Soli
Chiuse la porta.
Il mondo con le sue frenesie lo lasciò finalmente al palo.
Si allontanò perfino dall’entrata del suo appartamento, quasi avesse paura che dalle fessure entrasse un richiamo o uno spiffero di seduzione che lo riportasse là fuori.
Silenzio innanzi tutto.
Un tutto da riempire.
Un poco di musica, volume basso, per favore. Meglio niente.
Si accomodò sul divano e stese le gambe: si fece lungo lungo, da un bracciolo all’altro.
Avrebbe dovuto piegare i panni, spolverare, magari togliere quella volatile ragnatela dall’angolo del soffitto o spazzare via la mosca che da qualche giorno stava stecchita vicino al battiscopa.
Avendo tempo si possono fare tante cose. Volendo, è chiaro. Ma lui non voleva. Non aveva proprio intenzione di alzarsi e “fare”. Stava galleggiando in quel piccolo deserto muto che era la sua casa.
Gli era passato perfino il sonno: sarebbe stato davvero stupido perdersi quello scampolo di vita pura. Ascoltò il suo respiro e cercò di cambiarne il ritmo: lento, inspira con calma e poi soffia via piano piano. E invece accelerava il maledetto respiro, quasi gli venne l’affanno e annaspò per un attimo.
Bastò un momento di distrazione per fermare lo sguardo altrove: un raggio di sole filtrava dalla tenda.
Lui solo, con un pizzico di sole.
Uno scritto di Alessandra Cinelli per CommunicAction, laboratorio di scrittura in diretta online
Photo by Jon Flobrant on Unsplash
Disegno e pittura in diretta a cura di Grazia Salierno
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