Sette settimane, la durata minima di un sogno per migliaia di persone.
La durata di una storia che racconta come si cambia la Storia.

Dal 15 aprile al 4 giugno 1989 migliaia di studenti, operai, cittadini cinesi occuparono Piazza Tien An Men chiedendo parole di dialogo al governo cinese.

È una storia di biciclette rotte, di cittadini e professori che si uniscono agli studenti che manifestano, di ristoratori che offrono da mangiare a chi tra loro non fa lo sciopero della fame e della sete. È la storia di un dialogo tentato e malriuscito, della fortezza del polso di ferro dell’esercito purtuttavia deviato per un attimo da un ragazzo con due sporte in mano.
È la storia del cammino talvolta feroce che la libertà chiede che divenga un percorso.

Se la durata minima di un sogno è sette settimane, qual è la sua durata massima?
È la durata che si dispiega in questo tempo presente storico, nelle scelte di ogni cittadino.

Oggi in Cina e a Hong Kong dei fatti di Piazza Tieni An Men è proibito parlare, in una damnatio memoriae che vuole impedire il propagarsi del pensiero, e del ricordo-azione.
Perfino i motori di ricerca sono a caccia di ogni riferimento a quel nefando quarto giorno di giugno di quell’anno che mancava per arrivare al 1990.
È stato lo scrittore cinese Yu Hua ad escogitare la data del 35 maggio, per alimentare il ricordo dei fatti di Piazza Tien An Men eludendo la censura di internet.

Ogni studente che cresce ha bisogno di un presidio intorno, e oggi vanno presidiate le idee e la loro vivacità, la libertà di esprimersi senza che ne scaturisca alcuna violenza. Il presidio a uno studente che cresce lo mette in atto prima di tutto lo Stato. E lo stato è fatto da ogni cittadino.

La nostra memoria storica sappia diventare scelta nell’oggi.
Cosa ha bisogno oggi del nostro presidio culturale e di azione?

La democrazia.

Le parole del manifesto degli studenti di Piazza Tien An Men sono di una semplicità spiazzante. Eccole.
Ed eccole anche in musica, nell’ultimo progetto musicale di Imperfetto Prossimo.
Buon ascolto della voce di quei giovani.
E buon voto a tutte e tutti.

Foto: Jeff Widener, Tank Man

«In questo caldo mese di maggio, noi iniziamo lo sciopero della fame. Nei giorni migliori della giovinezza dobbiamo lasciare dietro di noi tutte le cose belle e buone e Dio solo sa quanto malvolentieri e con quanta riluttanza lo facciamo. Ma il nostro paese è arrivato a un punto cruciale: il potere politico domina su tutto, i burocrati sono corrotti, molte brave persone con grandi ideali sono costrette all’esilio. È un momento di vita o di morte per la nazione. Tutti voi compatrioti, tutti voi che avete una coscienza, ascoltate le nostre grida. Questo paese è il nostro paese. Questa gente è la nostra gente. Questo governo è il nostro governo. Se non facciamo qualcosa, chi lo farà per noi? Benché le nostre spalle siano ancora giovani ed esili, e benché la morte sia per noi un fardello troppo pesante, noi andiamo. Dobbiamo andare. Perché la storia ce lo chiede. Il nostro entusiasmo patriottico, il nostro spirito totalmente innocente, vengono descritti come “elementi che creano tumulto”. Si dice che abbiamo motivi nascosti o che veniamo usati da un manipolo di persone. Vorremmo rivolgere una preghiera a tutti i cittadini onesti, una preghiera a ogni operaio, contadino, soldato, cittadino comune, all’intellettuale, al funzionario di governo, al poliziotto e a tutti quelli che ci accusano di commettere crimini. Mettetevi una mano sul cuore, sulla coscienza. Quale sorta di crimine stiamo commettendo? Stiamo provocando un tumulto? Cerchiamo solo la verità ma veniamo picchiati dalla polizia. I rappresentanti degli studenti si sono messi in ginocchio per implorare “democrazia”. Ma sono stati totalmente ignorati. Le risposte alle richieste di un dialogo paritario sono state rinviate e ancora rinviate. Che altro dobbiamo fare? La democrazia è un ideale della vita umana, come la libertà e il diritto. Ora, per ottenerli, noi dobbiamo sacrificare le nostre giovani vite. È questo l’orgoglio della nazione cinese? Lo sciopero della fame è la scelta di chi non ha scelta. Stiamo combattendo per la vita con il coraggio di morire. Ma siamo ancora dei ragazzi. Madre Cina, per favore, guarda i tuoi figli e le tue figlie. Quando lo sciopero della fame rovina totalmente la loro giovinezza, quando la morte gli si avvicina… puoi rimanere indifferente?»

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