Woodstock, qualcosa sta iniziando.
“1, 2, 3, 4 plieè eeeee pancia in dentro!”
Fottiti Maestra di Danza, io la pancia ce l’ho già in dentro, sei tu che ce l’hai fuori e la porti in giro a tracolla, pensando di poterla togliere la sera prima di andare a dormire. E invece non puoi farlo e spero che di notte la tua pancia ti parli e ti dica quello che di giorno non vuoi sentire…
“5, 6 ,7, 8 releveè, testa in alto e un po’ d’espressione, sembrate degli zoombie!”
Non lo so a quale espressione ti riferisci Maestra di Danza e la tua mi fa paura: sei bella, gelida e distante.
E’ da stamattina che mi frullano le tue parole in testa e che mi osservo disperata nello specchio del bagno, alla ricerca di bellezza da offrirti. E invece trovo pelle spenta e occhi scuri che illuminano due occhiaie da panda e non c’è niente da ridere! Ho vent’anni dovrei avere i colori dell’arcobaleno in viso e invece me li sento solo dentro, che mi suonano nel petto, in un fracasso di emozioni. Oggi non mi viene proprio l’espressione che vuoi tu Maestra di Danza! Non capisco dove andare a prenderla e forse non ne ho più voglia. Ho voglia di altro.
E allora chiudo la porta di camera mia, controllo che mia madre stia dormendo sul divano dopo la sua dose giornaliera di soap opera, accendo la radio sulla mia frequenza preferita e ballo da sola. Mi sciolgo i capelli raccolti nello chignon d’ordinanza, rimango in mutande e maglietta, mi muovo ad occhi chiusi. A cosa serve guardarmi nello specchio, sono dentro di me e da qui mi vedo bella e vedo bello e vitale tutto ciò che mi sta intorno.
Non sarà facile mantenermi così fino all’arrivo dei miei amici…
Sali sul furgone e non girarti indietro. Mi dico.
Nessuno può fermarti se non i tuoi sensi di colpa.
Non andare in fissa Prinçesa, ora si parteeeee!!!
Si parte per dove?!
Questo silenzio mi rompe le palle, si risponde per Dio!
Almeno per cortesia…
Torrida estate e voglia di riscatto.
E mi vedo riflessa nello specchietto retrovisore.
E lo vedo riflesso nello specchietto centrale del furgone rosso. Mi guarda e non parla.
Sogghigna ogni tanto.
Musicappallaaa!!!…Avro’ fatto la cosa giusta?
Non lo so dove stiamo andando, fuori da casa mia mi basta. Per ora.
Lui è venuto a prendermi e non me l’aspettavo.
Pensavo venissero il Pasta e il Secco, insieme alla mia Babi…
Però me l’aveva detto tempo fa, tra i tumz tumz che rimbalzavano da una cassa all’altra della Disco on the Beach. Un giorno vengo e ti rapisco, Prinçesa!
Pensavo sparasse cazzate.
Oggi è la svolta, vado a prendermi la vita e la coloro come voglio io.
Tenere duro mi ha premiata.
Vorrei solo capire chi è questa bestiolina sudata che guida il furgone rosso verso la mia libertà.
Spengo la testa e alzo il volume.
Musicappallaaaa!!!
Ci fermiamo in uno spiazzo vicino a una fila di alberi, insieme ad altre automobili e cose simili.
Io spettinata e sudata lui, invece, ha riacquistato una freschezza da invidia.
Lo Smilzo non è niente male, parla poco e si dà da fare. Lo osservo bene mentre spegne il motore del furgone rosso e si allunga con aria da vincitore sul sedile. Abbassa lo schienale, toglie gli occhiali da sole per guardare fuori e il suo viso risplende: Siamo arrivati Prinçesa.
Per un istante m’immagino sopra di lui, nuda e scatenata e l’idea non mi dispiace.
Adesso però voglio scendere e conquistare il mio spazio….dove siamo?!
Metto i piedi fuori dal furgone e riacquisto l’equilibrio sulle mie gambe addormentate.
Meravigliaaaaa!
Non siamo soli Smilzo, qui fuori c’è un formicaio di persone!
Lo Smilzo è in estasi e non lo voglio distogliere, mi allontano da sola e senza accorgermene entro nella tana del Bianconiglio…
E’ difficile camminare senza inciampare in questo patchwork di umanità.
Col piede schiaccio la mano di una ragazza seduta a terra, lei la ritrae e se la preme con l’altra passando la sua sigaretta al ragazzo di fianco. Poi mi risponde con un sorriso che ricambio con imbarazzo.
Sei appena arrivata eh? Siediti con noi, tra un po’ inizia…
Mi chiedo cosa stia per iniziare ma voglio andare avanti con la mia esplorazione, non voglio fermarmi subito. Saluto e proseguo.
Fa caldo, ho la vista annebbiata e mi scappa forte.
Stop! Prendo la posizione più salda che posso sulle mie gambe, poi sollevo la testa alla ricerca di un bagno.
Porto lo sguardo verso la linea del tramonto ed ho un rumoroso tonfo al cuore: davanti a me un tappeto persiano coloratissimo e tridimensionale, fatto di trame talmente fitte e diverse da non capirci niente.
Capelli lunghi e sciolti che parlano a seni nudi e penduli. Luccicanti peli pubici che ammiccano al sole e ne prendono energia. Culi e chiappe, cadenti e flaccide che si scuotono a suon di musica e sorrisi. Frange, tante frange e tanti fiori colorati e gridolini e pianti di bambini. Collanine, bracciali, jeans e piedi scalzi sopra un campo di terra. Un profumo di umanità e di sporco e di fumo. Un’ondata di armonioso disordine, un vortice d’insensato calore umano.
Niente cessi.
Non importa, posso rilassarmi ora.
Ho trovato il mio spazio e mi siedo per terra insieme a loro, perché qualcosa sta iniziando.
Tutto sta culminando, rimango sospesa e attendo.
La tipa seduta di fianco ed io, dopo ben dieci profondi minuti di conoscenza, siamo diventate sorelle.
Vorrei buttarle le braccia al collo per dirle che le voglio bene. E lei l’ha già fatto!
La vescica preme gonfia sulla mia pancia.
L’aria mefistofelica di questo quindici agosto diviene semiliquida.
Come branchi di pesciolini variopinti alla ricerca del plancton nuotiamo, in migliaia, nella stessa direzione, sospinti dalla stessa corrente e finiamo nella stessa insenatura.
Qualcuno, finalmente, getta la rete e ci pesca.
TRY JUST A LITTLE BIT HARDER
No grazie non so cosa sia…ballo e mi sballo, il mio corpo è solo un atomo di un essere vivente più grande che si muove per grazia ultraterrena…Come? Sotto la lingua? Ma cos’è questa stellina?
Gli artisiti sul palco parlano tutti prima di esibirsi, suonano strumenti come fossero prolungamenti del loro corpo. Ci indicano delle direzioni, e noi le prendiamo.
Ballo, sudo e inglobo tutto il campo di sconvolti dentro di me, li comprendo come se fossi un’enorme madre accogliente. Tutto fa parte di me, non riesco ad immaginare qualcosa di questo posto in questo momento che non mi riguardi e che non mi suoni dentro.
Oh com’è bello vivere adesso!
Mi butto a terra, esausta, annuso l’odore di erba calpestata e fango, per riprendermi.
Mozziconi di sigarette, cartine, scarpe e resti di cibo, tracce di piedi e di mani e, che strano, di ruote.
Ho ancora la stellina di carta che si sta sciogliendo sotto al palato e decido di seguire le orme lasciate dai piccoli e stretti pneumatici.
Mi muovo carponi, come un cane da tartufo, per fortuna le tracce si distanziano dalla folla e prendono la direzione della siepe che delimita il campo.
Poi le perdo, mi siedo a terra, bevo un sorso d’acqua per mandare giù lo sconvolgente susseguirsi di istanti appena vissuti.
Alzo lo sguardo e lo vedo spiccare troneggiante: Ah ecco dove sei finito, Smilzo!
Pensavo che non ti avrei più rivista Prinçesa! ti ho perso di vista…io preferisco godermelo da qui questo spettacolo, è più sicuro.
Mi abbandono sul bracciolo della sua sedia a rotelle, sento la sua mano accarezzarmi la testa e me la faccio addosso…
Lo Smilzo dorme ancora, disteso nel retro del furgone rosso.
Non voglio più staccarmi da questo centauro a rotelle, penso, mentre prendo il cambio dei vestiti nel mio zaino. Non mi sono mai sentita così importante da quando sono insieme a lui.
E poi non mi conviene allontanarmi, lo perderei di nuovo di vista.
Anche se stamattina sembra che molti se ne siano già andati, lo Smilzo sostiene che dobbiamo rimanere e che il meglio deve ancora arrivare…
Con i vestiti puliti addosso faccio finta di essere pulita anch’io, una lavata alla bocca ancora impastata con l’acqua della mia borraccia, una spazzolata ai capelli fangosi (non mi ricordo di essermi rotolata nel fango…) e la mia prima esperienza con l’acido è alle spalle!
Peccato per l’umore, mi sento tutto tranne che Peace & Love. E non capisco perché.
Brutalmente, mi sono riappropriata di me ed ho lasciato a terra, insieme ai vestiti sporchi, una muta da serpente.
Intanto lo Smilzo si è svegliato e mi osserva.
E’ inutile che mi guardi così, come se già sapessi cosa mi frulla per la testa! A me questa gente non mi convince Smilzo, e non capisco come tu possa mischiarti con questi patetici imitatori della vita. Come cazzo fai a starci insieme! A guardarli mentre si atteggiano, stucchevoli, a fare i guru coi loro fiori e le loro collanine e i loro abbracci compulsivi! Credono davvero che questo basti per saperne di pace e, soprattutto, di guerra? Vorrei salire sul palco e dirgliene quattro a questi bambini immaturi e irresponsabili. Vorrei che salissi tu a parlare di pace, di amore e di guerra!!!
Sono indignata per te, non si parla di guerra se non la si è vissuta – butto lo sguardo sulle sue gambe molli – vero Smilzo?!
Credo che ricorderò sempre la ferma dolcezza con cui lo Smilzo mi sta ascoltando, in silenzio, mentre sputo veleno su tutto e su tutti.
Lui, assente di giudizio e totalmente presente di sé. Io un serpente che si è appena liberato di una pelle che gli stava stretta.
– Bethel – leggo sull’insegna mentre ritorno dalla mia escursione. Ho deciso di fare una passeggiata fuori dal campo e lontana da tutti, per distendere i nervi e recuperare lucidità.
Mi sa che troppa Pace e Amore hanno avuto l’effetto contrario su di me. Mi è saltato il tappo ed è uscita tutta la rabbia che ho occultato negli anni, simulando con gli altri la stessa pacatezza della ballerina in porcellana sul comodino di camera mia.
Scusa, ma dove stai andando?!
Mi accompagna ancora il suono delle parole con cui ho lasciato mia madre prima di uscire di casa con lo Smilzo. Sono scivolata via, di fianco al divano dove lei era sdraiata e poi per le scale, senza darle una risposta. Volevo solo andarmene, e poi non la sapevo nemmeno io la risposta e lei non avrebbe accettato nessuna spiegazione.
Mi chiedo perché devo sentirmi arrabbiata proprio adesso, che ho preso in mano il timone di questa nave. Forse mia madre ha ragione e passare dall’opporsi a qualcuno ad avere la piena responsabilità della propria vita è solo una fregatura.
O forse no.
Testa in alto e un po’ d’espressione!
Mentre la mia mente ripesca dubbiosa le odiate parole il mio corpo le asseconda. Porto gli angoli della bocca verso l’alto, spingo in fuori il petto e in alto il collo da cigno. Ascolto il respiro che si trasporta dal petto al ventre. Sollevo il mento e porto gli occhi fuori di me…e vedo Mary, che mi abbraccia felice di rivedermi e mi rinnova l’invito nella comune dove abita, un posto dove stare prima di capire dove e se ritornare. E vedo Phil, il ragazzo che mi ha passato l’acido e col quale (ora mi ricordo!) mi sono selvaggiamente rotolata nel fango solo qualche ora prima. Dice di amarmi, anche adesso che sembra essere tornato in sé. E mi bacia sincero. E vedo tutti gli altri, sopraffatti dagli eccessi e deliziati dal presente. E vedo lo Smilzo, che mi aspetta, senza alcun segno di rimprovero.
Ho trovato l’espressione giusta Maestra di Danza.
Pace, Amore ed Espressione!
Posso andare in giro per il mondo adesso che ne ho fatto entrare un pochino dentro di me.
Posso credere nel potere delle parole adesso, perché so che contano solo se i pensieri che le spingono fuori dalle labbra sono BELLI!!!
Scritto di Antonella Fiacchi, nel corso di scrittura on line e interattivo Make me hippie
tenuto da Antonella Petrera
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