L’incredulità, nei tempi moderni, è molto radicata. Dichiararsi agnostico o ateo è più che legittimo viste le circostanze degli eventi (spesso nefasti) e le prove razionali che si possono addurre all’esistenza di una qualsiasi forma di trascendenza. La storia dell’umanità difatti ci mette innanzi una catena di avvenimenti che in sé presenta lati positivi ma anche lati oscuri, pensiamo ad esempio alla shoah, alle guerre (sia transazionali che intestine), al carattere ambivalente dell’essere umano stesso, con le sue virtù e i suoi vizi. Dinnanzi al bene, chi è credente è chiaramente portato a vedervi un influsso divino, davanti al male l’aporia inevitabile: com’è possibile che Dio, qualunque esso sia, permetta il male? Non mi limito soltanto alla fede cristiana, ma ad ogni forma di credenza nel trascendente, ed è veramente strano se un dio permetta il male, o comunque si faccia predicatore di esso. L’umanità è una storia di grandi risultati scientifici, letterari, artistici, filosofici, ma è anche storia del male, della banalità del male. Davanti agli orrori delle guerre rinneghiamo quel Dio che dovrebbe impedire i genocidi. Davanti all’orrore del quotidiano, dov’è quel Dio tanto buono creatore del cielo e della terra? Non voglio affrontare il tema logico delle prove filosofiche dell’esistenza di Dio, vorrei fare un esercizio mentale di riflessione, che ognuno di noi può fare se veramente interessato a capire se c’è qualcosa al di là dei sensi. Ho intitolato questo articolo le ragioni della trascendenza, proprio perché è mio obiettivo quello di esporre il perché la religione, e questa volta mi riferisco a quella cristiana-cattolica, nella società e quali sono i suoi effetti benefici ed educativi. Facile dichiararsi ateo o agnostico, più difficile è credere e capire il perché si crede. Se non si crede in Dio (a-theos, dove “a” è privativa di theos, Dio) o si è a metà, a-gnostico, (a privativa e gnostico da gnosis, conoscenza), del resto anche Immanuel Kant rispetto alle questioni metafisiche diceva di non affermare alcunchè, in quanto per ciò che non si può conoscere tutto è possibile; quindi essere ateo o agnostici, ha una sua ragione, che è quella mondana, che rispetta la morale del mondo terreno. Molto sbagliato è, in quanto atei, odiare la Chiesa, fare atti di vandalismo nei luoghi di culto, qui è l’ignoranza ad agire. Se prendiamo in esame la religione cristiana, come esempio di trascendenza, essa ci informa di una serie di elementi utilissimi, anche per chi non crede, ad una condotta di vita sana. Vedendo il Cristo come il figlio di Dio sceso in terra, come esempio di primo uomo sulla terra a diffondere il verbo dell’amore fraterno, del rispetto del prossimo, promulgatore di uno stile di vita virtuoso atto ad opere di bene, il cristianesimo ha un forte impatto socio-culturale.

Questa è la ragione della trascendenza: educare l’essere umano al bene. Di fronte ad un mondo che incita alla violenza, alla superbia, allo schiacciamento dell’altro per l’affermazione egoistica dei propri privati interessi, il verbo di Gesù infonde calore nei nostri cuori. Bisogna avere massimo rispetto per chi crede, e per ciò in cui i fedeli ripongono le loro speranze. Gli argomenti filosofici o scientifici avvengono in secondo luogo, se essi sono evidenti contro ogni esistenza di essere supremo non bisogna vedere con occhi di derisione i fedeli, anzi bisogna comprendere il loro sforzo di credere contro la ragione. Ciò che viene dai luoghi più intimi dell’uomo non rispetta le gabbie razionali dei  principi logici (non-contraddizione, identità, terzo escluso) bensì  scorre come un fiume in piena, l’amore è irrazionale. Quando amiamo qualcuno, nell’atto stesso di provare emozioni per l’altra/o, non pensiamo alla razionalità del nostro sentire interiore, amiamo e basta. Così la fede, si ama Cristo o Maria, senza pensare in quell’atto di fede che Cristo può non essere esistito. Per molte persone sole la fede resta l’unico ancoraggio al mondo, e questo sentimento è più forte di ogni prova scientifica contraria. La ragione della trascendenza, anche se l’incredulità è molto possibile come esito finale, è l’educazione sentimentale dell’uomo all’amore reciproco, al non mentire, a rispettare chi ci ha generato, all’ascolto, all’aiuto reciproco. Una dottrina di questo tipo, anche per chi non crede, è fondamentale per la propria erudizione morale e per vivere virtuosamente nel mondo, per cambiarlo. Quindi è di fondamentale importanza sociale che ci siano credenti o che si creda. Anche se non crediamo in Dio, praticare i suoi comandamenti è benefico per il nostro cuore. Le parole soavi di amore del prossimo progressivamente estirpano i rovi dalla nostra anima danneggiata dagli influssi negativi del mondo. Il cristianesimo è la religione della gioia, dell’amore autentico della vita, della Luce che soltanto da Dio può provenire. Educare i propri figli, o ri-educarsi in fase adulta al verbo di Cristo (anche con atteggiamento distaccato e razionale) rappresenta un forte palliativo al male impelagante nel mondo contemporaneo. Siamo liberi di non credere, è ovvio, nel caso contrario si diverrebbe fanatici, ma infondere calore vitale nell’anima mediante l’esempio virtuoso di Gesù ci dà ancora un’altra occasione di essere veramente buoni. Non solo a parole, o nelle nostre convinzioni, ma anche nei fatti. Ed essere buoni nei fatti significa realmente praticare l’amore per il prossimo, per quanto difficile possa sembrare, allontanare dall’anima le passioni nocive dell’odio, del rancore, dell’ira, dell’invidia, del risentimento. Esercitare un’azione sulla propria volontà per evitare l’impeto della collera o della violenza. Non l’istinto puro, ma la ragione educata dalla morale cristiana. Una società che a priori rinuncia alla religione perché non accettabile razionalmente (scientificamente e filosoficamente) è più incline al disordine, all’anarchia. Qui il valore educativo del credere cristiano-cattolico. Una casa con delle buone fondamenta resisterà più a lungo, così un bambino educato sin in tenera età ai dieci comandamenti, non sarà un campione di buonismo, ma un futuro cittadino capace di costruire una società migliore, dalle fondamenta. La civiltà è fatta di uomini non di cose, ma gli uomini hanno un’anima che deve essere curata ed educata. Gli influssi negativi del mondo contemporaneo sono in grado di corrompere anche gli uomini più forti e radicati nelle loro convinzioni, figuriamoci chi è più malleabile. Quindi, come è evidente, anche chi non crede può praticare la morale cristiana, per se stesso e poi per l’umanità intera. Creandosi un mondo interiore fatto di ordini da rispettare, di principi saldi, di morale indistruttibile avrà maggiore successo nelle relazioni interpersonali e farà da pungolo per il migliorare generale della società. E’ un lavoro di azione su se stessi che può durare molto, ma il frutto è dolce.

Giovanni Sacchitelli

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