Il pittore del silenzio
Pour l’artiste véritable, comme pour le naturaliste, chaque genre est intéressant, et le plus petit muscle a son importance.
Marcel Proust
Oh Chardin! Tu non unisci semplicemente del bianco, del rosso, del nero sulla tavolozza, tu unisci la sostanza delle cose, l’aria, la luce che tu afferri con la punta del pennello e trasferisci sulla tela
Denis Diderot
Proust, prima di iniziare la sua ricerca del tempo perduto, aveva intenzione di diventare un critico d’arte, nella raccolta Saggi, sono presenti svariati interventi di natura teoretica o di interpretazione dell’arte come lo studio Rembrandt e Chardin. Anche Diderot, nei suoi famosi Salons, intesse le lodi del connazionale. Chardin mi riguarda come ogni discorso che si fa in prima persona, non c’è un motivo ben preciso. L’arte, anche se lontana secoli dalla contemporaneità, come è il caso di Chardin, il pittore del silenzio come è stata intitolata una mostra a lui dedicata a Ferrara, pone il soggetto che la osserva in condizione di riconoscersi in situazioni ideali e artificiose, tutti in un certo senso potremmo essere un autoritratto di Van Gogh o uno di Antonio Ligabue. Questa possibilità unica dell’arte non ci può sfuggire di mano, dobbiamo approfittarne finché ciò ci è reso possibile. Era preferito di Proust, anche Watteau, luminoso pittore francese, senza dubbio apprezzo anche lui quanto Fragonard, si somigliano parecchio. Lo stile di Francois Boucher, inoltre, richiama molto lo stesso Watteau. Mentre mi trovavo a Pisa, città nella quale ho vissuto per molti anni, sono stato rapito da quei colori così brillanti e ammalianti, non ho potuto fare a meno di comprare il catalogo, di Fragonard s’intende. Riporto alcuni quadri di Chardin e alcune notizie biografiche.
Un pensiero introduttivo di Giovanni Sacchitelli
Jean-Baptiste Chardin
Figlio di un ebanista, nato a Parigi il 2 novembre 1699, è considerato dalla critica moderna uno dei più importanti artisti del XVIII secolo, nonché uno dei pittori più illustri della storia dell’arte francese. Allievo del pittore P.J. Cazes (1676- 1754), che abbandonò presto per lavorare nella bottega di Noël-Nicolas Coypel, maturando interessanti esperienze come aiutante di J.B. van Loo nel restauro degli affreschi del Primaticcio a Fontainebleau. Nel 1728 Chardin viene ammesso alla Royal Academy come “pittore di animali e frutta”, specializzazione che prediligeva l’artista, anche se era una qualifica secondaria nel mondo artistico dell’epoca. Per essere ammesso all’Accademia, Jean-Baptiste Chardin presenta due dipinti ” Rayfish” e “Il buffet” opere nello stile tradizionale olandese e fiammingo di “Natura Morta”, personalmente rivisitata e rallegrata dalla presenza di animali. Verso il 1730 Chardin comincia ad avere un certo successo nonostante il suo stile molto diverso dalla corrente principale della pittura francese del tempo. I suoi lavori trattano soggetti di genere: piccole umili scene della vita quotidiana del popolo parigino, al quale lui stesso apparteneva. Questi dipinti raffigurano donne al lavoro in cucina, bambini che giocano tranquilli, madri che servono a tavola, semplici scene senza dramma e senza svolazzi emotivi, che Chardin riproduce con dignità e umanità. Questo aspetto della vita non si era mai visto nel lavoro degli artisti alla moda, che frequentavano giudici e aristocratici e che producevano lavori a scopo decorativo, eleganti e sensuali. Anche gli intenditori ed i collezionisti acquistato i suoi lavori, tanto che le riproduzioni dei suoi dipinti diventano estremamente popolari, superando la visione aristocratica di Jean-Baptiste Greuze, piena dei luoghi comuni tipici dei ceti superiori, nella critica alla borghesia, preparando il campo ai valori della rivoluzione. Fra i migliori esempi della sua pittura di genere sono da ricordare “The Grace” (ca. 1740), acquistato dal re Louis XV; “Bambini con Top” (1738) e “Back from the Market” (1739). Anche se Chardin non è mai stato un pittore decorativo rococò, come François Boucher e Jean Honoré Fragonard, la sua tecnica semplice e insieme raffinata con l’uso dei bianchi a densi impasti e la ricerca di luminosità attraverso le tonalità preziose del colore, sono manifestazioni del gusto artistico dell’epoca. Jean-Baptiste Chardin è altrettanto famoso per le nature morte, che ha continuato a dipingere durante tutta la sua vita, dipinti nei quali il pittore inseriva alcuni oggetti semplici come ad esempio utensili da cucina in rame, un bicchiere da vino, una ciotola di ceramica, una pesca, che danno una luce particolare alle composizioni come “natura morta con pipa” e “Cucina, natura morta”. Il pittore che nel 1743 era stato nominato da Luigi XV, cancelliere dell’Accademia Reale, nel 1757, come riconoscimento al suo impegno per la rivitalizzazione dell’accademia, il re gli concesse un appartamento al Louvre, che già ospitava l’Accademia Reale di Pittura e Scultura, e nel 1768 una pensione. Anche se, verso i settant’anni, la vista di Chardin si era indebolita, il pittore continua a dipingere usando i pastelli, producendo durante gli ultimi anni della sua vita ritratti di una finezza sorprendente. Jean-Baptiste Chardin morì a Parigi il 6 dicembre 1779, riconosciuto come uno dei grandi maestri del Settecento francese e la stessa pittura dell’Ottocento ha riconosciuto in lui una delle sue principali fonti di ispirazione.
Fonte
http://www.settemuse.it/pittori_scultori_europei/jean_baptiste_chardin.htm
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(Denis Diderot[1]) |