Quand’è che smettiamo di combattere?
Una domanda cui non aveva mai pensato, una risposta che non si sarebbe mai data. Figurarsi elaborare delle sensazioni. Sapeva, Angela, solo che i combattimenti seri erano quelli che arrivavano al galoppo sulla groppa degli anni. Quelli vissuti finora erano stati scoppiettii senza significato, come quelli che si sentono per strada nel mese di dicembre: non c’entrano nulla con il Natale, sono solo miniciccioli scagliati a terra da ragazzini zelanti.
Smettere di combattere avrebbe significato accettare i cambiamenti a capo chino e… davvero c’era qualcuno in grado di farlo? Qualcuno in grado di lasciare che i cambiamenti gli scorressero davanti lasciando immutata l’espressione del viso? Lei non ci riusciva, le passava tutto attraverso gli occhi, come i fotogrammi di una visione onirica. Tristezza, malinconia, paura, ansia, felicità, delusione, gelosia, tutto era accessibile a tutti e tutti potevano avere un pass per visitare il dietro le quinte di questo girato.
A volte era come se un arpione le si conficcasse nel seno sinistro, quello operato, quello sfregiato. Certi giorni pungeva, bruciava, e non era l’umidità, era piuttosto il peso delle cose marce lasciate in balia dell’aria; era il peso del metallo ossidato. L’ossigeno corrode, fa cambiare colore, porta alla maturazione. Ma l’ossigeno è anche vita. E allora perché questo feroce rifiutare l’evolversi delle cose? Angela sarebbe stata molto meglio se avesse lasciato agire del succo di limone sulla pelle.
Le dicevano di prendere la vita con più leggerezza, le dicevano che andava bene così com’era, le dicevano che doveva farsi i fatti suoi, anche quando non farseli significava per lei voler aiutare gli altri; tutti dicevano qualcosa, nessuno agiva. Persino il suo riflesso nello specchio era falso, prima o poi qualcuno se ne sarebbe accorto. Per il momento si aggrappava con tenacia ai veli di tulle rosa che Pasaden e vino rilasciavano a decorazione della sua testa.
Non avrebbe mai smesso di combattere sé stessa, perché non sapeva ancora quando aveva cominciato a farlo. Non avrebbe mai smesso di combattere sé stessa perché, dopotutto, così si piaceva troppo. Era fatta di amanti annoiati abbarbicati l’uno all’altro come l’edera ai muri a secco delle nostre campagne: se provi a staccarla uno dei due si rovina e poiché i due si amano non ci provi nemmeno a staccarla. Il muro cambierà il suo aspetto e l’occhio si arrenderà mostrando bandiera bianca.
Fotogramma in copertina tratto da Persepolis
Director: Vincent Parannoud, Marjane Satrapi.
Starring: Chiara Mastroianni, Catherine Deneuve, Danielle Darrieux, Simon Abkarian.
UK Release date: 25 April 2008
Certificate: 12A ( 95 mins)
Uno scritto di Tiziana Natilla prodotto durante il nostro corso di scrittura in sede Frida: Viva la Vida