Io invento parole, modi di dire, follie vocali da condividere con pochi specialissimi.
Tra questi ci siete voi. Che culo, siete fortunati.
La settimana eucaristica non vuole penne ma immaginazione solenne, lo diceva pure il diciottenne.
Io le parole le amo.
Vivo per esse.
Sarei una buona amica per Dino Campana o per Cesare Pavese e per Merini Alda.
Gli scrittori, i parolieri, gli amanti veri, non si devono mai sentir soli.
Le parole sono gli angeli azzurri del cielo equestre, sanno costruire e demolire, ci fanno capire e disperare.
Nel mio bicchiere pieno sempre ci sono loro.
Nei giorni bui, quando il livello del liquido si abbassa, ci sono ancora, nella loro ombra feticcia delle difficoltà comunicative.
Lo diceva Pirandello, ognuno nelle parole ci mette quello che vuole e capisce quello che vuole.
Per questo io confido nel dialogo con chi come me pensa che le parole siano rinnovamento continuo.
Nella loro religione ci si meraviglia del loro potere.
Ci si trasforma a plasmare l’argilla del loro succo.
Non ci si deve stancare.
Per questo sono da amare.
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