Sotto terra si sta più al sicuro.
Lo sanno bene certi animali invisi alla specie più prepotente di tutte – lombrichi, ratti, scarafaggi, pipistrelli – e si fanno cuccia nelle viscere del suolo, laddove gli umani difficilmente vanno a ficcare i loro nasi bisognosi d’aria.
Ma quando cade la morte a grappoli, diventa necessario.

Chi ha potuto è fuggito dalla città, in una corsa indietro nel tempo, nei villaggi rurali che poco interessano ai signori delle conquiste; lì dove si scappa quando c’è un pericolo che incombe, lì dove fanno più fatica ad arrivare soldati e malattie infettive, perché il mondo globale si ferma sulle strade tortuose e polverose che vi ci portano, non ha abbastanza pazienza né abbastanza tempo da perdere.
Ma non tutti hanno potuto, e così in molti stanotte dormono qui, nella stazione della metropolitana, dimentichi che fino a ieri era raccomandabile non sostare in luoghi affollati e non ventilati. Ogni giorno un pericolo nuovo diventa più pressante del precedente.

Sotto terra si sta più al sicuro. Sarà per questo che è lì che scorre il gas dei metanodotti.
Tutti, oggi, esprimono solidarietà. Quale essere umano senza interessi specifici, preferirebbe un conflitto sulla porta di casa a uno stato di pace più o meno solida?
Ma siamo davvero sicuri che anche il più pacifico dei pacifisti non abbia interessi specifici, pur senza saperlo? Accetterebbe, ad esempio, di spegnere il riscaldamento in febbraio e di razionalizzare l’uso di elettrodomestici e dispositivi elettronici, per attuare l’unica forma di ricatto che potrebbe spaventare chi ha il coltello dalla parte del manico?

Scatto una foto da qui, dalle viscere affollate della terra, e la pubblico in qualche universo virtuale. In molti la vedranno e penseranno “poverini, che ingiustizia!”. Grazie della solidarietà. Grazie delle bandiere gialle e blu pubblicate su Instagram. Grazie del bombardamento di cuoricini virtuali su questa fotografia: meglio questo di altri. Figurarsi, poi, se avessi pubblicato quella mentre abbracciavo il padre di mia figlia che partiva: sarebbe stata un’invasione di like ma, se permettete, quel momento l’ho voluto serbare per me. Dovesse essere l’ultimo che ho trascorso con lui.
Comunque sia, la solidarietà è il primo passo verso la consapevolezza.

Ogni lungo cammino parte da un primo passo. Ogni lungo cammino richiede fatica e sudore. Noi, oggi, però, non abbiamo tempo di camminare: dobbiamo correre a rifugiarci, o scappare.

Testo di Manlio Ranieri
Fotografia di copertina di Tama66 su Pixabay

Licenza Creative Commons
Sotto terra di Manlio Ranieri è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso maulis@libero.it.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*