L’esistenzialismo in una tazzina di caffè, tratto da Godard
Due o tre cose che so di lei
Godard
Dov’è dunque la verità?
Di fronte o di profilo?
Ma soprattutto, cos’è, un oggetto?
Forse un oggetto
è un legame che ci permette di passare da un soggetto all’altro,
di vivere in società, di stare insieme
Ma poiché i rapporti sociali sono sempre ambigui
e il pensiero così come unisce, separa.
E le parole uniscono per quello che esprimono
e separano per quello che omettono.
C’è un grande abisso
Che separa la certezza soggettiva
Dalla verità oggettiva degli altri
Poiché so di essere colpevole
Anche se mi sento innocente
Poiché ogni evento trasforma
La mia vita quotidiana
Poiché sbaglio a comunicare, a capire.
Ad amare o essere amato
Poiché ogni fallimento mi confina nella solitudine.
Poiché…
Poiché non posso sottrarmi all’obiettività che mi schiaccia
né alla soggettività che mi esilia
Poiché non posso innalzarmi fino all’essere
né cadere nel nulla
devo ascoltare, devo guardare
intorno a me più che mai
il mondo, il mio simile, mio fratello
Guardo il mondo, oggi che le rivoluzioni sono impossibili
minacciato da guerre sanguinose,
dove il capitalismo perde la certezza dei suoi diritti
e la classe operaia rinuncia ai suoi
dove le conquiste folgoranti della scienza
fanno del futuro una presenza ossessiva
il futuro è più presente del presente
e le lontane galassie sono alla mia porta
guardo i miei simili i miei fratelli
dov’è l’inizio? L’inizio di cosa?
Dio creò il cielo e la terra.
Certo. E’ comodo e facile.
Cosa posso dire di più?
Dire che i limiti della lingue sono quelli del mondo,
che i limiti della mia lingua
sono quelli del mio mondo
e che parlando limito il mondo
lo finisco.
E quando la morte, logica e misteriosa,
romperà questi limiti…
non ci saranno né domande né risposte
tutto sarà confusione
Ma se le cose avranno contorni netti
non sarà grazie alla rinascita della coscienza
tutto deriva da questo