Ci si sente politicamente corretti in un luogo “non luogo” che non è neppure casa tua.
E ci attraversa il senso profondo di cittadini del mondo quando, toccando il muro di una metropolitana con su scritto “Dio ti ama, ma Satana fa quella cosa che ti piace con la lingua”, si sentono le vibrazioni di chi è passato prima di noi di lì.
E se metti una ragnatela al contrario, dal basso verso l’altro, potresti sentirti Spider Man che cerca di conquistare Gotham City, in una notte in cui Batman ha troppo da fare con la stronza di turno.
Non lo so se oniricamente parlando, la mia città ideale comprende le piante di Dionaea Muscipula. Ma solitamente, nei mie sogni ci sta e ingurgita tutti quelli che toccano il culo delle donne che da sole, di notte, rientrano a casa. Quelli che le mani non le tengono a posto, nella mia città ideale, finiscono imputriditi nelle fogne che non vogliono vivere neppure le Tartarughe Ninja.
Una città, dove tutto scorre, con inerzia e senza senso.
E neppure lo senti se ti appartiene, ma tu te la fai appartenere, altrimenti ti senti inutile.
E certi angoli diventano casa senza mai averli vissuti a pieno.
Il giorno prima ci lasci un bicchiere di plastica con un quarto di birra calda che non hai voluto più, ma il giorno dopo, ci passi apposta per buttarlo via quel bicchiere, perchè ti assale il senso di colpa.
Così è!
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Uno scritto di Feliciana Zuccaro per Pianeta Murakami, laboratorio di scrittura online e interattivo
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Photo by Mathilde Colin on Unsplash

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