Il mito impone un risveglio dell’immaginazione e anche un continuo, eterno ritorno a un’origine da cui non ci si potrà liberare.
Pavese definisce il mito «un vivaio di simboli»,«per un attimo il tempo si ferma, e la cosa banale te la senti nel cuore come se il prima e il dopo non esistessero più».
Il tempo, liberato dalla sua fredda continuità cronologica, si staglia in tutto il suo potere ammaliante di frammento, di goccia d’acqua, di granello di sabbia che racchiude il mondo.
In ogni cosa c’è un’anima, un cuore che batte.
Come dice Prometeo ad Eracle nei I dialoghi con Leucò: «ricordati sempre che i mostri non muoiono. Quello che muore è la paura che t’incutono. Così è degli dèi. Quando i mortali non ne avranno più paura, gli dèi spariranno».
Video: Gianni Celati su Cesare Pavese

 

 

Esercizio: Fotografa simboli, riflessi e collegamenti interiori ed esteriori.

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Fotografia di copertina: Gianni Celati sul set di “Strada provinciale delle anime” con Grazia Verasani e Alberto Sironi 

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