Rapita
nello specchio dei tuoi occhi
respiro
il tuo respiro.
E vivo 

Saffo

[…] Innanzi tutto, se vuoi essere amato, renditi amabile; ma per questo non ti basta la bellezza fisica: se vuoi conservare l’amore della tua donna e non farti lasciare da lei, aggiungi doti morali all’avvenenza del tuo corpo. Questa infatti è effimera, col tempo sfiorisce e si consuma. Bianchi saranno tra poco i tuoi capelli; il tuo viso, oh bello, sarà scavato dalle rughe. Perciò ti conviene rafforzare lo spirito, la mente e la capacità espressiva, che non invecchiano. Il grande Ulisse non era bello; eppure grazie alla sua eloquenza fece innamorare di sé la ninfa Calipso e la maga Circe. I cuori si conquistano con la dolcezza dell’animo, non con l’irruenza del corpo. Con la tua donna sii sempre tenero, rivolgile parole affettuose, non farle mai mancare le carezze. Evita i litigi con lei; se ti provoca, tu sopporta con pazienza, non essere duro, agisci con saggezza, vedrai che prima o poi diventerà più docile: se usi il senno, a nuoto puoi attraversare un fiume, ma non ci riesci se, stoltamente, cerchi di attraversarlo controcorrente. Se lei resiste, tu cedi: cedendo, ne uscirai tu vincitore. Fai sempre e solo tutto ciò che vuole. Se critica qualcuno, criticalo anche tu; ciò che lei approva, approvalo pure tu; ciò che lei dice, dillo pure tu; ciò che nega, negalo anche tu. Lei ride? Allora ridi pure tu; se piange, ricordati di piangere anche tu: sia lei a dare l’espressione al tuo volto. Quando giocate, fai vincere lei. Quando piove, falla riparare sotto il tuo ombrello. Falle largo tra la folla. Reggile lo specchio quando si pettina. Fai questo ed altro per la tua donna, non essere arrendevole né pauroso: l’amore disprezza i pigri e i vili, l’amore è una milizia, la mano della gente fiacca non impugni le sue bandiere! Le notti in bianco, le tempeste, i lunghi cammini, le più dure fatiche attendono chi è disposto ad affrontare questa guerra. Spesso dovrai sopportare la pioggia e il vento e dovrai giacere, infreddolito, sulla nuda terra. Dovrai anche umiliarti, ricorrere agli espedienti pur di raggiungere il tuo obiettivo. Butti via l’orgoglio chi vuole il lungo amore! Se sul tuo percorso trovi una porta chiusa, passa intrepidamente attraverso una finestra oppure calati dal tetto; il tuo coraggio sia pegno d’amore per la tua donna.

[…]

Tornando a noi, non ti venga mai in mente di criticare, nella tua donna, i suoi difetti. Piano piano ti ci abituerai e non ci farai più caso: le narici disavvezze sentono la puzza del cuoio, ma poi, gradualmente, non l’avvertono più. È utile inoltre attenuare i difetti con paroline adatte: alla donna che ha la pelle nera come il carbone, dirai che ce l’ha di un bel colorito bronzeo; chiama snella colei che non si regge in piedi per quanto è magra, agile la nanerottola e bene in carne la cicciona. Insomma, copri ogni difetto col pregio che più gli assomiglia. Per lo stesso motivo, non domandarle mai l’età, specialmente quando questa è avanzata. E comunque non disprezzare le donne avanti con gli anni, perché con l’esperienza esse sanno sopperire alla bellezza che sfiorisce. Cerca di controllarti più che puoi e ritardare così il culmine del piacere. Le zone del suo corpo dove vedi che lei prova più godimento accarezzale più delle altre: vedrai gli occhi di lei farsi lucenti di tremulo fulgore, come i raggi del sole spesso risplendono sullo specchio dell’acqua. E subito verranno i suoi lamenti, il delizioso sussurro, il gemito così dolce a udirsi, le sue parole eccitate. Ma tu bada di non navigare troppo a gonfie vele e lasciare lei dietro di te; bensì correte fianco a fianco fino alla meta. Il godimento è pieno quando tu e lei soccombete simultaneamente. Se invece vedi che il tuo indugio rischia di abbassare la sua passione, allora spingi con più forza sui remi, sprona il tuo cavallo in corsa. Ecco, finita è ormai la mia fatica. Grati, o giovani, assegnatemi la palma, cingete i miei capelli con una corona di mirto per la mia grandezza nell’arte amatoria. Uomini, in me esaltate il vostro vate, cantatemi inni di lode, il nome mio cantate per tutto l’universo! Ma chi di voi, usando la armi che gli ho dato, riuscirà a vincere l’amore della donna, su quelle spoglie conquistate scriva “Mi fu maestro Ovidio”.

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Fu la stessa Venere che mi comandò di educarvi. La dea mi apparve e disse: «Che cosa hanno fatto di tanto male le povere donne per meritarsi di essere abbandonate indifese e inermi, in balia degli uomini armati? Con i tuoi due libri hai addestrato gli uomini; ora ammaestra le mie fanciulle!» Pertanto, o donne, finché Venere mi ispira, ascoltate, liberamente, i miei insegnamenti. Finché siete giovani, godetevi la vita! La giovinezza è come l’onda, che dopo che è passata non ritorna più. Verrà il tempo in cui tu, che ora respingi i corteggiatori, giacerai vecchia e sola nel tuo letto. Nessuno più ti regalerà fiori. Come appassisce presto, ahimè, il tuo viso a causa delle rughe; come sbiadisce il bel colore che ti rese bella! E in poco tempo i capelli t’imbiancheranno tutta la testa. Non arrossite, donne, per i vostri amori! Non negate le vostre grazie a coloro che ardentemente vi desiderano! Ammesso che lo facciano solo per sesso, che cosa ve ne esce? Quand’anche fossero mille uomini a coinvolgervi nell’amplesso, voi non ci perdereste nulla. Il ferro si consuma, col tempo anche la pietra si logora: ma quella parte resiste bene in voi, non teme alcun danno. Chi di voi avrebbe motivo di negare di sottrarre una scintilla dal proprio lume? Chi avrebbe timore di prosciugare le infinite acque del mare? Con questo non voglio indurvi alla prostituzione: voglio soltanto togliervi un terrore immotivato. Fatta questa premessa, comincio a darvi i miei precetti. Innanzi tutto, abbiate cura del vostro corpo. Poche sono le donne che da Iddio hanno avuto il dono della bellezza; tutte le altre la bellezza se la devono costruire per mezzo di artifici, tra cui quello di vestirsi bene. Ma evitate vesti lussuose e gioielli troppo preziosi, in quanto l’eccessiva ricchezza a volte tiene lontani noi uomini e ci spaventa. Ciò che viceversa ci attrae è la semplice eleganza. Tenga la donna in ordine i capelli: sono le mani a dare la bellezza, sono le mani a toglierla. In vari modi si possono acconciare; ciascuna donna scelga la foggia più adatta a sé, facendosi consigliare dallo specchio: un viso lungo vuole soltanto la scriminatura su fronte sgombra; un viso rotondo esige che i capelli vengano raccolti in alto, affinché le orecchie rimangano scoperte. Un altro viso vorrà le chiome sciolte sulle spalle, come le porta Apollo quando canta con la lira in mano; le porti un’altra legate alla maniera di Diana [la dea della caccia e dei boschi]. A qualcuna si addicono capelli voluminosi; a qualcun’altra lisci e appiattiti. A una piace decorarli con una spilla, all’altra farli ondulati. Ma come le ghiande di una quercia, le api del monte Ibla [in Sicilia] e i lupi che vivono sulle cime dei monti, così sono innumerevoli le diverse acconciature, e ogni giorno che passa ne nascono mille nuove ancora. Tuttavia a volte si fa più colpo coi capelli un po’ scompigliati; ad esempio, Ercole, quando vide Iole un po’ spettinata, disse: «Ecco chi amo!» Madre Natura con voi donne è benigna, giacché, se da un lato vi offende, dall’altro lato vi dà i mezzi per rimediare alle offese: i capelli che vi tingete per coprire la canizie sembrano più belli di quelli naturali; qualcuna di voi, per sostituire i capelli che non ha, va a spasso coi capelli di un’altra, che ha comprato al mercato [ai tempi di Ovidio era possibile farlo]. Noi uomini invece non sappiamo nascondere i nostri difetti. L’età crudele ci strappa i capelli, a poco a poco cadono tutti come foglie al vento. Riguardo ai vestiti, o donne, scegliete quelli che più vi si adattano: i colori scuri si addicono a chi ha la pelle bianca come la neve; al contrario, il bianco si confà alle pelli scure. Badate anche che le vostre ascelle non puzzino di capra e che sulle vostre gambe non vi siano ispidi peli. Prendetevi cura pure dei vostri denti, non fateli diventare neri a causa della negligenza, e sciacquatevi la bocca ogni mattina. Altri tipi di rimedi li conoscete meglio di me, come quello di usare certi prodotti per schiarire il viso o, se questo è pallido, per renderlo più colorito; oppure ancora quello di marcare le sopracciglia affinché appaiano meno sottili. Ma state accorte che l’uomo non vi colga mai coi vasetti dei vostri cosmetici! L’arte che vi fa belle sia segreta; chi non si schiferebbe infatti nel vedervi tutte untuose con le creme spalmate sulla pelle durante i vostri trattamenti di bellezza? Spesso le cose che quando sono ultimate ci piacciono, in corso d’opera, viceversa, ci disgustano: le belle statue scolpite da Mirone [scultore dell’antica Grecia, autore, tra l’altro, del famoso Discobolo] un tempo furono massa informe e inespressiva, e per forgiare l’anello occorre battere a lungo l’oro. Cercate di celare i vostri difetti: a te che sei bassa di statura, conviene stare seduta, per non sembrare già seduta in piedi; se sei troppo magra, indossa vestiti ampi e lascia il mantello aperto sulle spalle. Gesticola poco se hai le mani grosse; se hai l’alito cattivo, non parlare mai a digiuno e stai a debita distanza dall’uomo. Se hai dei brutti denti, evita di ridere; e anche se ce li hai belli, cerca di ridere con grazia e delicatezza; ci sono donne infatti che per il troppo fervore con cui sghignazzano sembra che piangano; e ce n’è qualcuna che quando ride emette un suono così sgradevole che pare la somara quando è legata alla macina. Imparate anche a camminare con eleganza, come si conviene a una donna; il portamento gioca un ruolo importante nelle vostre grazie: a seconda dei casi, respinge o attira chi vi non vi conosce. Lasciate nuda parte della spalla e la zona alta del braccio; ciò dona, soprattutto se la pelle è candida: a questa vista, io personalmente sono spinto in maniera irresistibile a coprire di baci la parte scoperta.

[…]

Imparino inoltre la mie fanciulle a cantare: a molte fece da ruffiana, più che la bellezza fisica, la voce. Né dubiti nessuno ch’io non voglia esperta la donna nel ballo: chi dimena con scioltezza i propri fianchi manda in visibilio gli spettatori. Utile vi è pure, o donne, la folla; uscite spesso di casa. La lupa si lancia nel gregge per prendere un’agnella, sugli stormi si getta l’aquila in volo: allo stesso modo si mostri in pubblico la donna, affinché tra tanti uomini ve ne sia almeno uno che s’innamori di lei! Spesso la donna trova marito al funerale del proprio marito; perciò conviene che ella ci vada coi capelli curati e che si mostri molto commossa e addolorata, affinché appaia più piacente e sensibile. Evitate però, donne, l’uomo agghindato o con i capelli troppo curati: ciò che dice a voi l’ha già detto a mille altre donne. Il suo amore è vagabondo, non sa fermarsi in uno stesso luogo. Che ve ne fate di chi è incostante più di voi stesse e forse innamorato di qualche effeminato come lui? Date retta a me che ho molta esperienza: state alla larga da questo tipo di uomo! Non fatevi ingannare dai suoi capelli profumati né dalla fascia che si mette sulla fronte per coprire le rughe né dai suoi vestiti lussuosi né dagli anelli che gli ornano le dita. La vostra porta non si apra mai all’uomo imbroglione. Se lui ti fa promesse solo a parole, anche tu fai altrettanto; se poi mantiene con i fatti le promesse, donagli prontamente il piacere che avete pattuito. Quando ti scrive lettere, cerca di capire se le sue parole sono sincere o false. Prima di rispondergli, aspetta un po’: l’ansia dell’attesa alimenta l’amore; ma sii prudente, che l’indugio sia breve. A chi t’implora non promettere troppo facilmente né rifiutare troppo bruscamente ciò che ti chiede; lascialo sperare e temere allo stesso tempo. Cercate pure, o donne, di soffocare l’ira e la superbia, giacché vi deformano l’espressione del viso: ad accendere l’amore è la dolcezza di uno sguardo amico. Credete a me che sono esperto: l’uomo non sopporta l’atteggiamento spocchioso e sprezzante. Inoltre noi uomini rifuggiamo dalle donne malinconiche: solo la donna allegra c’innamora! E vado avanti fino in fondo: ormai ho aperto la porta ai miei nemici [cioè alle donne]: mi rendo conto che così facendo ho commesso un tradimento [verso gli appartenenti al suo sesso, cioè gli uomini], ma ciò che vi ho promesso lo manterrò. L’amore troppo facile difficilmente si gode a lungo. Alle vostre concessioni alternate perciò qualche rifiuto. Lasciate ogni tanto che il corteggiatore vi preghi: a noi uomini non piace il dolce, il nostro appetito è stimolato dall’amaro. Affonda a picco una barca sospinta da un vento troppo favorevole. Per questo motivo l’amore della moglie è fuori dalla logica: infatti il marito ce l’ha ogni volta che vuole. Ponete una porta tra voi e l’uomo; ditegli senza pietà: «Oggi non puoi!» Respinto, in lui l’amore ritornerà più forte. Ma adesso buttate via le armi smussate, e avanzate in campo con quelle affilate, i cui colpi, ahimè, feriranno anche me stesso che vi sto insegnando a darli! Finché il nuovo spasimante non è caduto nelle vostre reti, lasciategli l’illusione che siete sue. Solamente dopo egli si accorga dei suoi rivali, e sappia di dovervi dividere con loro. Senza questa strategia l’amore invecchia presto. Il cavallo di razza irrompe nella pista quando vede che vi si trovano altri cavalli in corsa che può raggiungere e superare. Benché languido, il fuoco alimentato dalla gelosia è tale che basta una piccola causa per farlo divampare. Per quanto mi riguarda, ve lo confesso, amo soltanto quando vengo tradito.

Ovidio, Ars Amatoria, libri I, II, III.

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