Il tempo ritrovato
Questo finale è l’epilogo della Ricerca del tempo perduto, arrivato al termine di sette volumi, a segnare come la fine di un’epoca.
Avevo letto i primi due volumi molti anni fa – il primo a Firenze, dove volevo far imprimere un ricordo di vecchi ponti al tramonto alla mia esperienza di lettore – poi ho mollato, destinando la lettura dei volumi successivi a tempi a venire che non arrivavano mai.
Lo scorso aprile, in quella tenace primavera fatta di balconi e silenzi, ne ho ripreso la lettura, sorprendendomi del respiro che le pagine iniziavano a formare dentro di me; gli ultimi quattro volumi li ho letti di seguito negli ultimi due mesi.
Proust è un multiverso di cose.
Prima di tutto la sua scrittura ti fa sentire così miserabile da crederti indegno di scrivere anche la lista della spesa; le sue pagine sono semplicemente perfette.
I suoi periodi sono come delle espressioni matematiche fatte di parentesi tonde, quadre, graffe (e se ne esistessero altre ci starebbero anche bene), dove il pensiero segue un percorso di fiume e poi dirompe dentro con una verità che riguarda sempre molto più te stesso che non il duca di turno che occupa i suoi racconti.
I suoi meravigliosi periodi infiniti; il più lungo credo si espanda per tredici pagine.
Proust è: “Vieni a mangiare?” “Sì, arrivo al punto!” e quando raggiungi la tavola il piatto è freddo.
Proust è quel sentiero fitto di vegetazione, che ti fa perdere e ti graffia le gambe, ma poi ti rivela l’oceano.
Proust è quell’esperienza che ti prende la vita – la tua vita intera, dai tuoi primi ricordi fatti di nient’altro che del profumo del mare e di un brusio di voci di adulti – e te la fa scorrere davanti, dentro, attorno, come un’esperienza di premorte, ti insegna a raggiungere il te stesso di qualunque epoca e a ritrovarlo intatto, perché niente è andato mai perduto, dentro di noi.
Proust è quel miracolo che si verifica quando qualcosa ti sembra troppo vasta, lontana e irraggiungibile – ma la desideri con tutto il cuore – e pensi “Mai ce la farò”, invece ce la fai.
Proust è quel miracolo che si verifica quando qualcosa ti sembra troppo vasta, lontana e irraggiungibile – ma la desideri con tutto il cuore – e pensi “Mai ce la farò”, invece ce la fai.