteo silenzio e non
una solitudine; fu in una simile notte di silenzio che uno spruzzo d’argento si
vide lontano, nella direzione delle bianche bolle a prora.
… E si gonfiava, si gonfiava, senza posa si gonfiava il mare
nero, come se le sue immense maree fossero la sua coscienza, e la grande anima
del mondo sentisse angoscia e rimorso del lungo peccato e dolore che aveva
causato.
… Capo di Buona Speranza, lo chiamano? Capo Tormentato
piuttosto, come nei tempi antichi; poiché, a lungo allettati dai silenzi
perfidi che ci avevano accompagnati fin allora, noi ci trovammo d’un tratto in
questo mare tempestoso dove esseri colpevoli, trasformati in quegli uccelli e
in quei pesci, parevano in eterno dannati a nuotare e nuotare senza alcun porto
in vista, o a dibattere quell’aria fosca, senz’orizzonte.
… Se questo mondo fosse un piano infinito e navigando a
oriente noi potessimo sempre raggiungere nuove distanze e scoprire cose più
dolci e nuove di tutte le Cicladi o le Isole del Re Salomone, allora il viaggio
conterrebbe una promessa. Ma, nell’inseguire quei lontani misteri di cui
sogniamo, o nella caccia tormentosa di quel fantasma demoniaco che prima o poi
nuota dinanzi a tutti i cuori umani, nella caccia di tali cose intorno a questo
globo, esse o ci conducono in vuoti labirinti o ci lasciano sommersi a metà
strada.
… “La Balena Bianca, la Balena Bianca!” fu il grido del
capitano, degli ufficiali e dei ramponieri che, incuranti delle voci paurose,
erano tutti ansiosi di catturare un pesce tanto illustre e prezioso; mentre
l’equipaggio ostinato sbirciava di traverso, imprecando, la terrificante
bellezza della gran massa di latte che, toccata da un luccicante sole
orizzontale, si muoveva e scintillava come un opale viva, nel mare azzurro del
mattino.
… Si, o sciocchi mortali, il diluvio di Noè non s’è ancora
ritirato: due terzi di questo bel mondo ne sono tuttora sommersi.
… E così, attraverso le nebbie spesse dei foschi dubbi della
mia mente, s’aprono a tratti intuizioni divine, che accendono tanta foschia con
un raggio celeste. E di questo ringrazio il Signore; poiché tutti hanno dubbi,
molti negano, ma, che si dubiti o che si neghi, sono pochi coloro che insieme
hanno pure intuizioni. Dubbi sulle cose terrene e intuizioni di qualcuna delle
celesti: questa combinazione non produce ne un credente ne un miscredente, ma
un uomo che considera insieme credenti e miscredenti con occhio uguale.
… C’è una saggezza che è dolore; ma c’è un dolore che è
follia.
… laddove anche le più sublimi felicità terrene covano
sempre in se una certa insignificante meschinità, mentre in fondo tutti i
dolori del cuore hanno un mistico significato e in certe persone una grandiosità
arcangelica, allo stesso modo le ricerche diligenti sulla loro ascendenza non
smentiscono l’ovvia deduzione. Rintracciare le genealogie di questi alti dolori
mortali ci conduce, in fine, tra le incerate primogeniture degli dei; in modo
che, di fronte a tutti i soli allegri e danzanti e alle tonde lune equinoziali
dei suoni armoniosi, bisogna per forza concedere questo, che gli dei stessi non
sono sempre felici. Il segno della nascita, triste e incancellabile dalla
fronte dell’uomo, non è che l’impronta dell’afflizione di chi l’ha impresso.
… Siediti come un sultano tra le lune di Saturno e prendi
l’uomo solo, molto in astratto: ti sembrerà un prodigio, una grandezza e un
dolore. Ma dallo stesso pulpito prendi l’umanità in massa e, nella maggior
parte, ti sembrerà un’accozzaglia di duplicati superflui.
… Il Pacifico… C’è non si sa quale dolce mistero intorno a
questo mare, le cui increspature legger e paurose sembrano parlare di uno
spirito nascosto, come i favoleggianti ondeggiamenti della zolla d’Efeso sopra
il sepolto evangelista san Giovanni. Ed è giusto che su questi pascoli marini,
su queste larghe praterie d’acqua, su questi Camposanti dei quattro continenti,
le onde s’innalzino e ricadano, fluiscano e rifluiscano senza posa; poiché qui
milioni di spiriti e di ombre mescolati, di sogni annegati, di sonnambulismi,
di fantasticherie, tutto ciò che chiamiamo anime ed esistenze, giacciono
sognando, sognando sempre, agitandosi come dormienti in un letto; le onde
incessanti rese tali soltanto dall’irrequietezza di costoro.
… Le sue labbra salde s’incontravano come le labbra di una
morsa; il Delta delle vene della fronte gli si gonfiava come torrenti
strapieni; persino nel sonno il suo grido acuto echeggiava nello scafo
sotterraneo:
<< Indietro tutto! La Balena Bianca sfiata sangue
denso!>>.
… Oh, dolore su dolore! Oh, Morte, perché non vuoi qualche
volta essere tempestiva?… La Morte appare la sola conclusione desiderabile di
un’esistenza come questa, ma la Morte è soltanto un salpar per la regione del
nuovo Inesplorato; è soltanto il primo saluto alle possibilità del Remoto
immensi, del Selvaggio, dell’Equoreo, dello Sconfinato; e perciò agli occhi
desiderosi di morte di uomini simili, cui resta ancora in cuore un intimo
rimorso contro il suicidio, l’oceano cui tutti accorrono e che tutti riceve
distende allettevole tutta la sua immensità di terrori inconcepibili e
avvincenti, e di avventure inaudite e meravigliose; e dai cuori d’infiniti
Pacifici migliaia di sirene cantano: << Vieni, o tu che hai il cuore spezzato:
qui c’è un’altra vita senza che occorra pagare prima lo scotto della
morte…>>.
… Tu sei una nave piena che torna a casa, dici; ebbene sappi
che io sono una nave vuota che fugge da casa…
… ma io sono tenebra che esce dalla luce, che esce da te!…
… E così simili cuori, benché sommari in ciascun patimento,
pure, se gli dei così vogliono, ammassano nell’esistenza un secolo intero di
dolore, tutto fatto delle intensità di singoli istanti; poiché, anche nel loro
centro senza punto, queste nobili creature contengono tutta la circonferenza
delle anime inferiori.
… la Balena Bianca schizzava come un salmone verso il cielo.
Vista così di botto nella pianura azzurra del mare e stagliata sul margine
anche più azzurro del cielo, la schiuma sollevata per quel momento scintillò e
risplendè intollerabile come un ghiacciaio; e andò poi svanendo, svanendo via
via, dalla sua prima intensità radiosa nella fosca nebulosità d’un acquazzone
che venga su in una valle.
… Un basso suono di terremoto si fece udire, un rombo
sotterraneo; e poi tutti tennero il fiato, mentre impacciata di cavi pendenti,
di ramponi e di lance, una grande forma balzava per il lungo, ma obliquamente,
sul mare. Sfumata da un sottile velo cadente di nebbia, si librò un istante
come un fascio di fontane, poi rompendosi scesero in pioggia di fiocchi,
lasciando la superficie all’ingiro schiumante come latte fresco, intorno al
tronco marmoreo del mostro.
… << E io solo sono scampato, a raccontartela>>.
Giobbe…
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