In questo scritto i corsisti avevano una traccia libera, ma dovevano comporre utilizzando il maggior numero di R e di T evitando la L e la G. Stefania ha compiuto un lavoro precisissimo, con una speciale carica emotiva di senso e di ritmo.

Mi trattenne tra braccia tremanti e tiepide. Sentiva ossa che non obbedivano a istinti di ritirata. Rimasi con un piede incastrata tra dubbio e inferno. Scappo, mi dissi, non è ancora tardi, questo non mi rovina. In verità mi aveva distrutto in verbi e frasi distratti, in azioni rimandate, in pensieri non tradotti in sentimenti. Cos’è che non va quando amo troppo? Spavento io? I sentimenti possono spaventare troppo? Che sia tutto vero? Mi spavento anch’io dei miei troppo: troppo mangiare, troppo dormire, troppo soffrire, troppo stronza, troppo amore, tutto troppo.
Ti odio, sfortunato troppo!
Io non sono schizzi di mare, io sono proprio mare, oceano, fiumi in piena, non meri schizzi. Mozzo di mare, ecco chi desidero essere. Condurre, non schizzare!
Desidero tinte forti, decise, detesto sfumature e sbavature. Si arriva sempre a un punto di non ritorno a un certo momento. Si distaccano frammenti di anime in rotture di vetri, in assordanti rumori che cadono tonfi a terra. Siamo esseri terrestri che bramano iperurani, sordi che non potendo sentire assaporano i suoni attraverso occhi sognanti. Non desidero braccia tiepide io, non sono una soffitta in cui rinchiudersi quando si desidera annusare i profumi di un passato che non c’è più. Io desideravo essere una seconda epidermide per te, non una seconda donna. Devo arrivare sempre prima io perché, come dici tu, io sono troppo!

Photo: Pezibear on Pixabay

Uno scritto bellissimo di Stefania Armentano, nel corso di scrittura Strange Days.

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