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In ossequio al vivace messer Dante
Colori Vivaci Magazine decide di rendere pubblica la terza lezioneย 

del corso di scrittura VENTI DI RIVOLUZIONE,
che si sta tenendo on line proprio in queste settimane.
Il primo rivoluzionario a cui abbiamo chiesto ispirazione รจ stato Che Guevara.
La seconda Astrid Lindgren.
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Il primo a credere nella lingua italiana fu esiliato.
Gli italiani fra di loro non si capivano. A parte la cerchia ristretta dei propri paesi e delle grandi cittร  e delย gironeย ristretto delle signorie, a parlare una lingua comune (di cui la maggior parte delle persone non capiva un cazzo) erano solo i documenti.
La terra italica รจ sempre stata unย croceviaย di commercianti, viaggiatori, stranieri, pellegrini, che lungo il loro percorso hanno lasciato tracce anche linguistiche.
Giร  dalla metร  del I secolo Quintiliano scrivevaย “sembra che il parlare comune abbia una sua natura, diversa da quella del discorso dell’individuo colto”.
Gli intellettuali perfettini sostenevano che il volgare fosse un modo di esprimersi grezzo, arcaico, senza regole, che non poteva reggere il confronto con il latino, che al contrario era un sistema perfetto, guidato da regole grammaticali ferree e inequivocabili.
Tuttavia essi stessi non poterono far nulla davanti al nascere della progressiva distanza tra latino scritto e volgarizzamento orale.
E chi ti dice la parola piรน rivoluzionaria su tal argomento?
Quello che hanno esiliato.
Mo aspรจ, e perchรฉ lo hanno esiliato? Pare che pestasse i calli ai bizzochi, e anche perchรฉ i processi politici lo accusano di corruzione, poi viene sospeso dai pubblici uffici e condannato al pagamento di un mucchio di quattrini.
Tuttavia, al contrario dei suoi sodali, decide di non presentarsi davanti ai giudici, e quindi viene condannato allaย confisca dei beniย e alย boia, se si faceva trovare sul territorio del comune di Firenze. Gli tocca rinunciare alla sua cittร . Ed รจ una nostalgia che si terrร  fino alla morte perย malaria. Ma forse รจ stata la nostalgia piรนย prolificaย della storia della letteratura di tutti i tempi.
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ย 
Ecco per primo ilย De Vulgarii Eloquentia.
In questโ€™opera rivoluzionariaย Danteย (sรฌ, stiamo parlando del nostroย Dante) dimostra la sua somma intelligenza e democrazia, vedendo a chiare lettere la necessitร  di unitร  linguistica, culturale e nazionale.
Lo scopo di questโ€™opera, che ricordiamolo รจ un trattatoย in lingua latina, che loda il volgare come possibile lingua poetica, รจ quello di definire un idioma che conquisti una dignitร  letteraria, ponendosi al di sopra delle varie parlate regionali e dei diversi dialetti, ma soprattutto spodestando finalmente il latino, che era lontano dalle genti, con esse non cโ€™entrava nulla. Dante intuisce che i tempi sono maturi per trattare temi alti anche in lingua volgare, e soprattutto, renderli accessibili ai semplici. Ci stavano giร  provando inย Sicilia, alla corte diย Federico II di Sveviaย (non era ilย puer apuliae? Fierissssssimi da queste parti, eh eh).
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A quei tempi era ormai diventato un lusso per pochissimi scrivere nel latino classico. Era giร  un lusso scrivere e basta. In altri angoli del mondo la lingua del popolo stava avendo giร  risultati molto poetici con la poesia deiย trovatori. Altri avevano cominciato a parlar dโ€™amore.
La grande novitร  di questa esperienza poetica stava nel fatto che essa non si svolgeva in latino ma in una lingua neolatina: ilย provenzale, lingua materna dei trovatori parlata nel sud della Francia.
Perchรฉ dovevano essere quelli lontani dalle italiche terre a sperimentare il poetare dโ€™amore? No, no, aspe, ci stavamo provando pure noi. I siciliani ci stavano provando, dicevamo, ci stavano anche riuscendo, aggiungerei.
Avevano liberato il siciliano dai tratti dialettali piรน forti e lo avevano ingentilito. Gli avevano conferito eleganza plasmando parole dal latino stesso, dal greco, dal provenzale e dallโ€™arabo. Non era forse la Sicilia, ancor prima dellโ€™Italia tutta, il crocevia delle genti mediterranee e anche piรน lontane?
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Fu una veraย rivoluzione culturale, che cominciรฒ a serpeggiare verso un cambiamentoย inesorabile.
Il potere politico e religioso si รจ sempre servito dello strumento della lingua scritta come di un’armaย strategicaย con cui tenere sottomesse le genti illetterate, le masse contadine analfabete.
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Maledetti.
Antistorici!
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Dante non era solo un letterato, ma anche un politico e come politico aspirava all’unificazione territoriale. Guardiamolo, da quanto tempo si stava giร  sognando lโ€™unificazione del territorio italico.
I primi documenti in volgare erano stati scritti da intellettuali che conoscevano perfettamente il latino, ed erano documenti di viaggio, ricevute monetarie, denunce, gente morta, testamenti, giusto quella roba lรฌ.
Un tentativo precedente di dare dignitร  al volgare lo aveva fatto nientemeno che unย SANTO. Conย Il Cantico di Frate Sole. Vi dice niente?
Quanto ancora bisognava aspettare e quanti bisognava scomodare per rendersi conto che la lingua era un essereย plasticoย eย democratico, che eraย giร ย in mano alle genti, e sfuggiva come unโ€™anguilla irrequieta dalle mani dei potenti?
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Ma che cosa compie concretamente a tal proposito Dante?
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ยฐย dimostra con i fattiย che il volgare puรฒ essere utilizzato per lโ€™arte senza che sfiguri davanti al latino;
ยฐ teorizza questaย persuasioneย e scrive anche un trattato di retorica e di filosofia del linguaggio sullโ€™argomento: ilย De Vulgarii Eloquentia, per lโ€™appunto. In latino.
ยฐnon solo lo scrive in latino, che รจย lโ€™antivolgareย per eccellenza, ma questo trattato lo scrive a uso e consumo dei mestieranti della letteratura (qua cominciamo a vedere quel piglioย insolenteย eย vendicativoย che gli farร  architettare tutte le pene dellโ€™Inferno, eh eh).
Dante aveva compreso l’importanza culturale degli idiomi popolari, e ridimensionava lโ€™importanza sociale a gran voce. Quegli idiomi, piรน che al popolo, tornavano utili alle esigenze letterarie degli intellettuali stessi (perfettini e un tantino snob), che non potevano restare ancorati al passato, ma calarsi in un presente brulicante che tanto si stava giร  rendendo epicoย per conto proprio.
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Dante non รจ stato sempre amato e sempre conosciuto. Nel mondo ha avuto un successo notevole a partire solo dal XIX secolo.
In questa epoca finalmente occupa nella critica letteraria lโ€™immenso posto che merita, grazie anche al lavoro immenso del criticoย Francesco De Sanctis, e di molti altri, ma ci sono stati secoli in cui non se lo cagava nessuno. La stessaย Commediaย solo adesso รจ conosciuta praticamente dovunque, sebbene un lavoro di tal fatta ebbe immediata risonanza tra i letterati dellโ€™epoca, perchรฉ negliย scriptoriaย lo copiavano come forsennati e i manoscritti arrivavano in tutta Europa, soprattutto perchรฉ anchโ€™essa era scritta inย volgare. Come?ย Terzine! Come? Terzine, cioรจ strofe di tre versi in “terza rima” , che sono rime ripetute tre volte.ย Mai nessunoย aveva osato tanto, nรฉ tantomeno in volgare. Se non รจย rivoluzioneย questa, italiche gentiโ€ฆ
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Una cattiva notizia: non esistono codiciย autografiย dellaย Commedia. Sono andati tutti perduti, ma ci piace pensare che non siano statiย ancora ritrovati.
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Una buona notizia: perfinoย Topolinoย ha fatto laย Commediaย in fumetti.
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Ossequi, oh Sommo, nei settecento anni della Vostra dipartita.
Andato non siete affatto nรจ mai sarete.
Umilmente, serva Vostra devota, la Magistra, per le vivaces gentes.
Immagine di copertina:

ยฉ Umberto Romaniello

Illustratore e vignettista satirico

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