La Guerra dei cafoni, è una favola ironica e spietata sul concetto di lotta tra Bene e Male con un cast di giovani (non) attori.

Non è un film per ragazzi La guerra dei cafoni. O meglio, non è solo un film per ragazzi.

Una commedia e un affresco sociale, un romanzo di formazione e una favola tratto dal romanzo di Carlo D’Amicis, storia di adolescenti ambientata in un Sud Italia incontaminato e metafisico a metà degli anni Settanta.
A Torrematta, territorio selvaggio e sconfinato in cui non vi è traccia di adulti, ogni estate si combatte una lotta tra bande: da una parte i figli dei ricchi, i signori, e dall’altra i figli della terra, i cafoni.
A capo dei rispettivi schieramenti si fronteggiano il Francisco Marinho e Scaleno.
Ma quell’anno Scaleno decide di ribellarsi all’atavica supremazia dei signori: prima spingendosi fino alla loro fortezza, poi chiamando al suo fianco Cugginu, un sinistro alleato che trasformerà la guerra da scontro fine a se stesso a terreno di conquista. Sotto l’influenza di Cugginu, incarnazione della moderna omologazione sociale, i cafoni non combatteranno più per ribadire e difendere la propria diversità, ma per diventare il più possibile simili ai loro nemici.
La guerra dei cafoni non è solo uno scontro tra bande di ragazzini, ma la radicalizzazione del concetto di bene contro male, di bianco contro nero, di dentro contro fuori. Da una parte c’è l’odio di classe, l’istinto a sopraffare, la violenza, dall’altra la leggerezza stralunata e poetica dell’adolescenza. Tragedia e commedia, metafora e realismo, prosa e poesia: un’oscillazione continua che non ci ha mai abbandonato durante tutta la lavorazione del film.

Meravigliosa è la fotografia di Duccio Cimatti nella nostra bellissima Puglia.

Riflessioni, bellezza, rapporti, cambiamenti, emozioni. Un film da vedere e sentire, da sorridere e ricordare.

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