A metà

I corpi si sgretolarono in macerie di sabbia su una tempesta di sole e risate.

Tutto doveva essere sfolgorante su quella distesa di parole fatte di consonanti crude e vocali amare.

Alice scoppiò a ridere su una trama che non c’era.

Su un’estate a metà.

Su scale che portavano al mare, costruite e interrotte nel cemento.

Su un corpo tempestato di ormoni e raschiamenti.

Su parole in pentagrammi sospesi e bocche asciutte.

Settembre era anche un mese a metà.

Come quei discorsi che Alice iniziava e interrompeva prima di addormentarsi nel lettone, mentre suo padre le leggeva Don Camillo e l’onorevole Peppone.

Di lui ricorda poco, però ricorda.

Ricorda a metà.

Ricorda l’ombrellone a fasce bianche e blu, il telo sullo sdraio alle sette del mattino, l’ora di pranzo fatto di maccheroni al forno e pomodori gratinati, il profumo di colonia e quello di limoncello a fine pasto.

Ricorda il legno scorticato sotto il palmo della mano mentre scendeva in spiaggia, ricorda il respiro affannato di una bocca attaccata alla bombola di ossigeno.

Poi all’improvviso smette di ricordare, perché le fa male e dimentica.

O finge.

Le sue spalle furono scosse da una donna robusta in divisa e lampeggianti.

-Ricorda il suo nome?

-Sì, ricordo. Ricordo a metà.

I battiti erano nella norma, il respiro regolare, la pressione perfetta.

La donna in divisa andò via con i suoi lampeggianti.

Alice rimase con le gambe distese nell’acqua e la testa immersa nello spazio dei suoi pensieri.

Il suo corpo fu ritrovato nella grotta adiacente alla spiaggia.

Il suo corpo fu ritrovato.

A metà.

Testo di Stefania Armentano