Gli occhi grandi di Barbara
Quando hai 35 anni, ti accorgi di vedere alcune cose o di cominciare a conoscerle. E’ un movimento del pensiero non condizionato dalla mia volontà ed è forse frutto degli anni che si infilano uno dietro l’altro: prima tra le candeline della torta, poi tra i bicchieri di Americano offerti in centro. Quando senti la tua vita come come una tra le tante, le persone che attirano la tua attenzione si dileguano alla svolta dell’angolo tra il Piccolo Bar e il Tiki, e le ragazze di cui ti innamori al primo sguardo svaniscono nel fumo denso di una canna come i sogni tra il sonno e la veglia, e quando ti svegli ti accorgi che era solo venerdì. Gli amici diventano fratelli, mentre le facce in giro ti sembrano sempre le stesse, devastate a 30 anni da discorsi senza impegno e fallimenti occultati da superego. Sono anni che ho una valigia pronta nella mia testa, non ho idea di cosa ci sia dentro e rimane lì sull’uscio in attesa, come quando da piccolo aspetti le 4 del pomeriggio per poter scendere in strada con il pallone. Ci sono giorni in cui non succede mai niente, e giorni che ti senti felice solo perché c’è il sole. Allora cominci a prendere la vita così come viene, e impari con il tempo che la felicità è un addizione molto semplice che contempla pochi addendi e necessita di una risoluzione a brevissima scadenza. Poi l’operazione ricomincia e tu aggiungi altri termini alla somma e impari anche che questi sono il frutto di altrettante sottrazioni: a scuola con la matematica ero un disastro, ma l’esperienza mi ha insegnato che + e – sono la base concreta della felicità. Non ricordo più com’ero a 15 anni, e nemmeno a 25.
Gli occhi grandi di Barbara gli ho incontrati una sera per caso: si sono impuntati lì dentro i miei e mi hanno detto, con fulminante gaiezza di ragazza, che lo studio è tostissimo, la strada in salita e le speranze altissime. Gli occhi di Barbara erano fulgidi e il sorriso faceva il paio in quella luce, e mentre mi perdevo le fossette incorniciavano due file di denti che mi hanno fatto pensare alle vecchie pubblicità di quel famoso dentifricio dove tutti siamo belli, sani e forti. Così Barbara in due minuti mi ha ricordato che viviamo una volta sola e che ogni giorno va vissuto come viene: ché oggi abbiamo sogni e speranze ma domani le scelte e gli errori non corrispondono ad altrettanti fallimenti come, alle volte, pensiamo.
Foto di copertina: Umberto Lopez