Ho finito di leggere questo libro sull’aereo che mi portava in Francia, la mia vacanza alternativa: la ricerca di un orizzonte nuovo e largo dopo aver sguazzato un paio di settimane nella terra a cui più sento di appartenere. Quando ho terminato ho appoggiato la testa sulla spalla della persona seduta accanto a me – il mio grande amore e compagna di viaggi e vita – e ho trattenuto le lacrime, anche se non andrebbe mai fatto. Una l’ho grattata via con l’indice, poi ho iniziato a scrivere queste parole, fluire di pensieri a cui avevo bisogno di dare consistenza.

È stato un bene che abbia letto il romanzo durante le ferie, quella pausa tanto agognata e rimandata più volte, dopo un anno e mezzo infernali di stress che solo il capitalismo sa infliggere.
È stato un bene perché questi ultimi tempi mi hanno portato lontano da una parte vitale di me, che ho dovuto accantonare in naftalina in attesa che la valanga di lavoro si esaurisse. Quando qualcuno mi chiedeva se stessi scrivendo, rispondevo sempre con una formula preconfezionata nella quale cercavo io stesso una risposta.
Adesso l’ho trovata.

Non è il troppo lavoro a farti smarrire la strada – non solo, almeno – ma la mancanza di una storia da raccontare. E le storie che mi chiedono di essere raccontate hanno tutte la stessa matrice e le stesse radici; se cerco di scappare trovo solo terreni inariditi.
Questo è un libro che avrei voluto scrivere io, ma ovviamente se ne fossi capace avrei vinto – e meritatamente – il Premio Strega, e dunque non sarei qui.

“Spartiati” affonda le mani e i piedi nel rosso della terra carica di ferrite e protende le braccia al cielo come i rami rinsecchiti degli ulivi che lottano contro la Xylella. Si libra per trovare le emozioni più pure e quelle più impure, che poi si scopre essere maledettamente simili: gemelle siamesi. È una preghiera laica declamata con le litanie imparate al catechismo.
In questo libro ho, finalmente, ritrovato me stesso. Lo consiglio a tutti, se non vi fosse bastata la valanga di riconoscimenti che ha già ricevuto

Manlio Ranieri

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