Mi ripromettevo sempre di svegliarmi al primo rumore in cucina, quando ancora era buio e gli uomini di casa preparavano le esche per il pescato della giornata, in rispettoso silenzio, davanti alla prima tazzina del caffè ma, puntualmente, gli occhi restavano pigri, sonnolenti, in letargo e mi riaddormentavo.
Volevo crescere in fretta già da allora, assomigliare agli adulti, non perdermi nulla delle loro avventure ma la me bambina riusciva a prevalere su questa idea e si adeguava ai tempi e agli spazi dei miei cinque anni, prepotentemente.
Mi accontentavo, così, di ingurgitare tutto il possibile dai racconti di mio zio e mio padre, al loro ritorno.
Assieme alle parole, annusavo l’odore di quel mare roccioso, imponente, prezioso e delle creature accucciate nelle grandi reti che le avevano imbrigliate, con meticolosa astuzia.
Immaginavo il buio della notte, la lanterna accesa sul gommone, il suono delle onde e le prime luci del mattino e un brivido, tenero e sanguigno, puntualmente correva lungo il corpicino, innocente e vigoroso allo stesso tempo, di quella me sognante che, al posto delle bambole, si immaginava pirata.
Uno scritto di Rossella Colonna
prodotto durante il nostro incontro di scrittura in presenza Storie dal mare vivace

Immagine di copertina: At the Baltic sea, Giruliai, 1972. – (Antanas Sutkus)

 
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