“Dalla guerra” di Luca Pistone: un viaggio all’inferno e ritorno
Hermann Hesse diceva che “hanno certamente ragione coloro che definiscono la guerra una condizione primigenia e naturale. Finché l’uomo resta un animale vive per il combattimento, a spese degli altri, teme e odia il prossimo. La vita, quindi è guerra.”
Eppure l’autore tedesco non era certamente un guerrafondaio, un amante della violenza: amava esistenzialismo, spiritualismo e una certa dose di filosofia orientale. Quella di Hesse era una semplice constatazione, asettica e – probabilmente – anche dolorosa.
Sono gli stessi pensieri che vengono in mente leggendo i dieci reportage contenuti in “Dalla guerra”: storie di (stra)ordinaria violenza nelle zone del mondo ai margini della speranza.
Luca Salvatore Pistone è un giornalista freelance nato a Milano e cresciuto fra Napoli e Bari, dove attualmente si è stabilito. Nel corso della sua carriera si è spinto in molte delle zone più calde del pianeta, per raccontare lo strazio della guerra. Lo fa lasciando, quasi sempre, parlare i protagonisti degli stessi conflitti: è la loro voce che emerge dai racconti di Luca, i loro tormenti, le loro sofferenze e, non ultime, le loro visioni accecate dalla rabbia. Il cronista rimane spesso al margine, s’intrufola nelle storie raccontando le proprie esperienze di viaggio, ma non fa mai trapelare un giudizio esplicito, consapevole – probabilmente – che non sia necessario esprimerlo in maniera dichiarata.
La guerra è orrore. Lo si apprende con chiarezza inequivocabile leggendo delle violenze perpetrate, soprattutto ai danni delle donne, nella repubblica democratica del Congo; è uno scacchiere intricatissimo di interessi e ideologie, come si capisce nel cercare di barcamenarsi nelle mille sfaccettature del conflitto Ucraino; entra a far parte del quotidiano, nelle zone colpite, come sembra trasparire dai racconti su Alex, il chihuahua del combattente libico soprannominato “Ciccio”. La guerra fa male anche dopo che è finita: basta andare a dare una sbirciata agli strascichi che certe armi chimiche degli USA lasciano ancora oggi in Cambogia, a più di quarant’anni di distanza dalla fine della guerra del Vietnam.
“Dalla guerra” è un racconto, a tratti persino avventuroso – come quando il reporter narra del viaggio attraverso Senegal e Gambia a cavallo di una Vespa – ma soprattutto crudo e necessario, perché che ci fa capire qualcosa in più di ciò che succede nel mondo.
Difficile, dopo averlo letto, restare indifferenti alle tragedie che, in questo preciso istante, stanno sconvolgendo diversi punti del pianeta. Si ascolta la voce di chi ha sofferto, si tocca quasi con mano l’incubo, si capisce qualcosa di più di quanto sia difficile la vita a latitudini diverse dalle nostre, e di quanto possa essere grande il desiderio e la necessità di fuggire il più lontano possibile. Difficile, soprattutto, rimanere confinati nel proprio orticello dopo un viaggio così illuminante.
“Dalla guerra” è un libro che aiuta a far schiudere le menti piccole, ancora ripiegate nel proprio bocciolo.
Testo di Manlio Ranieri.
Fotografia di Luca Salvatore Pistone (Bir Dufan, Libia, 2012)
“Dalla Guerra – Cronache di ordinaria oppressione” Di Luca Salvatore Pistone – Aut aut edizioni