Di siccità e consapevolezze
Dentro la fotografia densa e irrespirabile di Luca Bigazzi, Virzì racconta in maniera corale una Roma in piena siccità.
E’ un film duro e a lenta metabolizzazione che va a narrare e mostrare adulti in piena schizofrenia e alienazione.
C’è da riflettere. E tanto.
E’ un film duro e a lenta metabolizzazione che va a narrare e mostrare adulti in piena schizofrenia e alienazione.
C’è da riflettere. E tanto.
Virzì è implacabile, se la prende con i ricchi, con l’esasperazione dei social, con la mancanza di comunicazione.
“Da quando non siamo stati più felici?”
Risuona questa domanda e si aggrappa alla montagna da scalare dell’adesso.
Al bisogno di riflettere adesso.
Di rispettare La Natura e l’Umanità e lottare adesso.
“Siccità” di Paolo Virzì è un film altamente educativo, a lunga metabolizzazione.
E’ importante andare a vederlo.
Fatelo vedere ai vostri figli o nipoti o studenti adolescenti perchè è importante non lasciarli soli con le loro paure e appassionarli e coinvolgerli.
Farli sentire importanti.
Sentirci noi stessi preziosi, sentire la vita preziosa.
Sforzatevi e scrivete almeno tre partiche per risparmiare acqua (e poi magari cercheremo tutti insieme di metterle in pratica, almeno alcune)
L’acqua e la vita, davvero sono preziose e nulla è scontato.
Se riuscite andate a vederlo il film. E’ nelle sale in questi giorni. Oppure immaginate, immaginate storie che si intrecciano in una Roma dove non piove da tre anni. L’acqua è razionata e nei quartieri periferici viene distribuita da camion sorvegliati e protetti dall’esercito. Il Tevere è completamente asciutto, e scavando nel suo letto si scoprono nuovi reperti della Roma che fu (le immagini digitali del fiume “vuoto”, che attraversa la città, sono davvero toste e tristi). Ovunque scorrazzano gli scarafaggi, sospettati di essere vettori di una pandemia che improvvisamente esplode nella città.
Secondo esercizio: Fotografate la bellezza dell’acqua, la vita che porta, il benessere che crea, l’importanza che ha.
𝔅𝔲𝔬𝔫𝔞 𝔣𝔬𝔱𝔬𝔤𝔯𝔞𝔣𝔦𝔢 𝔢 𝔟𝔲𝔬𝔫𝔢 𝔭𝔯𝔞𝔱𝔦𝔠𝔥𝔢.
Annalisa Falcicchio
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