Le notti bianche
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[…] Dall’altro lato del marciapiede non lontano dalla mia sconosciuta spuntò fuori improvvisamente un signore in frac di età rispettabile ma non si potrebbe dire altrettanto della sua andatura. Camminava barcollando e con prudenza si appoggiava al muro. La ragazza si mise a camminare come una freccia in fretta e furia trepidante come di solito camminano tutte le ragazze che non vogliono che qualcuno proponga loro di accompagnarle a casa di notte e di sicuro il barcollante signore non l’avrebbe raggiunta in nessun caso se il mio destino non gli avesse ispirato di ricorrere a mezzi più risolutivi. Ad un tratto senza dire nemmeno una parola il signore partì di scatto e si mise a correre a tutta velocità per raggiungere la mia sconosciuta. Lei filava come il vento ma il signore vacillante stava per raggiungerla la raggiunse; la ragazza gridò e… benedico il destino per l’eccellente bastone nodoso che quella volta tenevo nella mia destra. In un attimo mi trovai dall’altra parte del marciapiede in un attimo lo sconosciuto capì la situazione si rese conto delle temerarie circostanze si fermò in silenzio e soltanto quando ormai noi fummo molto lontani strepitò in termini assai energici. Ma le sue parole ci arrivavano appena.
“Datemi il braccio”dissi alla mia sconosciuta e quest’uomo non oserà più molestarvi.
Senza dire una parola mi porse il braccio ancora tremante dall’agitazione e dallo spavento. Oh sconosciuto signore come ti benedissi in quel momento! La guardai di sfuggita: era una bruna molto carina; avevo indovinato; sulle sue ciglia nere luccicavano ancora le lacrime del recente spavento o del dolore di prima? Non so. Ma sulle sue labbra brillava già un sorriso. Anche lei mi guardò di sottecchi arrossì leggermente e abbassò gli occhi.
“Ecco vedete perché siete scappata poco fa? Se fossi stato qui non sarebbe successo nulla.”.
“Ma io non vi conoscevo: pensavo che anche voi.”.
“E ora forse mi conoscete?”.
“Un po’. Ecco ad esempio perché tremate?”.
“Oh voi avete indovinato fin dal primo momento!”risposi esaltato dall’intelligenza della mia ragazza: questa non nuoce mai alla bellezza. “Sì fin dal primo sguardo avete capito con chi avevate a che fare. Certo sono timido con le donne sono agitato non voglio negarlo non meno di quanto lo siete stata voi quando quel signore vi ha spaventata… Ora mi sento assalito dal panico. E’ come un sogno ma nemmeno in sogno avrei immaginato di parlare un giorno con una donna”.
“Come? Davvero?.”.
“Proprio così! Se la mia mano trema è perché mai una mano così graziosa e piccola come la vostra l’aveva stretta. Ho perso completamente l’abitudine di stare con le donne; anzi non ho mai avuto quest’abitudine; sapete vivo da solo… Non so nemmeno come parlare con loro. E nemmeno ora lo so. Non vi ho detto per caso qualche sciocchezza? Ditemelo sinceramente; vi avverto che non sono permaloso.”.
“No nessuna nessuna anzi. E visto che mi chiedete di essere sinceravi dirò che alle donne piace una timidezza così; e se volete saperne di più vi dirò che anche a me piace e io non vi manderò via finché non sarò arrivata a casa”.
“Voi mi fate” cominciai respirando con l’affanno per la gioia “perdere subito la mia timidezza e allora addio a tutti i miei mezzi!.”.
“Mezzi? Che mezzi per che cosa? Eccolo trovo sciocco”.
“Perdonate non lo farò più; mi è scappato di bocca ma come volete che in un momento simile non ci sia il desiderio.”.
“Di piacere non è vero forse?”.
“Insomma sì ma siate buona. Giudicate chi sono io! Ho già ventisei anni e non ho mai visto nessuno. E allora come posso parlare bene con disinvoltura e a proposito? E anche voi vi sentirete più a vostro agio quando tutto sarà chiaro alla luce del sole… Non posso tacere quando il cuore parla dentro di me.
Be’non importa… Credetemi nemmeno una sola donna mai mai!
Nemmeno una conoscenza! E io sogno ogni giorno che finirò per incontrare qualcuna. Oh se voi sapeste quante volte sono stato innamorato in questo modo!.”.
“Ma come di chi?.”.
“Di nessuno di un ideale che mi appare in sogno. Sognando creo interi romanzi. Oh voi non mi conoscete! E’ vero non si può vivere senza sognare ho incontrato due o tre donne ma che donne possono essere state? Erano una specie di locatrici tali che…
Ma voi riderete di me se vi racconto che qualche volta ho pensato di attaccare discorso così semplicemente con qualche aristocratica per strada ovviamente quando non era accompagnata; pensavo naturalmente che avrei iniziato a parlare timidamente con rispetto e con passione; le avrei detto che da solo stavo per morire così lei non mi avrebbe scacciato che non avevo alcun modo di conoscere una donna; le avrei ispirato l’idea che la donna ha il dovere di non respingere la timida preghiera di un uomo infelice come me. Che infine tutto ciò che io chiedevo non erano altro che due parole fraterne dette con sentimento di partecipazione chiedevo solo di non scacciarmi al primo approccio di credere a ogni mia parola di ascoltare ciò che le avrei detto di ridere di me se le facesse piacere ma di lasciarmi la speranza di dirmi due parole solo due parole e poi potevamo anche non incontrarci mai più!.. Ma voi ridete! Del resto lo racconto solo per farvi ridere.”.
“Non irritatevi; io rido solo perché voi siete nemico di voi stesso e se voi aveste tentato ciò che avevate in mente ci sareste riuscito anche se tutto fosse dovuto accadere per strada; più semplicemente le cose avvengono meglio è… Mai una donna di indole buona a meno che non fosse poco intelligente o magari irritata in quel momento si deciderebbe a mandarvi via senza quelle due parole che voi supplicate con tanta timidezza… Che dovrei dire? Certo vi avrei preso per un pazzo giudicando dal mio punto di vista. Eppure so bene come gli uomini vivano in questo mondo!”.
“Oh vi ringrazio”mi lasciai sfuggire un’esclamazione voi non immaginate quel che avete fatto per me, ora!.
“Bene bene! Ma ditemi come avete capito che io sono una donna con la quale… insomma una donna che voi avete considerato degna… di attenzione e di amicizia… In una parola non una locatrice come le chiamate; perché avete deciso di avvicinarmi?”.
“Perché? Perché? Ma voi eravate sola quel signore sembrava troppo ardito ed è notte: voi stessa dovete convenire che questo era un dovere.”.
“Nono ancora prima là dall’altro lato. Non volevate già avvicinarmi?”.
“Là da quell’altro lato? Davvero non saprei come rispondervi; ho paura… Sapete oggi ero felice: camminavo cantavo; ero stato fuori città; fino ad allora non avevo mai vissuto attimi così felici. Voi… ma forse era solo un’impressione… Perdonate mise ve lo ricordo: ho avuto l’impressione che voi piangeste e io…
io non potevo ascoltare quel… Mi si è stretto il cuore… Oh Dio mio! Non posso forse rattristarmi per voi? Era forse un peccato provare un senso di compassione fraterna per voi?.
Perdonate ho detto compassione… Insomma in una parola ho potuto forse offendervi per il fatto che ho pensato di avvicinarmi a voi?.”.
“Basta non aggiungete altro…”disse la ragazza abbassando gli occhi e stringendo la mia mano. “Io stessa sono colpevole per aver incominciato a parlare di questo ma sono anche contenta di non essermi sbagliata su di voi… Eccomi già a casa mia; devo andare da questa parte nel vicolo; di qui sono due passi… Addio vi ringrazio…”.
“E’ possibile è possibile che non ci vedremo mai più?… Che il nostro incontro rimanga così?”.
“Vedete”disse ridendo la ragazza all’inizio volevate solo due parole, e adesso… Del resto, io non vi dirò nulla… Forse ci incontreremo ancora….
“Verrò qui domani”dissi io. “Oh perdonate mi io lo pretendo già…”.
“Sì voi siete impaziente… voi quasi pretendete…”.
“Ascoltate ascoltate!”l’interruppi. “Perdonatemi se vi dirò ancora qualcosa… Ecco vedete: domani non potrò non venire qui.
Io sono un sognatore; ho vissuto così poco la vita reale che attimi come questi non posso non ripeterli nei sogni. Vi sognerò per tutta la notte per tutta la settimana per tutto l’anno.
Sicuramente domani ritornerò qui proprio qui in questo posto e proprio a quest’ ora e sarò felice ricordando quello che è successo. Già questo posto mi è caro. A Pietroburgo esistono già due o tre di questi posti. Una volta mi sono messo persino a piangere al ricordo come voi… Perché forse chissà anche voi dieci minuti fa piangevate per un ricordo… Ma perdonate mi ho divagato di nuovo; voi forse una volta siete stata qui particolarmente felice…”.
“D’accordo”disse la ragazza anch’io verrò qui domani per le dieci. Vedo che ormai non ve lo posso vietare… Ecco di che si tratta, io domani devo trovarmi qui; non pensate che vi abbia dato un appuntamento qui; vi avverto che devo essere qui per motivi miei. Ma ecco… ve lo dico sinceramente: anche se voi verrete, non ci sarà nulla di male; in primo luogo, ci potrebbe essere, come oggi, qualche episodio spiacevole, ma lasciamo perdere… In una parola, vorrei semplicemente rivedervi… per dirvi due parole. Solo badate a non giudicarmi male, adesso. Non pensate che io dia appuntamenti con tale facilità… L’avrei anche fatto se…
Ma lasciamo che questo resti il mio segreto! Ma prima facciamo un patto….
“Un patto! Parlate dite dite tutto prima; io acconsento a tutto sono pronto a tutto”esclamai estasiato io rispondo di me stesso, sarò obbediente, rispettoso… voi mi conoscete….
“Proprio perché vi conosco vi invito domani” disse ridendo la ragazza. “Vi conosco perfettamente ma guardate venite ad un patto: in primo luogo (siate solo così buono da fare ciò che vi chiederò vedete io vi parlo con ogni franchezza)non vi dovete innamorare di me… Vi assicuro che non è possibile. Sono pronta a darvi la mia amicizia eccovi la mia mano… Ma innamorarsi non è possibile vi prego!”.
“Ve lo giuro!”esclamai afferrando la sua piccola mano…
“Basta non occorre giurare so benissimo che siete capace di prendere fuoco come polvere. Ma non giudicatemi male se vi parlo così. Se voi solo conosceste… Anch’io non ho nessuno con cui scambiare una parola a cui chiedere un consiglio. Di sicuro non devo cercare un consigliere per strada ma voi siete un’eccezione.
Io vi conosco così bene come se fossimo amici da vent’anni… E davvero voi non cambierete dopo?…”.
“Vedrete… solo non so come farò a vivere le prossime ventiquattr’ore”.
“Dormite bene; buona notte e ricordate che vi ho dato la mia fiducia. Poco fa l’avete detto così bene che bisogna rendere conto di ogni sentimento perfino di una compassione fraterna!
Sapete questo l’avete detto così bene che subito mi è balenato il pensiero di confidarmi con voi…”.
“Per amor di Dio di che cosa?”.
“A domani. Per ora dovrà essere un segreto. Meglio per voi anche se da lontano potrà sembrare un romanzo. Forse domani vi dirò tutto forse no… Parleremo ancora così ci conosceremo meglio…”.
“Oh sì domani io vi racconterò tutto di me! Ma che cos’è questo?
Come se mi accadesse un miracolo… Dove sono Dio mio? Ma ditemi non siete scontenta per non esservi arrabbiata come avrebbe fatto un’altra donna e per non avermi scacciato fin dal primissimo istante? In due minuti mi avete fatto felice per sempre. Sì felice perché dovete saperlo forse mi avete riconciliato con me stesso avete sciolto i miei dubbi… Forse mi accadono istanti simili… Sì domani io vi racconterò tutto voi saprete tutto tutto…”.
“D’accordo accetto; inizierete voi…”.
“Va bene”.
“Arrivederci!”.
“Arrivederci!”.
Ci separammo. Andai in giro tutta la notte; non potevo decidermi a ritornare a casa. Mi sentivo così felice… A domani!
[…]
“Nasten’ka! Solo?”.
“Solo! Vi sembra poco siete così insaziabile?”.
“Poco? Anzi è molto molto moltissimo Nasten’ka mia cara ragazza. Fin dalla prima volta voi siete diventata per me Nasten’ka!”.
“Che dite? Davvero?”.
“Ecco ascoltate Nasten’ka che storia ridicola ne viene fuori”.
Mi sedetti vicino a lei assunsi un atteggiamento serio da uomo meticoloso e cominciai a raccontare così come si scrive nei libri:
“Esistono a Pietroburgo Nasten’ka alcuni strani angolini anche se voi non li conoscete. In quei posti sembra che non arrivi quel sole che brilla per tutti gli abitanti di Pietroburgo ma un altro sole quasi ordinato appositamente per quegli angolini e risplende di una luce diversa particolare. In quegli angolini cara Nasten’ka sembra svolgersi una vita diversa che non somiglia affatto a quella che ribolle intorno a noi una vita come potrebbe svolgersi nel trentesimo regno di fiaba e non da noi nella nostra epoca così seria e così dura. Ecco questa vita è un miscuglio di elementi puramente fantastici ardentemente ideali e ahimè Nasten’ka di elementi banalmente prosaici e abitudinari per non dire inverosimilmente volgari”.
“Oh Signore Iddio! Che introduzione! Che cosa sentirò ancora?”.
“Sentirete Nasten’ka (credo che non smetterò mai di chiamarvi Nasten’ka) sentirete che in questi angolini vivono degli uomini strani dei sognatori. Il sognatore, se serve una definizione precisa non è un uomo ma sapete una specie di essere neutro. Si stabilisce prevalentemente in un angolino inaccessibile come se volesse nascondersi perfino dalla luce del giorno e ogni volta che si addentra nel suo angolino vi aderisce come la chiocciola al guscio e diventa simile a quell’animale divertente chiamato tartaruga che è nello stesso tempo un animale e una casa. Perché pensate che egli ami tanto le sue quattro pareti dipinte immancabilmente di verde affumicate tetre annerite all’inverosimile? Perché questo signore ridicolo quando va a trovarlo uno dei suoi rari conoscenti (e va a finire che tutti i suoi conoscenti si trasferiscono da qualche altra parte) gli va incontro così confuso così alterato in volto e in preda a un tale turbamento come se avesse appena commesso un crimine tra le sue quattro pareti come se avesse fabbricato banconote false o avesse mandato dei versi a qualche rivista insieme ad una lettera anonima nella quale dichiara che veramente il poeta è ormai defunto ma che un amico ritiene sacro dovere di far pubblicare l’opera poetica dello stesso? Perché ditemi Nasten’ka la conversazione tra i due non lega? Perché dalla lingua dell’improvviso ospite e dell’amico titubante non esce fuori una risata o una parolina ardita? Eppure gli piace molto ridere gli piacciono molto le paroline audaci i discorsi sull’altro sesso e su altri argomenti divertenti. Perché infine questo amico probabilmente conosciuto da poco alla prima visita (perché in questo caso non ve ne sarà un seconda né vi sarà un altro conoscente a fargli visita) si turba tanto si irrigidisce nonostante il suo animo scherzoso (se lo possiede) guardando il viso allarmato del padrone di casa il quale a sua volta ha già fatto in tempo a smarrirsi ed a perdere completamente la bussola dopo sforzi eroici ma vani per ravvivare e dare brio alla conversazione per dimostrare da parte sua una certa familiarità con le conoscenze della buona società per parlare del bel sesso e magari per condiscendenza per rendersi simpatico a quel poveretto fuori posto capitato da lui in visita per errore?
Perché infine l’ospite afferra improvvisamente il cappello e se ne va in gran fretta ricordandosi ad un tratto di un affare estremamente urgente che non è mai esistito e in qualche modo libera la sua mano dalle strette ardenti del padrone di casa che in tutte le maniere cerca di mostrare un pentimento e di rimediare a ciò che sta perdendo? Perché l’amico appena fuori dalla porta scoppia in una risata e subito giura a se stesso di non andare più da quell’originale nonostante che quell’originale sia in fondo un ragazzo delizioso e nello stesso tempo in nessun modo può vietare alla sua immaginazione un piccolo piacere: quello di paragonare anche da lontano i lineamenti del recente interlocutore al momento del loro incontro con il muso di un gattino infelice maltrattato dai bambini spaventato infastidito in tutti i modi perfidamente imprigionato del tutto smarrito che finalmente è riuscito a nascondersi sotto una sedia al buio e lì per un’ora intera non fa che rizzare il pelo sbuffare e lavare il suo musetto offeso con le due zampe e a lungo considererà ancora in modo ostile la natura la vita e il boccone dal pranzo del padrone conservato per lui da qualche compassionevole domestica?”.
“Sentite”m’interruppe Nasten’kache per tutto il tempo mi aveva ascoltato con stupore con gli occhi e la piccola bocca aperti sentite, non so come tutto ciò sia potuto accadere e perché rivolgiate proprio a me domande così ridicole; ma so con sicurezza che tutte queste avventure sono successe proprio a voi, precisamente.
“Senza dubbio”risposi con un’espressione serissima in viso. […]
Fëdor Dostoevskij
Le notti bianche (in russo: Белые ночи), è un romanzo breve giovanile di Fëdor Dostoevskij, pubblicato per la prima volta nel 1848, al quale sono stato molto legato in passato, come alla trasposizione cinematografica del 1957 (Luchino Visconti), con un quanto mai adatto Mastroianni (il film segna la collaborazione tra i due, altrettanto appropriato è il Meursault de Lo straniero, sempre di Visconti, del 1967), e che ha segnato il passaggio, durante i miei studi universitari, da una visione del mondo e delle cose più esatta, geometrica ad una rassegnazione all’imperfezione delle definizioni e dei concetti; abituato alla chiarezza della logica, alla rigidità della filosofia del linguaggio, ero convinto che ci fosse una filosofia vera in grado di comprendere in maniera esatta e ferma lo stato di cose. Ciò causava instabilità prima di tutto nella mia anima come soggetto conoscente, poi nella realtà esterna, fugace proprio perché oggetto di una filosofia impossibile. Da un certo giorno in poi, trovandomi a Dublino, incastrato in una città straniera, non potendomi muovere per il motivo della famosa “nube islandese” che anni fa bloccò i voli per ritornare in Europa, avevo riscoperto il valore delle parole vaghe, così continuai in quella professione e lessi molta letteratura, più della stessa filosofia che studiavo. Dostoesvskij è il poeta dell’impotenza, della viltà, o del grottesco intriso di una vena inestirpabile di malinconia (Il sosia) insegna nelle sue lezioni la possibilità del ritiro dal confronto con gli altri esseri umani, più forti, non persi nel sottosuolo o semplici ragionatori come i compagni, finti, del sognatore, nelle sue notti pietroburghesi. Ma la dimensione del sogno, come quella di un gatto spaurito, non è soltanto da ridersi, può essere anche oggetto di imitazione, addirittura di venerazione. Per questo talvolta bisogna spogliarsi del proprio abito di cinismo, ritornare alla realtà altra, della pura bontà, di quell’assolutamente buono (L’idiota, Dostoesvskij ), che fa paura proprio per la sua completa trasparenza.
Giovanni Sacchitelli