Nasi
Amàti, odiàti nasi
che si ingegnano a crearsi
nuovi, diversi,
e che nel percorrere il sentiero
dell’irregolarità
si curvano, si voltano,
vanno da qualche parte
e poi si accorgono repentini
di voler cambiare rotta.
Disegnano un punto
tra occhi e bocca
e a volte sono piccoli
e si fanno da sé
angoli ciechi
dove nessuno li vede.
– Il posto migliore
per nascondere qualcosa
è davanti agli occhi di tutti –
si dice.
E infatti
anche chi li possiede
non li vede
i nasi piccoli
ma non vede neanche
i grandi nasi,
aquilini, gobbi,
storti, giganti.
Lo specchio, le parole altrui
rimandano la forma
alla mente
e improvvisa e repentina
la vergogna e l’insoddisfatto bla bla
si fanno materia
e la definizione del Bello
si fa signora con i tacchi
e i capelli di lacca cotonata.
E la “Signora-definizione-del-Bello”
dice a chi no, a chi sì,
a chi foto, a chi sberleffo
e non sta simpatica
ad alcuno
ma tutti ascoltano
– Non è vero ma ci credo –
– La Bellezza è soggettiva –
ma poi il chirurgo scolpisce anche
i non incidentati,
il trucco ombreggia
i contorni marcati
e i capelli possono esaltare
altri punti forti,
più armonia, più armonia, più armonia!
Ma i grandi nasi
non ci stanno
e anche i piccoli irregolari
simpatizzano con loro
e insieme si impongono
per strada, in tv,
al mare e in montagna,
sotto luci di mezzogiorno o al neon,
con frange e ciuffi di capelli
che accendono su di loro
i riflettori.
E gli schermi dei social networks
è come se per loro fossero spenti
e i bisturi inerti, non più al soldo
della “Signora-definizione-del-Bello”.
I grandi si soffiano un po’ la voce
e affilano le narici
per popolare il mondo
di nuovi originali grandi respiri.
Poesia e disegno di Anna De Romita