David Lynch e l’elogio della diversità
In evidenza: Anthony Hopkins in una scena di Elephant Man.
Il primo film di David Lynch (Eraserhead, 1977, protagonista Jack Nance) pone si da subito l’accento circonflesso su ciò che è diverso in una società che dimostra apertamente il proprio pregiudizio e la propria paura nei confronti di esso. Film dalle tinte cupe, domina il nero in una città inospitale poco avvezza ai complimenti gentili, troppo “industriale” per provare sincera umanità. David Lynch, regista statunitense noto per la serie televisiva Twin Peaks, si è mostrato al pubblico dei cineasti con delle tematiche sicuramente già trattate in precedenza ma rivestite di un umore nuovo, all’avanguardia per i tempi che lo avrebbe condotto alla creazione di un cinema per certi aspetti nuovo e pregno di originalità. Eraserhead (letteralmente “la mente che cancella”, titolo sicuramente tratto da quel momento del film quando la testa del protagonista nel pieno di un’ estasi onirica cade da un balcone e finisce nelle mani di un ragazzino che la porta alla fabbrica di matite dove diventerà una gomma) è il primo dei due film che ho scelto come rappresentativi di un certo punto di vista sul cinema, certamente non innovativo nei temi (dai tempi di Dickens che si parla di sottoproletariato) ma nuovo nella proposizione di questi ultimi attraverso mezzi espressivi che creano un marchio d’autore non facilmente imitabile. Il primo film è Eraserhead, in cui è protagonista uno strambo Jack Nance di professione tipografo in una fabbrica della sua decadente città. Il protagonista (Henry Spencer) si muove con aria indispettita, spaurita, ansiosa in atmosfere dark spettrali, che non trasmettono alcuna prospettiva gioiosa sul futuro se non rumori assordanti e stanze vuote, come quella in cui vive. Henry, ha una donna, ma non è ancora sposato. Quest ultima lo invita a cena per conoscere i suoi genitori. Durante la cena, il protagonista nell’atto di tagliare un pollo preparato dal padre della sua fidanzata (un altro campione di un’umanità deformata), osserva l’arrosto mentre si muove; il pollo si muove e sanguina. Il contrasto più forte tra la voglia comunque di vivere normalmente e la decadenza inevitabile è rappresentata dallo stato stesso di Henry che è in ferie. Nonostante questo deve comunque sopportare l’assurdità della sua vita e ciò che il fato gli regala: un mostro. La sua donna infatti lo ha invitato a casa dei suoi proprio per comunicargli la notizia di aver partorito qualcosa che non si sa se è un bambino o qualcos’altro. Henry è padre di una stranissima creatura. Qui il primo punto del primo film: la strana creatura come essere diverso che va tutelato sempre e comunque. Lynch in questo suo primo film dalla fotografia magistrale ci comunica proprio questo: un uomo diverso in una società meschina crea un essere diverso da tutti gli altri bambini, ma la regola vuole che vada accudito. In ogni caso.
Il secondo film è Elephant Man, sempre di David Lynch, esce nel 1980 e vede protagonisti John Hurt nel ruolo di John Merrick e Antony Hopkins, medico Londinese. E’ la storia struggente di un povero disgraziato affetto da diverse irreversibili deformità che lo accompagnano fin dalla nascita; tumori congeniti, scoliosi acuta, sviluppo anormale del cervello. Questo essere si è guadagnato tristemente l’appellativo di uomo elefante, da cui il titolo del film, in seguito ad un evento accaduto quando era ancora nel grembo materno; sua madre è stata schiacciata da un elefante. Questo episodio è stato molto probabilmente la causa delle anomalie successive. E’ un opera prima carismatica e già più avanti di Eraserhead che in sé conteneva già qualcosa della successiva filosofia di Elephant Man. Temi delicatissimi e estremamente attuali portati sulla scena in maniera fine, avanguardistica e delicata. John Merrick a causa delle sue deformità è un reietto e vive per fare arricchire il disonesto Bytes che lo sfrutta per i suoi spregevoli spettacoli. In uno di questi viene notato dal medico Frederick Treves che chiede di riceverlo nel suo studio, per poi visitarlo. In un primo momento l’interesse del medico sembra limitarsi al solo motivo scientifico (infatti mostrerà John ad un uditorio di medici in una conferenza di patologia), successivamente decide proprio di aiutarlo in quanto vede in lui dei tratti di umanità rari e nobili, del tutto assenti negli altri suoi simili; Frederick scopre che John sa leggere e che è un appassionato lettore della sacra bibbia. In questo film il tema cristiano di amore per il prossimo è decisamente manifesto e fa da cornice un po’ a tutti gli eventi del film. Il medico decide in ospitare in pianta stabile John all’interno del suo ospedale. Riesce nell’impresa e gli regala una stanza ammobiliata tutta per sé. Da una vita di stenti, senza dialogo, abusato, offeso John diventa un uomo vero. Ha un animo artistico, portato per l’estetica e le cose raffinate; romanzi, musica classica, abiti eleganti. Tutto ciò dimostra come l’anima è superiore al corpo e come essere poco attraenti esteriormente (soprattutto non per causa propria) non sia sinonimo di buio interiore o analfabetismo sentimentale. John Merrick è romantico e rispetta le donne. Ha un animo di poeta raffinato.
Giovanni Sacchitelli