Dal Kenya in Italia, il viaggio di un immigrato nel romanzo-denuncia di Annibale Gagliani
Annibale Gagliani, professore di lettere e giornalista, con il suo ultimo libro, Romanzo Caporale (I Quaderni del Bardo) ci racconta la triste storia di un uomo immigrato, costretto a fare i conti con il male prodotto dall’uomo civilizzato. «Il protagonista di questo libro – che ricorda somaticamente Alì dagli occhi azzurri, migrante dall’Africa all’Italia della poetica profezia di Pier Paolo Pasolini e che nella copertina donatami da Massimo Bietti acquista, seppur con tratti più innocenti, un’esattezza iconica – sfida il male, il suo concetto, la sua azione, i suoi servi». Il protagonista di questa storia è «cresciuto nelle viscere del Terzo Mondo, in Kenya, è orfano di madre ed educato all’arte, al rispetto e al sacrificio da un prete realmente esistito: il sandonacese Don Donato Panna. Il missionario pugliese, un’insegnante londinese, un medico proveniente da Lampedusa e il primo amore del protagonista, una volontaria di origine irlandese che idealmente riaccende i perché sulla scomparsa di Livia Romano, gli trasmetteranno una passione viscerale per la letteratura, per il cinema, per la musica e per la politica, che lo trasformerà in un leader possibile della sua nazione». Il sogno di poter cambiare il suo paese si infrange presto a causa di una politica repressiva e corrotta, che lo costringe a fuggire lontano. «Un destino avverso lo porterà verso l’Italia, patria della quale l’antieroe innominato (sarai tu lettore a dargli un nome) conosce la cultura, l’idioma e la generosità. Sarà inghiottito dal caos di un Paese piombato in un’ignoranza impenetrabile, ma riuscirà a stabilire un contatto valoroso con i buoni, che si concretizzerà in uno scambio di tradizioni, parabole e iperbole dell’Africa, dell’Occidente e del Salento». Tutto questo non sarà abbastanza, perché in Italia proverà direttamente sulla sua pelle il disprezzo, l’emarginazione e lo sfruttamento di caporali senza scrupoli. Attraverso le speranze e i sogni di questo uomo, i quali possono benissimo coincidere con i sogni e le speranze di migliaia di uomini e donne che scelgono di affrontare il mare e le vessazioni di uomini privi di umanità, Annibale Gagliani racconta un dramma, che non è solo dell’uomo, ma di una intera società completamente addormentata e incapace di vedere la verità e di sentire il grido d’aiuto di interi popoli. Il protagonista di questa storia ha diversi alter ego, il primo è Thomas Sankara, un leader politico africano rimasto vivo nel ricordo di molti per la sua azione in favore del Burkina; il secondo è Aboubakar Soumahoro, ex bracciante agricolo e sindacalista italo-ivoriano, accanito difensore dei diritti dei lavoratori; il terzo è Antonella Bundu, donna e militante politica, «vicina agli ultimi, agli emarginati, ai sotterrati nello sterco della società dei consumi». Il finale della storia, che oscilla tra bene e male, conduce il protagonista ad un ritorno tragico e simbolico, ad un ricongiungimento, attraverso la Cava di Bauxite ad Otranto, con la diroccata casa natìa. Questo romanzo ci suggerisce di non chiudere gli occhi e di sporcarci le mani e dare voce a chi non ne ha, perché «alla lunga il bene vince, ma solo attraverso le piccole cose».
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