Adrian Borland e The Sound
Oh there must be a hole in your memory
But I can see
I can see, a distant victory
A time when you will be with me
[Total Recall, Head and Hearts, 1985]
Gruppo poco conosciuto, dal nome semplice, e dalle sonorità semplici, per tutti coloro che non conoscono il genere; il post-punk o la new wave, quel movimento musicale nato alla fine degli anni settanta dalle ceneri del punk e che con gli anni ottanta avrà il suo periodo di massimo splendore. Simbolo del post punk britannico è il celebre Unkown Pleasures (1979) dei Joy Division (al quale seguirà Closer nel 1980, ultimo album della band prima del tragico epilogo. Copertina tratta dal cimitero di Staglieno a Genova). Il punk, alla fine degli anni settanta aveva raggiunto le sue fasi finali e questo nuovo tipo di punk (il post punk) che conserva alcuni tratti formali propri del genere (l’essenzialità della struttura musicale: basso e batteria predominanti, ritmi veloci) tuttavia né dà una piega tendente al dark, con la tetraggine dei testi conseguente a questa scelta di stile. Ne è un esempio la lirica di Ian Curtis (morto suicida a soli 23 anni). Scrive testi oscuri, angosciati, dove è possibile rintracciare il grido d’aiuto che egli espone contro quel male che lo teneva imprigionato: l’epilessia. I’ve been waiting for a guide to come and take me by the hand,could kill this sensations make me feel the pleasures of a normal man, così recita Disorder (U. Pleasures, 1979). Il punk quindi si trasforma nella musica dark che a sua voltà si svilupperà nella new wave, con vari interpreti di questo cambiamento. Tutti hanno come riferimento questo sacro di Ian Curtis, ma ignorano che c’è stato un altro gruppo, dal temperamento simile che ha prodotto a partire dal 1980, questi sono The Sound. Il loro frontman è il carismatico Adrian Borland, anche lui morto suicida buttandosi sotto un treno (a 42 anni). Da un punto di vista musicale The Sound, riprende alcuni motivi formali tipici della stagione post-punk (ad esempio la presenza preponderante del basso elettrico e la batteria incalzante), spostandoli verso la new wave, addolcendo un po’ le sonorità. Il primo album è il profetico From the Lion Mouth (1981), una vera e propria passione di Cristo in musica, ed il titolo ce lo comunica già. Sono testi che parlano soprattutto di Adrian Borland simile a Curtis nel buttare fuori tutto il suo malessere; la lotta contro il disagio psichico che tuttavia non riuscirà a sconfiggere, nonostante il testo di winning( I was going down, then I start ed winning), Adrian resta sempre incagliato in The fire (traccia del primo album. “too fierce to contain” oppure “I can’t take the chance”, frasi significative della sua impotenza dinnanzi alla depressione). Tuttavia non c’è solo sofferenza ci sono anche molte ballate sentimentali, tutte però hanno un gusto agrodolce, tutte si caratterizzano per una loro impossibilità di svolgersi. Da un punto di vista formale, il basso di Graham Bailey accompagna ogni traccia, dandole ritmo e conferendo bellezza alla new wave, genere tipicamente anni ottanta, difficilmente emulabile oggi per la sua bellezza. Prima di From the lion mouth abbiamo Jeopardy (1980), celebre perché contiene I can’t escape my self, una ulteriore conferma della teoria di cui sopra, in base alla quale la lirica dei The Sound è incentrata sul vissuto soggettivo del frontman, Adrian Borland. Un gruppo di nicchia che merita attenzione, dalle sonorità sempre godibili, anche a distanza di decenni.
Giovanni Sacchitelli