il fiume
Un rinvenire improvviso prima di affogare, l’indice sul grilletto e i biscotti integrali. Mi siedo un attimo a guardare le stelle: ci sono Pegaso e Andromeda d’estate. Lascio la pistola perché non voglio più sparare. Muoio così, mangiando un biscotto. Sa un po’ di cannella. Non mi è mai piaciuta la cannella. C’è un portaposate sotto il letto. È molto grande, doveva contenere un set per almeno quindici persone. Se non di più. Ma è diventato un forziere pieno di tesori. Ci sono molte cose nel portaposate: un pezzo di moquette verde, delle forbicine portachiavi che si piegano, uno scatolino blu con un cigno e una pallina, bottoni vari, una cordicella strappata a una felpa non mia che ho usato come bracciale finchè non si è spezzata, tutte le sette carte dei gelati magnum, quelle dei peccati capitali, biglietti di treni e concerti, pupazzetti dell’uovo kinder. C’è anche una boccetta di profumo a forma di pecorella, in ceramica. Era della nonna. Il profumo è evaporato anni fa, ma se la svito ancora si sente. Mi fa pensare alle lenzuola bianche e al Portogallo. Svito la pecorella molto di rado e solo in certi momenti: ho sempre paura di non trovare più quel profumo. Ogni volta col cuore in gola mi preparo al nulla, alla delusione dell’amigdala. E quando poi arriva è come una carezza. La carezza più dolce. E non m’importa di niente. Chiudo gli occhi e sono bambina. Corro lungo il fiume con un vestito bianco fino alla prima lucciola. È sempre giugno e non si distinguono le stelle dalle lucciole, ad un certo punto. Ho il terrore di non poter più tornare lì e spero di trovare un’altra strada quando l’ultimo spettro del profumo magico si sarà dissolto. A volte mi sveglio marcendo, già con i vermi dentro e addosso. In Africa mi direbbero di mangiare l’aglio, ma non mi è mai piaciuto l’aglio. Alla bocca dello stomaco i prodromi della fissione. Mi sono sentita come nel Minnesota a compilare un questionario. Ero così felice prima. Poi la nitroglicerina. Per tutte le cose che si perdono e le grandezze scalari. Per la semantica componenziale e le donne sul comodino. Una dentro l’altra come le matrioske russe. Sempre più grandi. Devo fare il tetris: libro occhiali agenda penna bambole. Ma non comprerò un comodino nuovo. Nei miei incubi peggiori una matrioska russa mi si chiude intorno e muoio soffocata. Voglio solo il mio profumo e le lucciole. Mi è sempre dispiaciuto non poter portare nessuno con me, sul fiume.
Delia Cardinale