LA FEROCIA DEL MELOGRANO
Lungo Boulevard Leopold II la mia auto sfreccia, vedo vetrine parlanti con lucette che proiettano voglie e richiami, solitudini e seghe mentali.
Ci sarà un raccoglitore di seghe mentali per la città.
Trovo un parcheggio ganzo subito, che culo.
Iscrivermi ad un corso di scrittura in questa città di cartone spero sia stata una buona idea. Potrò innaffiare il cartone di lacrime, se ce ne sarà bisogno, ma qualcosa dovrà pure accadere.
In questa stanza, dove la luce fioca è pure viola come il vino ai bordi del tavolo, il mio battito riprende il mio quindicenne intuito, lo veste con poesie strappate alle ginocchia e ascolta le parole intrecciate della Magistra di Bruxelles.
-Aiutatevi a dipingere le pareti del vostro ventre poetico con azioni che sprigionano nuove idee!
-Minchiolina, che bella questa immagine.
– Scrivete di questo, incontrate un uomo o una donna che sa farvi salire la voglia di parlare e scrivere bene, di scandire bene le parole
Volate con il primo boeing della vostra scrittura.
-Se apro la ferocia del melograno e lo cospargo nelle vostre bocche non più abituate al dialogo orale, vi sentite stupiti o infastiditi? Se con curiosità masticate questo seme coperto di membrana rossa potremmo succhiare un confronto, no?
Inizio a scrivere così e le luci della città mi lampeggiano dentro.
Immagine tratta dal film “L’arte della felicità”
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