Mario Badino nasce a Torino nel 1975. All’età di un anno si trasferisce ad Aosta e trentotto anni più tardi prende la diagonale d’Italia e raggiuge Mesagne, in Puglia. È papà di Emma e Riccardo; insegna lettere nella scuola media e ha pubblicato con le edizioni END i libri Cianfrusaglia (2013) e Barricate! (2014). Ama leggere pubblicamente le proprie opere, da solo o accompagnato da musicisti; con il chitarrista Paolo Summa, in particolare, ha dato vita al reading poetico-musicale Il tempo del viaggio. Fa parte del collettivo Slammals con il quale lavora alla diffusione del pensiero poetico e della poesia orale attraverso l’organizzazione di poetry slam; lo scorso luglio è uscito il suo ultimo libro di poesie Santificare le feste. Noi lo abbiamo incontrato e gli abbiamo fatto qualche domanda. 

Perché «Santificare le feste»? 

Nella mia testa c’è un po’ di confusione, o forse è la vita che ci sottopone a troppi impulsi, comunque sia, mi accorgo spesso che le cose vissute finiscono prima ancora che mi sia reso conto che le sto vivendo. A volte tornano alla mente brandelli di passato, e persino persone, magari importanti, ma alle quali non sei più stato in grado di pensare. Santificare le feste, come lo intendo in questo libro, significa dare valore al momento, a quanto accade nella vita, non dimenticare.

Nel libro si possono trovare una serie di poesie civili, incentrate sui temi delle migrazioni, del razzismo e della guerra. Qual è per te il ruolo del poeta oggi?

Il poeta è uno che dice, che racconta non solo ciò che sente, ma anzitutto ciò che vede. Se il mondo scoppia, colpito da mille crisi, mille emergenze, il poeta cerca di esprimere ciò che succede. La speranza – se il testo gli riesce – è quella di toccare le corde interiori, di mettere chi legge, o ascolta, di fronte alla necessità di riflettere. Il poeta, ma questo è vero per tutti gli scrittori e gli artisti, è un antidoto all’assopimento, alla tentazione del menefreghismo.

Anche nelle poesie che definisci “strampalate”, rimane vero il fatto che l’assuefazione e l’indifferenza sono due dei mali più grandi della società odierna. Come possiamo fuggire da queste tentazioni?

Le mie poesie “strampalate” sono, a volte, quelle che a me dicono di più. È come se fossi riuscito a mettere su carta quella parte di me che non riesce a stare senza creare, mettere assieme cose diverse. Io credo che la creatività aiuti a restare vivi, e quando si è vivi è più difficile cadere nella tentazione del disimpegno. Ovviamente, il lavoro intellettuale e artistico non basta: penso che sia il momento di riscoprire l’impegno, e persino la politica. Forse però la poesia può rendere più sensibili a certi temi.

Questo nuovo libro, dici, “si concentra sui momenti di gioia, quelli che per distrazione ci lasciamo sfuggire tra le dita, un po’ perché li diamo per scontati, un po’ perché li trascuriamo”. È colpa della velocità a cui sono abituate le nostre vite o c’è dell’altro?

Evidentemente non ti bastano le mezze risposte… Oltre alla velocità delle nostre vite, cui accennavo prima, c’è certamente un dato personale, per cui io credo di avere bisogno, più di altri, di fermarmi a riflettere, anzi, a registrare dentro di me le cose che vivo. Ho questa tendenza a inseguire sempre qualcos’altro, e forse a volte non riesco a vedere, o a trattenere, ciò che pure è presente.

Nel tuo blog “Cianfrusaglia” affermi che la poesia non è fatta per restare su uno scaffale, ma va condivisa il più possibile. Quali sono i mezzi che usi per diffonderla? E come si posiziona il Poetry Slam in tutto ciò? 

Premesso che trovo di una tristezza assoluta l’idea che le cose che ho voluto esprimere se ne restino a far polvere in una libreria (leggeteli i libri e, una volta letti, prestateli, donateli, fateli circolare!), sono molto affezionato alla forma libro. È vero però che oggi le realtà che più contribuiscono a diffondere la poesia sono altre, dalla rete al Poetry Slam. Quest’ultimo ha il merito di avvicinare, in maniera attiva, un gran numero di persone: c’è chi si lascia coinvolgere come giurato, e chi magari dopo aver assistito a una “gara di poesia” decide di provare in prima persona. Inoltre, attorno alla LIPS (Lega Italiana Poetry Slam) si è andata costituendo una comunità di poeti che si conoscono, si frequentano, si influenzano a vicenda.

Da anni sei impegnato attivamente nel rispetto e nella tutela del territorio in cui viviamo. Ti va di parlarci un po’ delle tue iniziative?

In realtà vorrei fare molto di più, ma il tempo e gli impegni non sempre mi consentono di sviluppare adeguatamente quelle che pure considero buone idee. In «Santificare le feste» si parla, ad esempio, dei rifiuti, onnipresenti lungo le nostre strade, così come nei mari. Con alcuni amici, a Mesagne, ho messo in piedi il gruppo «Un sacco di gente con il sacco», che ha organizzato diverse raccolte volontarie di rifiuti. Un’altra idea alla quale stiamo lavorando è quella di andare (e portare gente) a piedi, lungo le strade di campagna, per far rivivere e conoscere il territorio, per preservarne la salute e la bellezza, spesso messe in pericolo dagli interessi egoistici e dai cattivi comportamenti.

Grazie Mario.

Mario sarà a Lecce il 17 Ottobre per presentare il suo libro presso ZEI Spazio Sociale – Corte dei Chiaromonte, 2.

Altre tappe del tour saranno: Carosino, Bari, Brindisi, Nardò e Manduria.

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