Sogni premonitori
In evidenza: Luigi Ghirri, Trani, 1982
Capita spesso di sognare di qualcosa che di lì a poco si realizza, o di avere entro il proprio spazio onirico delle straordinarie coincidenze con gli avvenimenti futuri. Tutto questo è all’ordine del giorno e spesso le coincidenze tra il materiale onirico e quelle di fatto è impressionante; si pensa allora all’intervento divino (o come in teoria negli spettri, di defunti che ci mandano messaggi criptati) o si dà la colpa ad un particolare stato di suggestione del soggetto, in seguito a gravi schock o per un particolare stato di alterazione psichica (come per le malattie mentali). Oppure, soprattutto nell’antropologia del sud magico, è l’opera di santoni-guaritori ad aprirci le idee su ciò che verrà. Sapere quel che avverrà in futuro (o anche viaggiare nel tempo, come ho già parlato in filosofia del viaggio nel tempo) è desiderio radicato nell’umano sentire, in quanto un maggiore controllo degli eventi e quindi la loro conoscenza eviterebbe molte scelte sbagliate; questa abilità nell’indovinare il corso degli eventi viene in genere attribuita al primo motore (definizione aristotelica, quello che imprime il primo moto dell’armonia universale), Dio quindi sa tutto e questa conoscenza è sempre in atto, ovvero Egli sa ciò che è stato, è, sarà nell’istante. Perché questo avviene è un tema filosofico, che qui è accessorio. Ci affidiamo dunque agli oroscopi, ai rotocalchi, ai porta-fortuna, ma in tutto questo quanto è giustificato razionalmente o quale no? Se davvero mediante una sfera di cristallo si riuscisse ad indovinare il futuro o “divinare” (i Greci indovinavano gli eventi futuri osservando le viscere degli animali) allora tanti problemi si eviterebbero, ma dal’altro canto l’uomo diventerebbe un essere privo di coraggio. Non conoscere quello che sta per avvenire, stando dunque nel terreno instabile dell’incertezza, forma la nostra anima all’imprevisto, la abitua all’adattamento veloce; Platone ad esempio diceva che come propedeutica alla guerra fosse la musica, perché il suoi movimenti abituavano a quelli del combattimento. Se il coraggio è la capacità di affrontare un evento quando non si sa come va a finire ma si sa che si è in grado di affrontarlo vittoriosamente, la sventatezza è l’atteggiamento di chi affronta il futuro in maniera errata perché a priori si sa che non si può uscirne indenni. Quindi è salutare e fortificante per l’animo non sapere nulla degli eventi futuri, sia per lo sviluppo del coraggio, sia per il gusto di vivere nell’ìncertezza. Razionalmente, a meno che non siamo cattolici o crediamo nella magia, non è possibile prevedere il futuro. Dal punto di vista razionale, dunque logico-filosofico, degli asserti rivolti al futuro (Aristotele, De Interpretatione) si può solo affermare con certezza la disgiunzione: se l’asserzione è “domani ci sarà una battaglia navale”, di questa frase rivolta al futuro (ed è il caso della divinazione) è vera soltanto la disgiunzione, ovvero il fatto che o ci sarà una battaglia navale o non ci sarà, non si dà il caso che siano vere entrambe queste due asserzioni, e mi pare ovvio. Questa semplice e banale nozione di logica formale (perché se vogliamo entrare nei dettagli risulta molto più complessa) ci permette di inquadrare a livello basico il problema logico degli enunciati al futuro. Dal punto di vista psicologico, come ho esordito sopra parlando appunto di materiale onirico, dunque immagini nel sonno che coincidono in parte o del tutto con avvenimenti che poi si danno nella percezione, su questo vale tutto il discorso di cui sopra: a meno che non crediamo in influssi divini, dall’al di là, o abbiamo disturbi della percezione, non si possono avere immagini su ciò che sta per avvenire se non per coincidenza (anche molto rispondente tra realtà e immagini mentali) e altre spiegazioni vanno escluse. Se un avvenimento al futuro è ciò che non è ancora, non si possono dare nella coscienza immagini di ciò che non si è ancora verificato nella realtà fattuale. Interessante a questo riguardo è l’idea aristotelica sulla premonizione (Della divinazione nel sonno). Aristotele, in linea con la sua prosa argomentativa e dimostrativa ci dice le cause dei sogni premonitori, soprattutto quando questi ultimi coincidono palesemente con gli eventi reali. In linea con il suo pensiero empirico-razionalista, nega l’intervento divino, ed imputa la causa ad agenti esterni che durante il sonno o durante la veglia hanno agito sul nostro organo sensorio, dando vita a peculiari rappresentazioni, che somigliano o coincidono con quello da lì a venire. La causa dei sogni premonitori non è nel soggetto ma al di fuori, questi impulsi infatti sono percepiti di più durante il sonno, perché l’anima è più sensibile ai piccoli stimoli, così che, questi producono delle immagini che permettono di prevedere quello che accade. Queste emanazioni provenienti da soggetti esterni si muovono nell’aria più agilmente di notte, perché l’aria è più calma. Chi sogna di battaglie navali ed avvenimenti lontani, ciò non è per il soggetto né un segno né una causa del suo compiersi, ma semplice coincidenza, come “in tal casi par che avvenga come quando si menziona uno e la cosa si compie […] quindi come il menzionare qualcuno non è né segno né causa del suo compiersi, ma semplice coincidenza. E’ per questo che molti sogni non si compiono. La semplice coincidenza non si verifica sempre né il più delle volte.” (Aristotele, Della Divinazione nel Sonno)
Giovanni Sacchitelli