Da sempre siamo abituati a pensare alla meta.
Nell’immaginario della nostra società è quella che conta, e per raggiungerla siamo anche disposti a bruciare qualche tappa, divorare il percorso con una brama che non ci appartiene.
Quando viaggi lentamente, invece, impari che la parte più importante è il cammino fatto di fatica e incanto, sudore e meraviglia: due aspetti che, nella vita, vanno sempre a braccetto. I secondi non esisterebbero senza i primi che – anzi – sono proprio quelli che ti insegnano a respirare la bellezza del mondo.
Se non riuscite ancora a crederci, c’è una prova che andrebbe affrontata una volta almeno, un cammino che è più di tutti una lezione: il Sentiero degli dei, da Agerola a Positano.
Agerola è il paese della Provola, protagonista di alcune delle più celebri ricette campane, ma è anche un piccolo borgo arroccato su di un fianco inospitale della montagna, che non ha molto da offrire se non una raffica di panorami, di bagni di colore e di luce che potrebbero rendere credente il più scettico degli atei.
Ma nel nostro viaggio, è solo il punto di partenza. Qualche targa ci ricorda le parole di grandi scrittori, si respira un po’ d’arte e via: quattordici chilometri di saliscendi vertiginosi, di bellezza che solo gli dèi potevano concepire, di asini e di fieno, del giallo dei limoni che si aggrappa a strapiombi impossibili, dai quali il mare compare come una promessa lontana e ti invita a ritirarti nel bosco per ritrovare te stesso, prima di essere pronto per lui. Se li percorri insieme a un gruppo di persone belle, che la pensano un po’ come te, tutto diventa più facile: la fatica trova meno appigli per artigliare i muscoli e la grazia si moltiplica.
Poi, quando le gambe cominciano a chiedere il perché, Positano manda avanti la frazione di Nocelle a ristorarti con una granita di limone che solo lì può essere così saporita. Ti sembra di essere alla meta, vedi la spiaggia più famosa della Costiera laggiù, ma per raggiungerla c’è da affrontare ancora una lunga scalinata, fatta di fessure piene di tutti i colori, di casette che sanno di essere caratteristiche, nella loro semplicità, e se ne beano, fioriscono, accolgono.
Dopo, la promessa di Positano si fa realtà, ma a quel punto il viandante è costretto a schiantarsi contro un muro di iperturismo, in cui ogni pertugio diventa un locale che sembra la brutta copia del precedente, e quando è arrivato giù, quelli che all’inizio gli erano sembrati carini e caratteristici sono diventati una fabbrica di paccottiglia da niente. Ci sono migliaia di barche in cento metriquadri di baia e i turisti sembrano farsi tutti le stesse foto.
Un solo ricordo fa breccia per un attimo in quel magma di sfruttamento dell’immagine: i tuoi genitori amavano la Costiera, e lì ci eri stato più volte con loro, in un tempo che ormai ha assunto i toni di certe stampe fotografiche su carta antica. Era tutto diverso, allora, forse perché ci venivate sempre in stagioni improbabili, forse perché non esisteva ancora Instagram.
Racchiudi quel ricordo nello scrigno delle cose belle, e ti ritrovi a ripensare e a desiderare ancora la fatica nei polpacci, le pareti aspre di roccia, la bellezza che si svelava sussurrando solo a chi sapeva guadagnarsela.
E sì, finalmente l’hai capito anche tu: l’importante non è la meta, ma il cammino per raggiungerla.

Testo e fotografie di Manlio Ranieri

Il sentiero degli dei by Manlio Ranieri is licensed under CC BY-NC-SA 4.0

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